Una situazione di emergenza può derivare da un evento naturale o essere provocata dall’azione dell’uomo. Le calamità naturali si riferiscono a terremoti, tsunami, inondazioni, cicloni, eruzioni vulcaniche, incendi ed epidemie, mentre conflitti, guerre, violenze e incidenti sono considerati emergenze provocate dall’uomo. In ciascuna delle situazioni citate, le persone con disabilità sono le più fragili, perché sono le prime che manifestano malattie e infezioni e che reagiscono con una sorta di regressione funzionale alla carenza dei fattori ambientali protettivi e facilitanti che sostengono la loro partecipazione alla vita della comunità e ai percorsi di apprendimento. Purtroppo, nonostante la maggiore fragilità, le persone con disabilità non sono attenzionate con la velocità, la cura e la competenza che sarebbero necessarie e costituiscono «uno dei gruppi esclusi in ogni comunità che sta vivendo un’emergenza» (Pearce, Paik, & Robles, 2016, p. 119). Infatti, le persone con disabilità hanno difficoltà nell’accesso ai programmi di assistenza umanitaria a causa delle barriere sociali, attitudinali, comunicative e di contesto e sono a maggior rischio di violenza rispetto ai pari senza disabilità. Risulta dunque necessaria una riflessione su come attivarsi per consentire loro di ottenere un accesso equo ai servizi e ai supporti nelle situazioni di emergenza, integrando anche i loro bisogni nella risposta umanitaria. La salute, l’educazione, il cibo, il riparo e la sicurezza delle persone con disabilità in caso di emergenza non devono, pertanto, essere considerati in un secondo momento, bensì inseriti subito nella progettazione degli aiuti e dei supporti da fornire, in un’ottica di Universal Design. Come sottolineato nel 2014 da Baroness Amos, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza, vi è una chiara responsabilità della politica della società della scuola e della comunità civile a superare queste ineguaglianze che determinano esclusione. L’obiettivo di questo contributo, in questa prospettiva, è quello di porre attenzione su tale problematica, al fine sia di tratteggiare un framework teorico di riferimento sia di sviluppare strategie che possano rispondere ai bisogni delle persone con disabilità nelle situazioni di emergenza
La pedagogia dell’emergenza nell’incontro con la disabilità. Alcune riflessioni teorico-metodologiche per definire progettazioni inclusive / Rizzo, A. L.; Traversetti, M.. - (2022), pp. 63-73.
La pedagogia dell’emergenza nell’incontro con la disabilità. Alcune riflessioni teorico-metodologiche per definire progettazioni inclusive
M. Traversetti
2022
Abstract
Una situazione di emergenza può derivare da un evento naturale o essere provocata dall’azione dell’uomo. Le calamità naturali si riferiscono a terremoti, tsunami, inondazioni, cicloni, eruzioni vulcaniche, incendi ed epidemie, mentre conflitti, guerre, violenze e incidenti sono considerati emergenze provocate dall’uomo. In ciascuna delle situazioni citate, le persone con disabilità sono le più fragili, perché sono le prime che manifestano malattie e infezioni e che reagiscono con una sorta di regressione funzionale alla carenza dei fattori ambientali protettivi e facilitanti che sostengono la loro partecipazione alla vita della comunità e ai percorsi di apprendimento. Purtroppo, nonostante la maggiore fragilità, le persone con disabilità non sono attenzionate con la velocità, la cura e la competenza che sarebbero necessarie e costituiscono «uno dei gruppi esclusi in ogni comunità che sta vivendo un’emergenza» (Pearce, Paik, & Robles, 2016, p. 119). Infatti, le persone con disabilità hanno difficoltà nell’accesso ai programmi di assistenza umanitaria a causa delle barriere sociali, attitudinali, comunicative e di contesto e sono a maggior rischio di violenza rispetto ai pari senza disabilità. Risulta dunque necessaria una riflessione su come attivarsi per consentire loro di ottenere un accesso equo ai servizi e ai supporti nelle situazioni di emergenza, integrando anche i loro bisogni nella risposta umanitaria. La salute, l’educazione, il cibo, il riparo e la sicurezza delle persone con disabilità in caso di emergenza non devono, pertanto, essere considerati in un secondo momento, bensì inseriti subito nella progettazione degli aiuti e dei supporti da fornire, in un’ottica di Universal Design. Come sottolineato nel 2014 da Baroness Amos, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza, vi è una chiara responsabilità della politica della società della scuola e della comunità civile a superare queste ineguaglianze che determinano esclusione. L’obiettivo di questo contributo, in questa prospettiva, è quello di porre attenzione su tale problematica, al fine sia di tratteggiare un framework teorico di riferimento sia di sviluppare strategie che possano rispondere ai bisogni delle persone con disabilità nelle situazioni di emergenzaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.