l presente lavoro descrive un’esperienza lavorativa come antropologo/me-diatore culturale in un centro di accoglienza nel 2015, anno precedente all’i-stituzione dell’approccio hotspot. Il centro dell’articolo è un caso etnogra-fico di una donna gambiana con diagnosi di disturbi affettivi. L’etnografia vuole mettere in luce alcuni aspetti dell’ambiguità della categoria di “perso-na vulnerabile” e gli intrecci tra il sistema di accoglienza, i vissuti personali delle persone migranti con i loro orizzonti di aspettative, e le condizioni lavorative degli operatori. L’articolo intende in particolare riflettere, da un lato, sul fatto che la generalizzazione della categoria di “vulnerabile” rende poi impossibile distinguere i vari tipi di vulnerabilità, e la loro presa in ca-rico particolare, e, dall’altro lato, sulla ambivalenza dello stesso antropolo-go nei contesti di accoglienza, egli stesso inserito in dinamiche lavorative, strutturali, personali e gerarchiche che ne limitano la possibilità di azione.
Ammalarsi nell’accoglienza. Il disagio mentale in un centro di transito nel Sud della Sicilia / Costantini, Osvaldo. - In: ANUAC. - ISSN 2239-625X. - 1:8(2021), pp. 63-79.
Ammalarsi nell’accoglienza. Il disagio mentale in un centro di transito nel Sud della Sicilia
osvaldo costantini
2021
Abstract
l presente lavoro descrive un’esperienza lavorativa come antropologo/me-diatore culturale in un centro di accoglienza nel 2015, anno precedente all’i-stituzione dell’approccio hotspot. Il centro dell’articolo è un caso etnogra-fico di una donna gambiana con diagnosi di disturbi affettivi. L’etnografia vuole mettere in luce alcuni aspetti dell’ambiguità della categoria di “perso-na vulnerabile” e gli intrecci tra il sistema di accoglienza, i vissuti personali delle persone migranti con i loro orizzonti di aspettative, e le condizioni lavorative degli operatori. L’articolo intende in particolare riflettere, da un lato, sul fatto che la generalizzazione della categoria di “vulnerabile” rende poi impossibile distinguere i vari tipi di vulnerabilità, e la loro presa in ca-rico particolare, e, dall’altro lato, sulla ambivalenza dello stesso antropolo-go nei contesti di accoglienza, egli stesso inserito in dinamiche lavorative, strutturali, personali e gerarchiche che ne limitano la possibilità di azione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.