Tra il V e il VI sec. nelle prime opere storiografiche armene affiorano motivi – quali le doti profetiche dei patriarchi Nersēs e Sahak o il patto tra Trdat e Costantino – rielaborati, nei secoli seguenti, in scritti dal contenuto più espressamente apocalittico. Nel VII sec., l’affermarsi del Califfato e il crollo dell’Impero sasanide generano un senso di ansiosa attesa per la fine dei tempi. Gli storiografi impiegano il termine Anticristo in relazione agli Arabi, mentre in precedenza non era stato mai usato per altri nemici degli Armeni. Inoltre, per la prima volta nella storiografia armena, il passaggio del potere da un impero all’altro viene interpretato alla luce dello schema dei quattro imperi proposto profeta Daniele. Tale tensione apocalittica si attenua tra IX e X sec. con la nascita dei regni armeni medievali. L’inquietudine per la prossima fine dei tempi torna a crescere con l’indebolirsi dei regni armeni medievali, attaccati dalle prime ondate di popolazioni centro-asiatiche e, infine, assorbiti nell’Impero bizantino. L’arrivo dei primi Crociati alimentò nuove aspettative per una imminente liberazione dal dominio degli infedeli, favorendo l’intensificarsi dei rapporti tra Armeni e Occidente latino. Gli storici videro in tali eventi l’avveramento delle profezie del passato e conferirono alle loro opere una forte dimensione escatologica, che si accentuò ulteriormente all’epoca della conquista mongola. Ma proprio nel momento in cui questa tensione giunge al culmine, il linguaggio e i motivi apocalittici vanno assumendo una valenza topica, diventano quasi degli stilemi sedimentatisi nell’uso degli storici, tanto che, mentre la grande tradizione storiografica armena si va inaridendo, essi sono impiegati come metafore, ripetute manieristicamente, per rappresentare i dolori subiti dagli Armeni e coloro che ne sono causa.
L’immaginario del tempo nella storiografia armena antica. Qualche osservazione sul tempo della fine dei tempi / Bais, Marco. - (2019), pp. 205-226. (Intervento presentato al convegno Gli studi di storiografia. Tradizione, memoria e modernità tenutosi a Biblioteca Ambrosiana, Milano, Piazza Pio XI, 2 - Sala delle Accademie “Enrico Rodolfo Galbiati).
L’immaginario del tempo nella storiografia armena antica. Qualche osservazione sul tempo della fine dei tempi
Bais, Marco
2019
Abstract
Tra il V e il VI sec. nelle prime opere storiografiche armene affiorano motivi – quali le doti profetiche dei patriarchi Nersēs e Sahak o il patto tra Trdat e Costantino – rielaborati, nei secoli seguenti, in scritti dal contenuto più espressamente apocalittico. Nel VII sec., l’affermarsi del Califfato e il crollo dell’Impero sasanide generano un senso di ansiosa attesa per la fine dei tempi. Gli storiografi impiegano il termine Anticristo in relazione agli Arabi, mentre in precedenza non era stato mai usato per altri nemici degli Armeni. Inoltre, per la prima volta nella storiografia armena, il passaggio del potere da un impero all’altro viene interpretato alla luce dello schema dei quattro imperi proposto profeta Daniele. Tale tensione apocalittica si attenua tra IX e X sec. con la nascita dei regni armeni medievali. L’inquietudine per la prossima fine dei tempi torna a crescere con l’indebolirsi dei regni armeni medievali, attaccati dalle prime ondate di popolazioni centro-asiatiche e, infine, assorbiti nell’Impero bizantino. L’arrivo dei primi Crociati alimentò nuove aspettative per una imminente liberazione dal dominio degli infedeli, favorendo l’intensificarsi dei rapporti tra Armeni e Occidente latino. Gli storici videro in tali eventi l’avveramento delle profezie del passato e conferirono alle loro opere una forte dimensione escatologica, che si accentuò ulteriormente all’epoca della conquista mongola. Ma proprio nel momento in cui questa tensione giunge al culmine, il linguaggio e i motivi apocalittici vanno assumendo una valenza topica, diventano quasi degli stilemi sedimentatisi nell’uso degli storici, tanto che, mentre la grande tradizione storiografica armena si va inaridendo, essi sono impiegati come metafore, ripetute manieristicamente, per rappresentare i dolori subiti dagli Armeni e coloro che ne sono causa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.