Le immagini frammentate della nostra contemporaneità tessono la trama complessa del paesaggio urbanizzato, alla quale insieme all’uomo lavorano il tempo, e ogni essere vivente (vegetale o animale). Questa tessitura non ha un solo «architetto» ma deve essere continuamente riprogettata, rinegoziata. Il testo riflette sul rapporto fra architettura urbana e natura, tra lo spazio antropocentrico delle città e lo spazio policentrico dell’ecosistema globale. Sono quindi in esame alcuni progetti architettonici di residenze collettive che mirano a integrare porzioni di natura negli spazi dell’abitare collettivo rigettando la logica riduzionista che confina l’ecologia spesso ad una accattivante guarnizione verde degli edifici, o a una retorica pennellata di colore, quando non a una trovata di marketing. Dalla Torres Blancas di Madrid ai progetti di Noero Architects in Sud Africa; dall’immeuble-villas di Le Corbusier al villaggio Matteotti di Giancarlo De Carlo; dal complesso Alexandra Road a Londra, realizzato alla fine degli anni Sessanta da Neave Brown, a Les Étoiles a Ivry-sur-Seine di Gailhoustet e Renaudie; dal projeto abitativo Juan Bobo a Medellín a quello per il Parque Novo Santo Amaro a São Paulo; dalle realizzazioni francesi de La Grande Motte al recente La Ferme du Rail, nel 19° arrondissement di Parigi; dalla proposta di Izaskun Chinchilla per un concorso di housing di Vallecas ai progetti di François Roche, si può aprire un’indagine in chiave antropologica relativa alla complessità del rapporto tra città e natura, senza nostalgie passatiste.
Editoriale. Abitare la natura | Editorial. Inhabiting Nature / Argenti, Maria. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - Annata LVIII:169(2023), pp. 5-6.
Editoriale. Abitare la natura | Editorial. Inhabiting Nature
Maria, Argenti
2023
Abstract
Le immagini frammentate della nostra contemporaneità tessono la trama complessa del paesaggio urbanizzato, alla quale insieme all’uomo lavorano il tempo, e ogni essere vivente (vegetale o animale). Questa tessitura non ha un solo «architetto» ma deve essere continuamente riprogettata, rinegoziata. Il testo riflette sul rapporto fra architettura urbana e natura, tra lo spazio antropocentrico delle città e lo spazio policentrico dell’ecosistema globale. Sono quindi in esame alcuni progetti architettonici di residenze collettive che mirano a integrare porzioni di natura negli spazi dell’abitare collettivo rigettando la logica riduzionista che confina l’ecologia spesso ad una accattivante guarnizione verde degli edifici, o a una retorica pennellata di colore, quando non a una trovata di marketing. Dalla Torres Blancas di Madrid ai progetti di Noero Architects in Sud Africa; dall’immeuble-villas di Le Corbusier al villaggio Matteotti di Giancarlo De Carlo; dal complesso Alexandra Road a Londra, realizzato alla fine degli anni Sessanta da Neave Brown, a Les Étoiles a Ivry-sur-Seine di Gailhoustet e Renaudie; dal projeto abitativo Juan Bobo a Medellín a quello per il Parque Novo Santo Amaro a São Paulo; dalle realizzazioni francesi de La Grande Motte al recente La Ferme du Rail, nel 19° arrondissement di Parigi; dalla proposta di Izaskun Chinchilla per un concorso di housing di Vallecas ai progetti di François Roche, si può aprire un’indagine in chiave antropologica relativa alla complessità del rapporto tra città e natura, senza nostalgie passatiste.File | Dimensione | Formato | |
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