In aderenza alle linee guida del PNR 2021/2027 e finanziata con i fondi PON 202l, la ricerca D.ho.ME - Domus hodiernă multarum ecclesiārum (dove ecclesiă è intesa nel suo significato originario di “assemblea”) si pone all’interno dell’ambito di ricerca e innovazione sulle trasformazioni sociali e in linea con l’Obiettivo n.11 della Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 25 settembre 2015. La ricerca ha come obiettivo la definizione dei centri D.ho.M.E. (con evidente gioco di parole tra dome, cupola, segno distintivo dei luoghi del sacro, e home, la casa) come dei sistemi integrati tra architettura, città e paesaggio; luoghi articolati in cui praticare la condivisione e l’inclusione culturale, religiosa, di genere e transgenerazionale grazie alla compresenza di aule per lo studio, laboratori per l’espressione del sé, centri di assistenza per il benessere psicofisico (seguendo le direttive per le “Case della comunità e della persona” previste dal PNRR da realizzare entro il 2026), aule di preghiera singole e multifede. Essendo la ricerca al suo inizio, in questo contributo si metteranno in luce le necessità della ricerca, lo stato dell’arte, le best practice a cui riferirsi e le premesse per la messa a punto di un modello esportabile e declinabile in diversi contesti di margine urbano. In particolare, la ricerca si concentrerà sulle periferie romane che costituiscono un fecondo caso studio poiché, in ragione delle tipologie architettoniche presenti e delle scorrette abitudini abitative consolidatesi nel corso del tempo, si sono dimostrate più fragili nel mantenimento dell’equilibrio psicologico, sociale e sanitario soprattutto nei momenti difficili dell’emergenza. Dal punto di vista ecologico, le D.ho.ME lavoreranno come attrattori e potenziatori rafforzando le connessioni fisiche tra città e campagna, rimuovendo punti di discontinuità e/o fragilità, sottraendo al degrado gli spazi naturali abbandonati ai margini e creando corridoi verdi e orti urbani all’interno.
D.ho.M.E. Nuove case per culture in transizione / Riciputo, Anna. - (2022), pp. 301-306. (Intervento presentato al convegno IX FORUM ProArch. Transizioni. L'avvenire della didattica e della ricerca per il progetto di architettura tenutosi a Cagliari; Italia).
D.ho.M.E. Nuove case per culture in transizione
riciputo
2022
Abstract
In aderenza alle linee guida del PNR 2021/2027 e finanziata con i fondi PON 202l, la ricerca D.ho.ME - Domus hodiernă multarum ecclesiārum (dove ecclesiă è intesa nel suo significato originario di “assemblea”) si pone all’interno dell’ambito di ricerca e innovazione sulle trasformazioni sociali e in linea con l’Obiettivo n.11 della Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 25 settembre 2015. La ricerca ha come obiettivo la definizione dei centri D.ho.M.E. (con evidente gioco di parole tra dome, cupola, segno distintivo dei luoghi del sacro, e home, la casa) come dei sistemi integrati tra architettura, città e paesaggio; luoghi articolati in cui praticare la condivisione e l’inclusione culturale, religiosa, di genere e transgenerazionale grazie alla compresenza di aule per lo studio, laboratori per l’espressione del sé, centri di assistenza per il benessere psicofisico (seguendo le direttive per le “Case della comunità e della persona” previste dal PNRR da realizzare entro il 2026), aule di preghiera singole e multifede. Essendo la ricerca al suo inizio, in questo contributo si metteranno in luce le necessità della ricerca, lo stato dell’arte, le best practice a cui riferirsi e le premesse per la messa a punto di un modello esportabile e declinabile in diversi contesti di margine urbano. In particolare, la ricerca si concentrerà sulle periferie romane che costituiscono un fecondo caso studio poiché, in ragione delle tipologie architettoniche presenti e delle scorrette abitudini abitative consolidatesi nel corso del tempo, si sono dimostrate più fragili nel mantenimento dell’equilibrio psicologico, sociale e sanitario soprattutto nei momenti difficili dell’emergenza. Dal punto di vista ecologico, le D.ho.ME lavoreranno come attrattori e potenziatori rafforzando le connessioni fisiche tra città e campagna, rimuovendo punti di discontinuità e/o fragilità, sottraendo al degrado gli spazi naturali abbandonati ai margini e creando corridoi verdi e orti urbani all’interno.File | Dimensione | Formato | |
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