L’articolo intende indagare le fonti letterarie che Giovanni Battista Niccolini prese a modello per la composizione della tragedia Lodovico Sforza, detto il Moro (Capolago, 1833), e che contribuirono alla costruzione dello spazio della corte-prigione. In primo luogo, verrà verificato l’influsso che Alfieri e, più nello specifico, il Filippo e il Della tirannide, ebbero sulla rappresentazione del regime tirannico di Lodovico il Moro. Successivamente verrà messo in luce come la presenza di apparizioni, la scelta di un protagonista assolutamente malvagio e l’associazione delle atmosfere notturne al delitto avvicinino l’opera alla drammaturgia shakespeariana, in particolare al Macbeth e al Riccardo III. In ultimo, si instituirà un parallelo tra la condizione di prigionia sperimentata da Gian Galeazzo e quella sofferta da Sigismondo, protagonista de La vita è sogno di Calderòn, al quale Niccolini poteva aver accesso attraverso il rimaneggiamento secentesco attribuito al fiorentino Giacinto Andrea Cicognini.
Dentro la corte-prigione. Il Lodovico Sforza, detto il Moro di Giovanni Battista Niccolini / Esposito, Matilde. - In: RIVISTA DI LETTERATURA TEATRALE. - ISSN 2035-3553. - 15(2022), pp. 59-66.
Dentro la corte-prigione. Il Lodovico Sforza, detto il Moro di Giovanni Battista Niccolini
matilde esposito
2022
Abstract
L’articolo intende indagare le fonti letterarie che Giovanni Battista Niccolini prese a modello per la composizione della tragedia Lodovico Sforza, detto il Moro (Capolago, 1833), e che contribuirono alla costruzione dello spazio della corte-prigione. In primo luogo, verrà verificato l’influsso che Alfieri e, più nello specifico, il Filippo e il Della tirannide, ebbero sulla rappresentazione del regime tirannico di Lodovico il Moro. Successivamente verrà messo in luce come la presenza di apparizioni, la scelta di un protagonista assolutamente malvagio e l’associazione delle atmosfere notturne al delitto avvicinino l’opera alla drammaturgia shakespeariana, in particolare al Macbeth e al Riccardo III. In ultimo, si instituirà un parallelo tra la condizione di prigionia sperimentata da Gian Galeazzo e quella sofferta da Sigismondo, protagonista de La vita è sogno di Calderòn, al quale Niccolini poteva aver accesso attraverso il rimaneggiamento secentesco attribuito al fiorentino Giacinto Andrea Cicognini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.