Nei primi decenni del Novecento a Roma l’interesse per l’Antico in architettura apriva prospettive nel campo della progettazione sulla base delle nuove conoscenze, esito degli scavi. Il Novecento italiano, con declinazioni semplicisticamente comprese tra accademismo e razionalismo, riscopriva l’interesse per le radici romane dell’architettura ponendo le basi per la valorizzazione dell’immenso patrimonio storico della città antica studiata e rielaborata come musa ispiratrice dai principali esponenti della cultura architettonica italiana, e a livello internazionale dai maestri del Moderno come Le Corbusier e poi Louis Kahn, sensibili nel recepirne valori profondi, spaziali e strutturali. La lezione dell’Antico viene letta da angolazioni differenti: sul piano morfologico e tipologico essa apre alle metodologie utili alla trasmigrazione nella disciplina del progetto per la nuova architettura di criteri distributivi, logiche aggregative alla scala dell’edificio e del complesso architettonico con ricadute anche sui temi della casa plurifamiliare e dei condomini, mentre la suggestione dei materiali, dal mattone ai marmi ai mosaici induce a ripercorrere l’efficacia plastica degli accostamenti nell’idea del paramento esterno e nel disegno degli spazi comuni, con gli androni che diventano il punto di sintesi di un linguaggio modernamente aulico. Ancora oggi, a cento anni di distanza, riconosciamo all’antichità un’aura di bellezza e solidità, ispiratrice di tanta produzione che dagli anni Venti si interruppe per gli eventi bellici alla fine degli anni Trenta. La Roma degli anni Venti vede nelle due figure di Giovannoni e Piacentini i due poli fondamentali entro i quali si snoda la complessa vicenda culturale sui temi del rapporto con l’antico. Giovannoni ha un’idea di città e di architettura che trae dall’Antico sia il concetto delle reciproche relazioni tra disegno urbano e oggetto architettonico, con un’evidente impostazione scenografica, sia la rielaborazione di elementi formali tipici, arricchiti, impreziositi e talvolta appesantiti da apparati decorativi in continuità con il secolo precedente.
Roma, architettura del mondo, nella visione moderna e contemporanea dell'Antico / Zammerini, Massimo. - (2023), pp. 187-196. (Intervento presentato al convegno Forme dell'abitare a Roma. Echi dell'antico nell'architettura del primo Novecento tenutosi a Roma, Italia).
Roma, architettura del mondo, nella visione moderna e contemporanea dell'Antico
massimo zammerini
2023
Abstract
Nei primi decenni del Novecento a Roma l’interesse per l’Antico in architettura apriva prospettive nel campo della progettazione sulla base delle nuove conoscenze, esito degli scavi. Il Novecento italiano, con declinazioni semplicisticamente comprese tra accademismo e razionalismo, riscopriva l’interesse per le radici romane dell’architettura ponendo le basi per la valorizzazione dell’immenso patrimonio storico della città antica studiata e rielaborata come musa ispiratrice dai principali esponenti della cultura architettonica italiana, e a livello internazionale dai maestri del Moderno come Le Corbusier e poi Louis Kahn, sensibili nel recepirne valori profondi, spaziali e strutturali. La lezione dell’Antico viene letta da angolazioni differenti: sul piano morfologico e tipologico essa apre alle metodologie utili alla trasmigrazione nella disciplina del progetto per la nuova architettura di criteri distributivi, logiche aggregative alla scala dell’edificio e del complesso architettonico con ricadute anche sui temi della casa plurifamiliare e dei condomini, mentre la suggestione dei materiali, dal mattone ai marmi ai mosaici induce a ripercorrere l’efficacia plastica degli accostamenti nell’idea del paramento esterno e nel disegno degli spazi comuni, con gli androni che diventano il punto di sintesi di un linguaggio modernamente aulico. Ancora oggi, a cento anni di distanza, riconosciamo all’antichità un’aura di bellezza e solidità, ispiratrice di tanta produzione che dagli anni Venti si interruppe per gli eventi bellici alla fine degli anni Trenta. La Roma degli anni Venti vede nelle due figure di Giovannoni e Piacentini i due poli fondamentali entro i quali si snoda la complessa vicenda culturale sui temi del rapporto con l’antico. Giovannoni ha un’idea di città e di architettura che trae dall’Antico sia il concetto delle reciproche relazioni tra disegno urbano e oggetto architettonico, con un’evidente impostazione scenografica, sia la rielaborazione di elementi formali tipici, arricchiti, impreziositi e talvolta appesantiti da apparati decorativi in continuità con il secolo precedente.File | Dimensione | Formato | |
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