La più recente tradizione di studi sulla poesia rinascimentale, salvo alcune importanti eccezioni, continua a considerare su binari distinti i percorsi della letteratura neolatina e di quella in volgare, sottolineando fratture laddove invece si vedono elementi di continuità. Da questo punto di vista, è esemplare il caso della produzione di ambiente aragonese, dove la sodalitas intellettuale riunita nell’Accademia pontaniana elesse a valore assoluto proprio il genere poetico, producendosi in opere che, nel loro costituirsi in doppio versante – latino e volgare – esprimevano frutti di un pensiero poetico da considerarsi a tutti gli effetti unitario: a minima riprova di tale dinamica vanno annoverate almeno l’esperienza poetica bilingue di Sannazaro e l’Endimione di Cariteo, canzoniere, sì, interamente composto in volgare ma tramato in modo pressoché continuo di memorie classiche e di tangenze con la coeva poesia neolatina. A proposito degli ultimi due nomi fatti, il volume fondativo di Marco Santagata La lirica aragonese (1979) ha ben individuato il solco che separa la poesia della «vecchia guardia» aragonese (Galeota, Rustico, De Jennaro) da Cariteo e Sannazaro, sottolineando come questi cerchino un dialogo e una legittimazione proprio richiamandosi all’avanguardia umanistica regnicola e al suo raffinato ideale di poesia. Manca tuttavia la definizione precisa dei rapporti di questa «nuova guardia» con l’estetica poetica affermatasi nel circolo pontaniano e definita nel dialogo Actius, fondamentale opera di teoria della poesia, mai messa adeguatamente a frutto in ottica volgare. Non pare infatti troppo lungo salto ipotizzare che le soluzioni sonore e ritmiche additate da Pontano come risorse per conseguire l’ideale poetico supremo dell’excellentia possano aver avuto un influsso sulla testura anche delle liriche volgari di autori (come Cariteo e Sannazaro) il cui pensiero poetico non può essere scisso in compartimenti stagni. Il saggio si propone di verificare la produttività della lezione pontaniana sui due campioni della lirica aragonese in volgare e, per questa particolare via, di contribuire alla ridiscussione della soluzione di continuità, troppo spesso accettata negli studi, fra poesia volgare e neolatina nel Rinascimento: concezione, questa, che appare poco fondata alla verifica dei tanti stabili aspetti (contenutistici e formali) dei due settori.

Teoria poetica nell'Actius di Giovanni Pontano e lirica aragonese in volgare (Cariteo e Sannazaro): primi appunti / Carlomusto, Alessandro. - (2023), pp. 129-142. (Intervento presentato al convegno Nuove prospettive su intertestualità e studi della ricezione. Il Rinascimento italiano tenutosi a Losanna).

Teoria poetica nell'Actius di Giovanni Pontano e lirica aragonese in volgare (Cariteo e Sannazaro): primi appunti

Alessandro Carlomusto
2023

Abstract

La più recente tradizione di studi sulla poesia rinascimentale, salvo alcune importanti eccezioni, continua a considerare su binari distinti i percorsi della letteratura neolatina e di quella in volgare, sottolineando fratture laddove invece si vedono elementi di continuità. Da questo punto di vista, è esemplare il caso della produzione di ambiente aragonese, dove la sodalitas intellettuale riunita nell’Accademia pontaniana elesse a valore assoluto proprio il genere poetico, producendosi in opere che, nel loro costituirsi in doppio versante – latino e volgare – esprimevano frutti di un pensiero poetico da considerarsi a tutti gli effetti unitario: a minima riprova di tale dinamica vanno annoverate almeno l’esperienza poetica bilingue di Sannazaro e l’Endimione di Cariteo, canzoniere, sì, interamente composto in volgare ma tramato in modo pressoché continuo di memorie classiche e di tangenze con la coeva poesia neolatina. A proposito degli ultimi due nomi fatti, il volume fondativo di Marco Santagata La lirica aragonese (1979) ha ben individuato il solco che separa la poesia della «vecchia guardia» aragonese (Galeota, Rustico, De Jennaro) da Cariteo e Sannazaro, sottolineando come questi cerchino un dialogo e una legittimazione proprio richiamandosi all’avanguardia umanistica regnicola e al suo raffinato ideale di poesia. Manca tuttavia la definizione precisa dei rapporti di questa «nuova guardia» con l’estetica poetica affermatasi nel circolo pontaniano e definita nel dialogo Actius, fondamentale opera di teoria della poesia, mai messa adeguatamente a frutto in ottica volgare. Non pare infatti troppo lungo salto ipotizzare che le soluzioni sonore e ritmiche additate da Pontano come risorse per conseguire l’ideale poetico supremo dell’excellentia possano aver avuto un influsso sulla testura anche delle liriche volgari di autori (come Cariteo e Sannazaro) il cui pensiero poetico non può essere scisso in compartimenti stagni. Il saggio si propone di verificare la produttività della lezione pontaniana sui due campioni della lirica aragonese in volgare e, per questa particolare via, di contribuire alla ridiscussione della soluzione di continuità, troppo spesso accettata negli studi, fra poesia volgare e neolatina nel Rinascimento: concezione, questa, che appare poco fondata alla verifica dei tanti stabili aspetti (contenutistici e formali) dei due settori.
2023
Nuove prospettive su intertestualità e studi della ricezione. Il Rinascimento italiano
Rinascimento; poesia; Cariteo; Sannazaro
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Teoria poetica nell'Actius di Giovanni Pontano e lirica aragonese in volgare (Cariteo e Sannazaro): primi appunti / Carlomusto, Alessandro. - (2023), pp. 129-142. (Intervento presentato al convegno Nuove prospettive su intertestualità e studi della ricezione. Il Rinascimento italiano tenutosi a Losanna).
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