Il saggio tenta una prima ricostruzione storico-analitica sulle interazioni tra ricerca sonora e performance art in Italia soffermandosi particolarmente sugli anni 1977-'82, periodo in cui artiste e artisti che hanno assunto la performance come pratica di scardinamento di vecchie prassi e norme, come messa in crisi e deviazione dai codici acquisiti, si rivolgono a e sperimentano la dimensione sonora. Quest'attraversamento sonoro riguarda più le arti visive, il teatro e la poesia che la musica colta sperimentale. Diversamente, i musicisti “incolti” della nascente scena punk e industrial si performativizzano mentre i performer si musicalizzano. Questi ultimi assumono il sonoro testando il formato concerto mentre le band musicali assumono la performance scardinando lo stesso formato. Oltre al formato concerto (indagato da Christina Kubisch e Fabrizio Plessi, dalla compagnia Il Carrozzone, dal Centro Uh!) ci sono le radio-performance (di Angelo Pretolani, del gruppo Taroni-Cividin), le installazioni-performance sonore (di Ferruccio Ascari, di Roberto Rossini) e infine le produzioni audio (vinili e audiocassette) coadiuvate dalla nascita in questi anni del fenomeno tape-networks. Sono molte anche le rassegne, oggi dimenticate: Audioworks (Milano 1980), la quarta 'Settimana Internazionale della Performance' (Bologna 1980), Inascoltabili / frammenti sonori e Up to date! (Genova 1981), lo Zoo Musicale (Milano 1981), Espansione suono. Energia '82 (Ferrara 1982), Sonorità prospettiche (Rimini 1982). Prima di indagare queste scene il saggio cerca di fare il punto anche su quanto fatto nei primi anni Settanta su questo crinale tra performance art e produzione sonora, permettendoci di far emergere le principali differenze negli avvicendamenti tra linguaggi e pratiche.
Sonorità della performance art italiana tra gli anni settanta e ottanta / Vergni, Daniele. - In: ACTING ARCHIVES REVIEW. - ISSN 2039-9766. - 25(2023), pp. 150-168.
Sonorità della performance art italiana tra gli anni settanta e ottanta
Daniele Vergni
2023
Abstract
Il saggio tenta una prima ricostruzione storico-analitica sulle interazioni tra ricerca sonora e performance art in Italia soffermandosi particolarmente sugli anni 1977-'82, periodo in cui artiste e artisti che hanno assunto la performance come pratica di scardinamento di vecchie prassi e norme, come messa in crisi e deviazione dai codici acquisiti, si rivolgono a e sperimentano la dimensione sonora. Quest'attraversamento sonoro riguarda più le arti visive, il teatro e la poesia che la musica colta sperimentale. Diversamente, i musicisti “incolti” della nascente scena punk e industrial si performativizzano mentre i performer si musicalizzano. Questi ultimi assumono il sonoro testando il formato concerto mentre le band musicali assumono la performance scardinando lo stesso formato. Oltre al formato concerto (indagato da Christina Kubisch e Fabrizio Plessi, dalla compagnia Il Carrozzone, dal Centro Uh!) ci sono le radio-performance (di Angelo Pretolani, del gruppo Taroni-Cividin), le installazioni-performance sonore (di Ferruccio Ascari, di Roberto Rossini) e infine le produzioni audio (vinili e audiocassette) coadiuvate dalla nascita in questi anni del fenomeno tape-networks. Sono molte anche le rassegne, oggi dimenticate: Audioworks (Milano 1980), la quarta 'Settimana Internazionale della Performance' (Bologna 1980), Inascoltabili / frammenti sonori e Up to date! (Genova 1981), lo Zoo Musicale (Milano 1981), Espansione suono. Energia '82 (Ferrara 1982), Sonorità prospettiche (Rimini 1982). Prima di indagare queste scene il saggio cerca di fare il punto anche su quanto fatto nei primi anni Settanta su questo crinale tra performance art e produzione sonora, permettendoci di far emergere le principali differenze negli avvicendamenti tra linguaggi e pratiche.File | Dimensione | Formato | |
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