È il 1980 quando Goliarda Sapienza, suscitando un enorme scandalo nella società intellettuale, viene arrestata e reclusa nel carcere femminile di Rebibbia. L’istituzione carceraria si impone agli occhi dell’autrice in tutta la sua insopportabile violenza: dalla privazione dell’identità all’enorme macchina del profitto alimentata dallo stesso sistema, è un microcosmo che non fa che portare alla luce in tutta la loro evidenza gli squilibri e le ingiustizie di una società iniqua. Ma oltre la violenza, l’autrice scopre anche un mondo di profonda solidarietà tra detenute, una vicinanza sincera e di mutuo soccorso che la porterà a ribaltare i termini del discorso: la prigione vera diventerà allora il fuori, quella società che, oltre le mura carcerarie, impone ruoli, classi, ipocrisie. L’intervento propone una lettura dell’Università di Rebibbia, per individuare le modalità con cui l’autrice vive e osserva lo spazio detentivo: da un lato, mondo aborrito; dall’altro, luogo di scoperta di potenzialità umane inaspettate.
Goliarda Sapienza e l' "arte della gioia" nel carcere di Rebibbia / D'Agostino, Ada. - (2023), pp. 397-404. (Intervento presentato al convegno Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria tenutosi a Roma, Università “La Sapienza” e “RomaTre”).
Goliarda Sapienza e l' "arte della gioia" nel carcere di Rebibbia
Ada D'Agostino
2023
Abstract
È il 1980 quando Goliarda Sapienza, suscitando un enorme scandalo nella società intellettuale, viene arrestata e reclusa nel carcere femminile di Rebibbia. L’istituzione carceraria si impone agli occhi dell’autrice in tutta la sua insopportabile violenza: dalla privazione dell’identità all’enorme macchina del profitto alimentata dallo stesso sistema, è un microcosmo che non fa che portare alla luce in tutta la loro evidenza gli squilibri e le ingiustizie di una società iniqua. Ma oltre la violenza, l’autrice scopre anche un mondo di profonda solidarietà tra detenute, una vicinanza sincera e di mutuo soccorso che la porterà a ribaltare i termini del discorso: la prigione vera diventerà allora il fuori, quella società che, oltre le mura carcerarie, impone ruoli, classi, ipocrisie. L’intervento propone una lettura dell’Università di Rebibbia, per individuare le modalità con cui l’autrice vive e osserva lo spazio detentivo: da un lato, mondo aborrito; dall’altro, luogo di scoperta di potenzialità umane inaspettate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.