“Merita attenzione perché narra di contenuti e funzioni con assoluta freschezza, [...], celebra le tecniche costruttive artigianali, fluidifica gli spazi e esalta il continuum in quanto postula un’immagine non definita, quasi in sospeso in fieri; impersonifica le invarianti del linguaggio moderno, e le arricchisce [...]”. Viene così descritta da Zevi come un’architettura spontanea, un atto di poesia in quanto organica e semplice rappresentazione dell’insieme. Come per Pagano e per Rudofsky, nell’architettura rurale si enfatizza quell’idea di un’onestà priva di ogni moda e carica di bellezza, che lascia all’individuo la libertà di farsi guidare dal proprio istinto: un’architettura dotata di libertà rispetto agli schemi geometrici precostituiti. Si tratta di architetture costruite con materiali naturali, poveri e reperibili in loco per soddisfare delle esigenze, di edifici in armonia con la natura, strettamente legati alla funzione che svolgono e ben inseriti nel contesto culturale della comunità. Posseggono caratteristiche che non possono prescindere dai concetti di semplicità, frugalità, autenticità e durabilità e quindi anche dalla sostenibilità. Ancora recente oggetto di studio, si fa riferimento a edifici sempre più vulnerabili che col passare degli anni, per mancata attenzione e manutenzione, tendono a essere trascurati e lasciati nel loro stato di abbandono. Li si possono definire Cristalli Fragili: fragili perché dimenticati e cristalli perché trasparenti, spesso invisibili, talvolta svuotati di significato e destinati a scivolare pian piano nell’oblio. Portatori di un insieme di valori che bisognerebbe valorizzare, costituiscono non solo il carattere identitario del luogo in cui sono ubicate, ma della comunità che le ha costruite. In questa categoria rientrano i ciabòt, edifici tradizionali del Piemonte costruiti per supportare il contadino durante l’attività nei campi. Dal piemontese casupola, è una tipologia architettonica rurale costruita senza maestranze e che si configura nel paesaggio come una costellazione diffusa di memorie storiche e sistemi costruttivi, un patrimonio tangibile e intangibile sconfinato, ma quasi sconosciuto. Sebbene in alcune zone del Piemonte abbia contribuito a rendere il sistema paesaggio come unico nel suo genere a livello internazionale (UNESCO World Heritage 2014), capita spesso che questi segni del territorio siano abbandonati al degrado o demoliti incurantemente dalla comunità stessa che li ha creati. Il riconoscimento del loro valore intrinseco può emergere maggiormente fortificandone le relazioni con il territorio: non intendendole solo come un semplice magazzino di pratiche architettoniche nel passato, il recupero dei manufatti rurali attraverso la loro messa in rete, potrebbe incrementarne il valore d’uso e la fruizione del luogo. Ad esempio, il reinserimento nella rete escursionistica esistente contribuirebbe a riconsiderarli come nodi di una rete culturale, tessere fondamentali nel riconoscimento del territorio e della sua storia.
Cristalli Fragili. I ciabòt piemontesi come patrimonio da valorizzare e tutelare / Renzulli, Alessandra; Curra', Edoardo; Garda, Emilia. - (2022), pp. 29-30. (Intervento presentato al convegno Architettura rurale: la memoria del Paese tenutosi a Roma).
Cristalli Fragili. I ciabòt piemontesi come patrimonio da valorizzare e tutelare
CURRA' Edoardo
;
2022
Abstract
“Merita attenzione perché narra di contenuti e funzioni con assoluta freschezza, [...], celebra le tecniche costruttive artigianali, fluidifica gli spazi e esalta il continuum in quanto postula un’immagine non definita, quasi in sospeso in fieri; impersonifica le invarianti del linguaggio moderno, e le arricchisce [...]”. Viene così descritta da Zevi come un’architettura spontanea, un atto di poesia in quanto organica e semplice rappresentazione dell’insieme. Come per Pagano e per Rudofsky, nell’architettura rurale si enfatizza quell’idea di un’onestà priva di ogni moda e carica di bellezza, che lascia all’individuo la libertà di farsi guidare dal proprio istinto: un’architettura dotata di libertà rispetto agli schemi geometrici precostituiti. Si tratta di architetture costruite con materiali naturali, poveri e reperibili in loco per soddisfare delle esigenze, di edifici in armonia con la natura, strettamente legati alla funzione che svolgono e ben inseriti nel contesto culturale della comunità. Posseggono caratteristiche che non possono prescindere dai concetti di semplicità, frugalità, autenticità e durabilità e quindi anche dalla sostenibilità. Ancora recente oggetto di studio, si fa riferimento a edifici sempre più vulnerabili che col passare degli anni, per mancata attenzione e manutenzione, tendono a essere trascurati e lasciati nel loro stato di abbandono. Li si possono definire Cristalli Fragili: fragili perché dimenticati e cristalli perché trasparenti, spesso invisibili, talvolta svuotati di significato e destinati a scivolare pian piano nell’oblio. Portatori di un insieme di valori che bisognerebbe valorizzare, costituiscono non solo il carattere identitario del luogo in cui sono ubicate, ma della comunità che le ha costruite. In questa categoria rientrano i ciabòt, edifici tradizionali del Piemonte costruiti per supportare il contadino durante l’attività nei campi. Dal piemontese casupola, è una tipologia architettonica rurale costruita senza maestranze e che si configura nel paesaggio come una costellazione diffusa di memorie storiche e sistemi costruttivi, un patrimonio tangibile e intangibile sconfinato, ma quasi sconosciuto. Sebbene in alcune zone del Piemonte abbia contribuito a rendere il sistema paesaggio come unico nel suo genere a livello internazionale (UNESCO World Heritage 2014), capita spesso che questi segni del territorio siano abbandonati al degrado o demoliti incurantemente dalla comunità stessa che li ha creati. Il riconoscimento del loro valore intrinseco può emergere maggiormente fortificandone le relazioni con il territorio: non intendendole solo come un semplice magazzino di pratiche architettoniche nel passato, il recupero dei manufatti rurali attraverso la loro messa in rete, potrebbe incrementarne il valore d’uso e la fruizione del luogo. Ad esempio, il reinserimento nella rete escursionistica esistente contribuirebbe a riconsiderarli come nodi di una rete culturale, tessere fondamentali nel riconoscimento del territorio e della sua storia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.