La attuale emergenza dovuta alla pandemia da Covid 19 ha svelato debolezze e potenzialità di tutti i territori, richiedendo risposte rapide e precise. I maggiori problemi si sono verificati lì dove il rischio sanitario si è andato a sovrapporre a rischi già esistenti ad esempio a livello ambientale, urbano (Carta, 1999; Gabellini, 2001; Secchi, 2000; Viganò, 1999), sociale, economico, culturale, identitario (Gospodini, 2002; Hague, Jenkins, 2005; Rose, 1995). E, maggiori sono i rischi presenti, più probabile è la possibilità di una crisi “multipla” e, di conseguenza, più difficile e complessa sarà la risoluzione (Francis, Giles-Corti, Wood, Knuiman, 2012) . In particolare, territori e soggetti fragili saranno quelli che maggiormente potranno essere colpiti. Città interessate da catastrofi ambientali, decrescita economica, degrado urbano si sono trovate a fronteggiare un’emergenza che in molti casi ha finito per aggravare ulteriormente situazioni urbane già critiche. La pandemia ha inoltre creato, per diversi motivi, difficoltà a bambini, ragazzi, donne, anziani e persone con disabilità soprattutto nei periodi di lockdown. Il ricorso alla didattica a distanza, la prolungata chiusura degli spazi pubblici, la difficoltà o impossibilità di spostamenti ha aggravato la fragilità di alcuni soggetti e creato di nuove. Non solo, ma gli usi degli spazi sono cambiati, creando continue compenetrazioni tra pubblico e privato: balconi diventati luoghi per lo svago, casa diventata scenario di luoghi di lavoro, etc. Nella New Urban Agenda adottata a Quito nel 2016 diversi principi avevano già previsto la risoluzione di problematiche multiple, attraverso un approccio olistico (Karsten, 2003; Mehaffy, Elmlund, Farrell, 2019; http://habitat3.org/the-new-urban-agenda/ UN Habitat, 2013). Nei principi 97, 99, 100 che seguono, ad esempio, sono chiaramente riportati alcuni dei principali intenti in questa direzione da tradurre in agende locali. 97. “We will promote planned urban extensions and infill, prioritizing renewal, regeneration and retrofitting of urban areas, as appropriate, including the upgrading of slums and informal settlements, providing high-quality buildings and public spaces, promoting integrated and participatory approaches involving all relevant stakeholders and inhabitants and avoiding spatial and socioeconomic segregation and gentrification, while preserving cultural heritage and preventing and containing urban sprawl”. 99. “We will support the implementation of urban planning strategies, as appropriate, that facilitate a social mix through the provision of affordable housing options with access to quality basic services and public spaces for all, enhancing safety and security and favouring social and intergenerational interaction and the appreciation of diversity. We will take steps to include appropriate training and support for service delivery professionals and communities in areas affected by urban violence”. 100. “We will support the provision of well-designed networks of safe, accessible, green and quality streets and other public spaces that are accessible to all and free from crime and violence, including sexual harassment and gender-based violence, considering the human scale, and measures that allow for the best possible commercial use of street-level floors, fostering both formal and informal local markets and commerce, as well as not-for-profit community initiatives, bringing people into public spaces and promoting walkability and cycling with the goal of improving health and wellbeing”. Allo stesso modo, l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili, e la Carta dello Spazio Pubblico adottata dalla omonima Biennale nel 2013 (Garau, Lancerin, Sepe, 2015), che si presenta nel suo preambolo come “il documento di tutti coloro che credono nella città e nella sua straordinaria capacità di accoglienza, solidarietà, convivialità e condivisione; nella sua inimitabile virtu’ nel favorire; la socialità, l’incontro, la convivenza, la libertà e la democrazia; e nella sua vocazione ad esprimere e realizzare questi valori attraverso lo spazio pubblico”, vanno in questa direzione. Non possiamo ad oggi sapere quanto, nei tempi lunghi, ciò porterà realmente ad una modifica negli usi dei luoghi e nella loro percezione (Gehl, 2010, 2016, 2020; Kent, 2008), sappiamo però che questa pandemia richiede una consapevolezza del ruolo che la città e i territori hanno nella costruzione della vita e che questo dovrebbe necessariamente iniziare ad essere appreso fin dalla scuola . In questo saggio proveremo quindi a declinare la città in alcune delle sue principali accezioni - la città come spazio pubblico, la città come miracolo di convivenza, la città come macchina meravigliosa, e la città come speranza ecologica Halbwachs, 1996; Mumford, 1938; Lefebvre, 1976; Le Corbusier, 1979; McHarg, 2007; Rossi, 1978) – e proporre un percorso di apprendimento “Imparare la Città”, che, partendo dalla scuola, si estenda a tutte le generazioni

Imparare la città // Learning the City / Garau, Pietro; Sepe, Marichela. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 2239-4222. - 295(2021), pp. 60-61.

Imparare la città // Learning the City

Garau, Pietro;Sepe, Marichela
2021

Abstract

La attuale emergenza dovuta alla pandemia da Covid 19 ha svelato debolezze e potenzialità di tutti i territori, richiedendo risposte rapide e precise. I maggiori problemi si sono verificati lì dove il rischio sanitario si è andato a sovrapporre a rischi già esistenti ad esempio a livello ambientale, urbano (Carta, 1999; Gabellini, 2001; Secchi, 2000; Viganò, 1999), sociale, economico, culturale, identitario (Gospodini, 2002; Hague, Jenkins, 2005; Rose, 1995). E, maggiori sono i rischi presenti, più probabile è la possibilità di una crisi “multipla” e, di conseguenza, più difficile e complessa sarà la risoluzione (Francis, Giles-Corti, Wood, Knuiman, 2012) . In particolare, territori e soggetti fragili saranno quelli che maggiormente potranno essere colpiti. Città interessate da catastrofi ambientali, decrescita economica, degrado urbano si sono trovate a fronteggiare un’emergenza che in molti casi ha finito per aggravare ulteriormente situazioni urbane già critiche. La pandemia ha inoltre creato, per diversi motivi, difficoltà a bambini, ragazzi, donne, anziani e persone con disabilità soprattutto nei periodi di lockdown. Il ricorso alla didattica a distanza, la prolungata chiusura degli spazi pubblici, la difficoltà o impossibilità di spostamenti ha aggravato la fragilità di alcuni soggetti e creato di nuove. Non solo, ma gli usi degli spazi sono cambiati, creando continue compenetrazioni tra pubblico e privato: balconi diventati luoghi per lo svago, casa diventata scenario di luoghi di lavoro, etc. Nella New Urban Agenda adottata a Quito nel 2016 diversi principi avevano già previsto la risoluzione di problematiche multiple, attraverso un approccio olistico (Karsten, 2003; Mehaffy, Elmlund, Farrell, 2019; http://habitat3.org/the-new-urban-agenda/ UN Habitat, 2013). Nei principi 97, 99, 100 che seguono, ad esempio, sono chiaramente riportati alcuni dei principali intenti in questa direzione da tradurre in agende locali. 97. “We will promote planned urban extensions and infill, prioritizing renewal, regeneration and retrofitting of urban areas, as appropriate, including the upgrading of slums and informal settlements, providing high-quality buildings and public spaces, promoting integrated and participatory approaches involving all relevant stakeholders and inhabitants and avoiding spatial and socioeconomic segregation and gentrification, while preserving cultural heritage and preventing and containing urban sprawl”. 99. “We will support the implementation of urban planning strategies, as appropriate, that facilitate a social mix through the provision of affordable housing options with access to quality basic services and public spaces for all, enhancing safety and security and favouring social and intergenerational interaction and the appreciation of diversity. We will take steps to include appropriate training and support for service delivery professionals and communities in areas affected by urban violence”. 100. “We will support the provision of well-designed networks of safe, accessible, green and quality streets and other public spaces that are accessible to all and free from crime and violence, including sexual harassment and gender-based violence, considering the human scale, and measures that allow for the best possible commercial use of street-level floors, fostering both formal and informal local markets and commerce, as well as not-for-profit community initiatives, bringing people into public spaces and promoting walkability and cycling with the goal of improving health and wellbeing”. Allo stesso modo, l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili, e la Carta dello Spazio Pubblico adottata dalla omonima Biennale nel 2013 (Garau, Lancerin, Sepe, 2015), che si presenta nel suo preambolo come “il documento di tutti coloro che credono nella città e nella sua straordinaria capacità di accoglienza, solidarietà, convivialità e condivisione; nella sua inimitabile virtu’ nel favorire; la socialità, l’incontro, la convivenza, la libertà e la democrazia; e nella sua vocazione ad esprimere e realizzare questi valori attraverso lo spazio pubblico”, vanno in questa direzione. Non possiamo ad oggi sapere quanto, nei tempi lunghi, ciò porterà realmente ad una modifica negli usi dei luoghi e nella loro percezione (Gehl, 2010, 2016, 2020; Kent, 2008), sappiamo però che questa pandemia richiede una consapevolezza del ruolo che la città e i territori hanno nella costruzione della vita e che questo dovrebbe necessariamente iniziare ad essere appreso fin dalla scuola . In questo saggio proveremo quindi a declinare la città in alcune delle sue principali accezioni - la città come spazio pubblico, la città come miracolo di convivenza, la città come macchina meravigliosa, e la città come speranza ecologica Halbwachs, 1996; Mumford, 1938; Lefebvre, 1976; Le Corbusier, 1979; McHarg, 2007; Rossi, 1978) – e proporre un percorso di apprendimento “Imparare la Città”, che, partendo dalla scuola, si estenda a tutte le generazioni
2021
città; scuola; spazi pubblici
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Imparare la città // Learning the City / Garau, Pietro; Sepe, Marichela. - In: URBANISTICA INFORMAZIONI. - ISSN 2239-4222. - 295(2021), pp. 60-61.
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