Pensare gli ibridi significa anche individuare i contesti culturali di riferimento e comprendere come gli orizzonti teorici e le stesse tecniche di rappresentazione possano modificare, nel tempo, nozioni che saremmo portati a pensare come universali. Nella lingua greca antica non esisteva una marca esplicita che indicasse il fenomeno dell’ibridazione. Le espressioni usate (“generare in comune”, “generare l’uno dall’altro”), in questo senso, appaiono generiche e non dedicate, e lo stesso termine koinogenes, usato da Platone per indicare la riproduzione incrociata nel Politico, appare come un neologismo che sembra avere avuto scarsa fortuna nella tradizione. Parlare di incroci, dunque, significava - per i Greci - muoversi sul versante del loimos e della contaminazione delle specie; laddove noi vediamo ibridi, infatti, gli antichi vedevano, piuttosto che incroci, linee del sangue che venivano inquinate e gene contaminati. Quello che il linguaggio realizzava era pertanto una zona d’ombra all’interno della quale crimini sessuali umani come la moicheia diventavano buoni per pensare la biologia animale.
Pensare gli ibridi nella cultura greca: caselle opache, animali, metafore / Li Causi, Pietro. - In: ANNALI ONLINE DELL'UNIVERSITÀ DI FERRARA. SEZIONE LETTERE. - ISSN 1826-803X. - speciale I:(2007), pp. 91-110.
Pensare gli ibridi nella cultura greca: caselle opache, animali, metafore
Li Causi, Pietro
2007
Abstract
Pensare gli ibridi significa anche individuare i contesti culturali di riferimento e comprendere come gli orizzonti teorici e le stesse tecniche di rappresentazione possano modificare, nel tempo, nozioni che saremmo portati a pensare come universali. Nella lingua greca antica non esisteva una marca esplicita che indicasse il fenomeno dell’ibridazione. Le espressioni usate (“generare in comune”, “generare l’uno dall’altro”), in questo senso, appaiono generiche e non dedicate, e lo stesso termine koinogenes, usato da Platone per indicare la riproduzione incrociata nel Politico, appare come un neologismo che sembra avere avuto scarsa fortuna nella tradizione. Parlare di incroci, dunque, significava - per i Greci - muoversi sul versante del loimos e della contaminazione delle specie; laddove noi vediamo ibridi, infatti, gli antichi vedevano, piuttosto che incroci, linee del sangue che venivano inquinate e gene contaminati. Quello che il linguaggio realizzava era pertanto una zona d’ombra all’interno della quale crimini sessuali umani come la moicheia diventavano buoni per pensare la biologia animale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


