Riformista

L’attitudine riformista è prima di tutto una postura critica, spesso avversata e contrastata culturalmente e politicamente dalle posizioni più radicali e insieme conservatrici di ogni tempo e contesto, in quanto ritenuta un atteggiamento perlopiù rimediale, incrementale, insufficiente, comunque rinunciatario. Giuseppe Campos Venuti, a partire dal fallimento della riforma urbanistica degli anni ’60, incominciò ad usare ‘ostinatamente’ e ‘ostentatamente’ la definizione di urbanistica riformista per indicare un percorso culturale e politico disciplinare, di lavoro e ricerca, che, in presenza di un riformismo poco praticato e amato dalla politica anche quando si definiva tale, indicasse una strategia concreta e alternativa per trasformare positivamente le città, i territori e l’ambiente in Italia: “secondo me l’urbanistica riformista è molto semplicemente quella che riconosce il mercato e le sue esigenze, ma ad esso impone però regole di comportamento che, senza soffocare anzi stimolando l’iniziativa imprenditoriale, sono necessarie a difendere e garantire gli interessi generali della comunità urbana e nazionale” (Campos Venuti 1991). Aggettivare, così, l’urbanistica qualificandola ‘riformista’ significa innanzitutto aderire ad un approccio etico e progressista, responsabile e impegnato, necessariamente nutrito delle molte istanze che gravitano intorno a pratiche per loro natura interdisciplinari e sistemiche, capace di riconoscere il peso e l’influenza dell’economia e della politica nelle questioni che incidono sull’urbanistica e sul governo del territorio, nonché di misurarsi responsabilmente con tali dimensioni. Un approccio che con realismo critico si confronta con le condizione presenti in ogni stagione, cercando di non subirne gli effetti e ricercando pragmaticamente e con gradualità la costruzione di soluzioni alternative possibili nelle condizioni date.