L’intervento intende restituire un’immagine dello stretto legame tra produzione letteraria e dimensione epistolare nel Cinquecento a partire dall’analisi dalle missive di Annibal Caro. Pur restringendo il campo alle lettere del solo biennio 1543-1544, quando l’autore viaggia tra Italia, Francia e Belgio, il carteggio conserva traccia di una solida consuetudine allo scambio, effettivo o solo promesso, di opere perlopiú ancora in fieri tanto sue quanto dei suoi corrispondenti, attivi in alcuni dei maggiori centri culturali del Rinascimento italiano. In questa prospettiva, il contributo propone l’analisi di due lettere nello specifico: i num. 219 e 227 dell’edizione corrente. In particolare la prima, inviata a Benedetto Varchi a Firenze nel marzo 1544, presenta una situazione testuale interessante che lo studio prende in esame, interrogandosi sui risultati della collazione tra la forma tràdita dal codice autografo (F) e quella assunta nel copialettere parigino (P).
«Voglio a ogni modo che la vegga». Opere itineranti nelle ‘Lettere’ di Annibal Caro (1543-1544) / Fantacci, Michela. - In: FILOLOGIA E CRITICA. - ISSN 0391-2493. - XLVI:2(2021), pp. 433-449.
«Voglio a ogni modo che la vegga». Opere itineranti nelle ‘Lettere’ di Annibal Caro (1543-1544)
Michela FantacciPrimo
Writing – Original Draft Preparation
2021
Abstract
L’intervento intende restituire un’immagine dello stretto legame tra produzione letteraria e dimensione epistolare nel Cinquecento a partire dall’analisi dalle missive di Annibal Caro. Pur restringendo il campo alle lettere del solo biennio 1543-1544, quando l’autore viaggia tra Italia, Francia e Belgio, il carteggio conserva traccia di una solida consuetudine allo scambio, effettivo o solo promesso, di opere perlopiú ancora in fieri tanto sue quanto dei suoi corrispondenti, attivi in alcuni dei maggiori centri culturali del Rinascimento italiano. In questa prospettiva, il contributo propone l’analisi di due lettere nello specifico: i num. 219 e 227 dell’edizione corrente. In particolare la prima, inviata a Benedetto Varchi a Firenze nel marzo 1544, presenta una situazione testuale interessante che lo studio prende in esame, interrogandosi sui risultati della collazione tra la forma tràdita dal codice autografo (F) e quella assunta nel copialettere parigino (P).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.