Il tema della ricostruzione è sempre più pregnante all’interno della disciplina architettonica. L’intreccio e la complessità degli eventi contemporanei comportano un coinvolgimento sempre maggiore delle realtà fisiche e territoriali: da un lato, i rapidi cambiamenti climatici sembrano solo accelerare e intensificare i disastri e le catastrofi naturali; mentre da un punto di vista sociale e politico, lo scacchiere internazionale offre scenari sempre più complessi di ostilità e distruzione deliberata e artificiale delle città dell’uomo, tanto da parlare di urbicidio; si pensi come solo nel tempo di redazione di questo elaborato molti altri scenari bellici si siano aperti, tra cui la presa dei Talebani dell’Afghanistan, la guerra in Ucraina e l’ancor più recente terremoto in Turchia e Siria. Disporre di strategie precauzionali per trasmettere la memoria e i valori rappresentati dai luoghi diventa pertanto una competenza essenziale per garantire la conservazione e la trasmissione del patrimonio immateriale rappresentato dalle città. Con il presente lavoro di ricerca si propone di indagare la presenza di alcune condizioni programmatiche preliminari rispetto ai progetti di ricostruzione, laddove il termine ricostruzione identifica un gesto volto alla riabilitazione del manufatto architettonico nella sua condizione fisica e simbolica. Nonostante il proposito di generalità che ci si aspetterebbe nell’affrontare un tema così vasto, si ritiene che per una valutazione più accurata sia propedeutico ricorrere anche a pratiche operative e sperimentali, considerando cioè un contesto che necessiti di una valutazione ricostruttiva in termini di attualità e utilità: non tanto per valutare l’individualità della soluzione, quanto per delineare e poter astrarre alcuni caratteri generalizzabili che esplorino un possibile metodo di intervento. Tra i vari casi studio è stata scelta la città di Mosul non solo per la vicinanza temporale degli eventi bellici con l’inizio di questo percorso di ricerca, ma anche e soprattutto in quanto ritenuto un caso estremamente significativo: Mosul è infatti la seconda città dell’Iraq per popolazione e rilevanza storica dopo la capitale Baghdad, tappa storica di vie carovaniere e mercantili durante tutta la storia antica – come testimonia la posizione di contraltare ideale rispetto alla capitale assira di Ninive. La città è tornata recentemente nota alle cronache come ultima roccaforte dello Stato Islamico, nonché teatro della battaglia di Mosul che, nel 2017, ha segnato la sconfitta dell’ISIS. Da una parte l’iconoclastia sommaria dello Stato Islamico ha volontariamente danneggiato e distrutto monumenti di notevole importanza sia nella città storica che all’esterno della cerchia muraria. In più, molti musei e moschee, chiese e sinagoghe sono stati depredati con lo specifico obiettivo di depauperare l’identità della città e dei suoi abitanti, privandoli dei più basilari elementi che permettono l’appartenenza a un luogo, ovvero la sua memoria. Dall’altro versante, la battaglia per liberare la città è stata condotta spesso con strategie approssimative, che, forse allo stremo, non hanno considerato il valore del patrimonio edilizio diffuso, conducendo così strategie haussmanniane di bombardamenti a tappeto che, nei fatti, hanno distrutto grandi porzioni di città, privando gli abitanti anche di quei simboli non monumentali ma semplicemente abitudinari e domestici come il tessuto residenziale. Il tema di maggior interesse è pertanto la memoria, urbana e non, e come la memoria stessa possa diventare uno strumento utile da porre a fondamenta dei processi architettonici, indagando le modalità con cui può essere inizialmente mostrata, e, in un secondo momento, rinarrata. Questo processo sarò definito come riscrittura architettonica, ispirandosi alle pratiche testuali di riscrittura mutuate dal mondo letterario. Per mostrare la memoria si è utilizzato l’espediente di un montaggio tipologico redatto a partire da permanenze e invarianti, intese come componenti concettuali della memoria. In secondo luogo, si sono valutate alcune modalità per la narrazione della memoria, che invece rappresenta il nodo tematico interno alla pratica progettuale, quel tentativo di esplorare le modalità in cui la trasposizione della memoria può non avvenire come riproposizione, ma come invenzione; e ciò non è nulla più che riconoscere quanto alla creazione di un manufatto, che sia d’arte o architettura, sia sotteso l’attingimento alla memoria della fonte che ne ha ispirato significati e contenuti formali. In sostanza: affidando alla memoria il ruolo di oggetto dell’azione progettuale, la narratività potrebbe invece corrispondere all’azione che si produce nell’ideare e rappresentare – nei fatti, inverare – la memoria stessa. Come la ricostruzione architettonica non può, evidentemente, accontentarsi della mimesi ma richiede una visione evolutiva e trasformativa della città, si ritiene importante cercare un territorio comune tra identità e trasformazione, un atto sintetico tra la conoscenza e la capacità induttiva del progetto di enfatizzare alcuni dei presupposti di autenticità della memoria, pur in una rielaborazione evocativa e concettuale. Più che fornire risposte univoche a contesti specifici, l’obiettivo di questo percorso di ricerca è aprire alla necessità di nuove riflessioni – generalizzabili ma non generiche, direbbe Rogers – riguardo alla ricostruzione e spingere la disciplina a interrogarsi nuovamente su quale sia il ruolo del progetto d’architettura nella trasformazione delle strutture urbane: ovvero come assecondare la necessità di trasformazione salvaguardando, d’altra parte, l’identità formale e i modi d’uso che caratterizzano l’ambiente antropico. Riscontrando una sostanziale non difformità nel merito tra modalità della ricostruzione e quelle attinenti alla costruzione permanente, il tentativo vuole essere innanzitutto quello di riaprire una riflessione critica e propositiva che sappia cogliere le istanze contestuali nei processi di trasformazione e, in secondo luogo, quello di valutare sperimentalmente dei criteri metodologici per affrontare il tema della re-invenzione dei luoghi.

La reinvenzione dei luoghi tra realtà e immaginazione. Elementi metodologici per la riscrittura della città vecchia di Mosul – Iraq / Lolli, Tommaso. - (2023 May 29).

La reinvenzione dei luoghi tra realtà e immaginazione. Elementi metodologici per la riscrittura della città vecchia di Mosul – Iraq

LOLLI, TOMMASO
29/05/2023

Abstract

Il tema della ricostruzione è sempre più pregnante all’interno della disciplina architettonica. L’intreccio e la complessità degli eventi contemporanei comportano un coinvolgimento sempre maggiore delle realtà fisiche e territoriali: da un lato, i rapidi cambiamenti climatici sembrano solo accelerare e intensificare i disastri e le catastrofi naturali; mentre da un punto di vista sociale e politico, lo scacchiere internazionale offre scenari sempre più complessi di ostilità e distruzione deliberata e artificiale delle città dell’uomo, tanto da parlare di urbicidio; si pensi come solo nel tempo di redazione di questo elaborato molti altri scenari bellici si siano aperti, tra cui la presa dei Talebani dell’Afghanistan, la guerra in Ucraina e l’ancor più recente terremoto in Turchia e Siria. Disporre di strategie precauzionali per trasmettere la memoria e i valori rappresentati dai luoghi diventa pertanto una competenza essenziale per garantire la conservazione e la trasmissione del patrimonio immateriale rappresentato dalle città. Con il presente lavoro di ricerca si propone di indagare la presenza di alcune condizioni programmatiche preliminari rispetto ai progetti di ricostruzione, laddove il termine ricostruzione identifica un gesto volto alla riabilitazione del manufatto architettonico nella sua condizione fisica e simbolica. Nonostante il proposito di generalità che ci si aspetterebbe nell’affrontare un tema così vasto, si ritiene che per una valutazione più accurata sia propedeutico ricorrere anche a pratiche operative e sperimentali, considerando cioè un contesto che necessiti di una valutazione ricostruttiva in termini di attualità e utilità: non tanto per valutare l’individualità della soluzione, quanto per delineare e poter astrarre alcuni caratteri generalizzabili che esplorino un possibile metodo di intervento. Tra i vari casi studio è stata scelta la città di Mosul non solo per la vicinanza temporale degli eventi bellici con l’inizio di questo percorso di ricerca, ma anche e soprattutto in quanto ritenuto un caso estremamente significativo: Mosul è infatti la seconda città dell’Iraq per popolazione e rilevanza storica dopo la capitale Baghdad, tappa storica di vie carovaniere e mercantili durante tutta la storia antica – come testimonia la posizione di contraltare ideale rispetto alla capitale assira di Ninive. La città è tornata recentemente nota alle cronache come ultima roccaforte dello Stato Islamico, nonché teatro della battaglia di Mosul che, nel 2017, ha segnato la sconfitta dell’ISIS. Da una parte l’iconoclastia sommaria dello Stato Islamico ha volontariamente danneggiato e distrutto monumenti di notevole importanza sia nella città storica che all’esterno della cerchia muraria. In più, molti musei e moschee, chiese e sinagoghe sono stati depredati con lo specifico obiettivo di depauperare l’identità della città e dei suoi abitanti, privandoli dei più basilari elementi che permettono l’appartenenza a un luogo, ovvero la sua memoria. Dall’altro versante, la battaglia per liberare la città è stata condotta spesso con strategie approssimative, che, forse allo stremo, non hanno considerato il valore del patrimonio edilizio diffuso, conducendo così strategie haussmanniane di bombardamenti a tappeto che, nei fatti, hanno distrutto grandi porzioni di città, privando gli abitanti anche di quei simboli non monumentali ma semplicemente abitudinari e domestici come il tessuto residenziale. Il tema di maggior interesse è pertanto la memoria, urbana e non, e come la memoria stessa possa diventare uno strumento utile da porre a fondamenta dei processi architettonici, indagando le modalità con cui può essere inizialmente mostrata, e, in un secondo momento, rinarrata. Questo processo sarò definito come riscrittura architettonica, ispirandosi alle pratiche testuali di riscrittura mutuate dal mondo letterario. Per mostrare la memoria si è utilizzato l’espediente di un montaggio tipologico redatto a partire da permanenze e invarianti, intese come componenti concettuali della memoria. In secondo luogo, si sono valutate alcune modalità per la narrazione della memoria, che invece rappresenta il nodo tematico interno alla pratica progettuale, quel tentativo di esplorare le modalità in cui la trasposizione della memoria può non avvenire come riproposizione, ma come invenzione; e ciò non è nulla più che riconoscere quanto alla creazione di un manufatto, che sia d’arte o architettura, sia sotteso l’attingimento alla memoria della fonte che ne ha ispirato significati e contenuti formali. In sostanza: affidando alla memoria il ruolo di oggetto dell’azione progettuale, la narratività potrebbe invece corrispondere all’azione che si produce nell’ideare e rappresentare – nei fatti, inverare – la memoria stessa. Come la ricostruzione architettonica non può, evidentemente, accontentarsi della mimesi ma richiede una visione evolutiva e trasformativa della città, si ritiene importante cercare un territorio comune tra identità e trasformazione, un atto sintetico tra la conoscenza e la capacità induttiva del progetto di enfatizzare alcuni dei presupposti di autenticità della memoria, pur in una rielaborazione evocativa e concettuale. Più che fornire risposte univoche a contesti specifici, l’obiettivo di questo percorso di ricerca è aprire alla necessità di nuove riflessioni – generalizzabili ma non generiche, direbbe Rogers – riguardo alla ricostruzione e spingere la disciplina a interrogarsi nuovamente su quale sia il ruolo del progetto d’architettura nella trasformazione delle strutture urbane: ovvero come assecondare la necessità di trasformazione salvaguardando, d’altra parte, l’identità formale e i modi d’uso che caratterizzano l’ambiente antropico. Riscontrando una sostanziale non difformità nel merito tra modalità della ricostruzione e quelle attinenti alla costruzione permanente, il tentativo vuole essere innanzitutto quello di riaprire una riflessione critica e propositiva che sappia cogliere le istanze contestuali nei processi di trasformazione e, in secondo luogo, quello di valutare sperimentalmente dei criteri metodologici per affrontare il tema della re-invenzione dei luoghi.
29-mag-2023
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Tesi_dottorato_Lolli.pdf

accesso aperto

Note: Tesi di dottorato. Due volumi allegati.
Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 213.24 MB
Formato Adobe PDF
213.24 MB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1681376
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact