L’idea di partenza del convegno era di presentare un quadro potremmo dire geopolitico dei luoghi e dei personaggi incontrati da Enea nel suo viaggio da esule troiano verso il Lazio, e dopo l’approdo finale; gli incontri dell’eroe, infatti, a cominciare da quello più famoso, con la regina Didone, segneranno non solo la sua vicenda personale ma il destino di Roma. Attraverso questa lente letteraria possiamo gettare uno sguardo sulla visione politica di Virgilio, la cui generazione, memore delle guerre civili, si affacciava ad un sistema di governo completamente nuovo, quello del principato, combattuta tra una drammatica esigenza di pace e una radicata diffidenza verso il potere assoluto. Grande rilievo in questo quadro hanno i popoli italici, la cui origine stessa si intreccia con quella dei popoli che avevano combattuto a Troia, con un effetto drammatico che riverbera sulla guerra nel Lazio combattuta da Enea lo spettro delle guerre civili. Ma anche i popoli ‘barbari’ ricevono nell’Eneide un’attenzione mai limitata ad una pregiudiziale superiorità dei Romani. Lo stesso Enea è un barbaro, arriva da straniero in una terra già abitata, suscita una guerra: e tuttavia è il fondatore predestinato della dinastia da cui Roma sarebbe nata; ha alleati Greci – lui troiano – e italici, pur combattendo contro italici; perde nel corso del poema ogni legame con il suo passato, e in particolare con la sua famiglia (scompare la moglie Creusa; muore il padre Anchise; muore, poco prima dell’arrivo sulle coste del Lazio, la nutrice Caieta), con la sola eccezione del figlio Ascanio, peraltro escluso dalla successione del potere; finisce con l’uccidere un nemico ferito e supplice, alienandosi le simpatie del lettore. Simpatie che spesso vengono indirizzate verso gli antagonisti dell’eroe: la regina abbandonata Didone, l’amazzone Camilla, il giovane e valoroso Turno, perfino il terribile Mezenzio, straziato dall’uccisione del figlio. Le figure dell’Eneide non sono mai nettamente schierate o ingabbiabili in uno schema binario che opponga giusto e sbagliato, bene e male: e portano con sé la tensione interiore di scelte sofferte e vicende dolorose, personali e collettive. Non si può dire che questi aspetti siano stati trascurati dalla sterminata bibliografia virgiliana: quanto si è inteso fare è stato esplorare situazioni, località e personaggi per certi versi ‘minori’ in una prospettiva multi e transdisciplinare, e dando particolare rilievo al sostrato e alle implicazioni politiche del dettato epico. I partecipanti al convegno, attraverso diverse prospettive disciplinari – storia romana, storia dell’arte, archeologia, letteratura latina – e metodologiche, hanno inteso mettere in luce, alle radici della creazione poetica più suggestiva della letteratura latina, una realtà tutt’altro che pacificata: la selezione e la rivisitazione delle fonti operate da Virgilio, come pure la caratterizzazione dei luoghi e dei personaggi, concorrono a delineare una narrazione in cui la celebrazione del regime augusteo non si esime dal mettere in luce le tensioni, le contraddizioni e i limiti del regime stesso. Nel loro complesso, i contributi si articolano attorno a due fuochi: da un lato i barbari, e con essi i temi sensibili della diversità e delle etnie, dall’altro il Lazio e i suoi abitanti, in particolare gli Arcadi di Evandro, e con essi il libro ottavo dell’Eneide.

Virgilio: luoghi, popoli, persone / Berno, FRANCESCA ROMANA. - (2022).

Virgilio: luoghi, popoli, persone

Francesca Romana Berno
2022

Abstract

L’idea di partenza del convegno era di presentare un quadro potremmo dire geopolitico dei luoghi e dei personaggi incontrati da Enea nel suo viaggio da esule troiano verso il Lazio, e dopo l’approdo finale; gli incontri dell’eroe, infatti, a cominciare da quello più famoso, con la regina Didone, segneranno non solo la sua vicenda personale ma il destino di Roma. Attraverso questa lente letteraria possiamo gettare uno sguardo sulla visione politica di Virgilio, la cui generazione, memore delle guerre civili, si affacciava ad un sistema di governo completamente nuovo, quello del principato, combattuta tra una drammatica esigenza di pace e una radicata diffidenza verso il potere assoluto. Grande rilievo in questo quadro hanno i popoli italici, la cui origine stessa si intreccia con quella dei popoli che avevano combattuto a Troia, con un effetto drammatico che riverbera sulla guerra nel Lazio combattuta da Enea lo spettro delle guerre civili. Ma anche i popoli ‘barbari’ ricevono nell’Eneide un’attenzione mai limitata ad una pregiudiziale superiorità dei Romani. Lo stesso Enea è un barbaro, arriva da straniero in una terra già abitata, suscita una guerra: e tuttavia è il fondatore predestinato della dinastia da cui Roma sarebbe nata; ha alleati Greci – lui troiano – e italici, pur combattendo contro italici; perde nel corso del poema ogni legame con il suo passato, e in particolare con la sua famiglia (scompare la moglie Creusa; muore il padre Anchise; muore, poco prima dell’arrivo sulle coste del Lazio, la nutrice Caieta), con la sola eccezione del figlio Ascanio, peraltro escluso dalla successione del potere; finisce con l’uccidere un nemico ferito e supplice, alienandosi le simpatie del lettore. Simpatie che spesso vengono indirizzate verso gli antagonisti dell’eroe: la regina abbandonata Didone, l’amazzone Camilla, il giovane e valoroso Turno, perfino il terribile Mezenzio, straziato dall’uccisione del figlio. Le figure dell’Eneide non sono mai nettamente schierate o ingabbiabili in uno schema binario che opponga giusto e sbagliato, bene e male: e portano con sé la tensione interiore di scelte sofferte e vicende dolorose, personali e collettive. Non si può dire che questi aspetti siano stati trascurati dalla sterminata bibliografia virgiliana: quanto si è inteso fare è stato esplorare situazioni, località e personaggi per certi versi ‘minori’ in una prospettiva multi e transdisciplinare, e dando particolare rilievo al sostrato e alle implicazioni politiche del dettato epico. I partecipanti al convegno, attraverso diverse prospettive disciplinari – storia romana, storia dell’arte, archeologia, letteratura latina – e metodologiche, hanno inteso mettere in luce, alle radici della creazione poetica più suggestiva della letteratura latina, una realtà tutt’altro che pacificata: la selezione e la rivisitazione delle fonti operate da Virgilio, come pure la caratterizzazione dei luoghi e dei personaggi, concorrono a delineare una narrazione in cui la celebrazione del regime augusteo non si esime dal mettere in luce le tensioni, le contraddizioni e i limiti del regime stesso. Nel loro complesso, i contributi si articolano attorno a due fuochi: da un lato i barbari, e con essi i temi sensibili della diversità e delle etnie, dall’altro il Lazio e i suoi abitanti, in particolare gli Arcadi di Evandro, e con essi il libro ottavo dell’Eneide.
2022
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1680863
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