Il progetto di ricerca ha come oggetto di studio le edicole votive dei Quartieri Spagnoli a Napoli. Colme di fiori, di santi, di targhe commemorative e di preghiere, di oggetti e talvolta ossuari, in esse vengono esibite le foto dei defunti, le storie di vita, le genealogie di famiglie, il rapporto intimo, e reso pubblico, con la religione. Rappresentano una testimonianza del legame con i morti, del cordoglio, l’affezione, la memoria, la cura e la devozione degli abitanti dei vicoli presso cui sono situate. Ciò che emerge è una idea dell’uso dello spazio, informale e autogestito, personale e condiviso, sovrapposto a quello orientato dalle regole urbanistiche, in cui la creatività e il potere rigenerativo del presente, insieme al legame con i culti del passato, produce spazi «disemici» (Herzfeld 1997) in tensione fra le autorappresentazioni ufficiali offerte dai poteri istituzionali (politiche) e le forme vernacolari (poetiche). La diffusione delle edicole votive ha avuto luogo a partire dal 1770 per iniziativa di Padre Rocco per risolvere il problema dell’illuminazione (Ville Sur-Yllon 1897). Ancora oggi, i custodi delle edicole, quelle famiglie che da generazioni si tramandano questo compito, si preoccupano che vengano illuminate nelle ore notturne. La dimensione del sacro si intreccia con quella urbana e attraverso i «modi di fare» (De Certeau 1980) degli abitanti locali si producono nuove forme di uso dello spazio. Ciò che è stato indagato è il modo in cui questi spazi comuni, fortemente connotati da identità familiari e che accolgono anche testimonianze di Grazia Ricevuta e foto dei defunti del vicinato, vengono modificati e riqualificati, e il rapporto tra il «fare» degli abitanti e le politiche urbane, tra tattiche e strategie. E se questo modo produce conflitti, divieti e rettifiche, se genera nuove pratiche collettive e di solidarietà. L’approccio metodologico ha previsto l’osservazione minuziosa del corredo votivo e delle pratiche rappresentate in 316 edicole che ha consentito la realizzazione di un censimento svolto attraverso Google My Maps, e successivamente trasposto in GIS. Sono stati elaborati parametri per consentire la costruzione di una catalogazione basata sul modello delle schede per i beni demoetnoantropologici, che contemplassero, oltre alle informazioni relative allo stato di conservazione e all’anno di fondazione, l’elenco iconografico dei santi presenti in ciascuna, gli oggetti, la ricostruzione di alcune storie di vita dei defunti, e in alcuni casi peculiari, la trascrizione di alcune testimonianze che raccolgono pratiche di cura, memorie, legami. A partire proprio dagli oggetti e dalle modalità estetiche e ‘compositive’, e attraverso le narrazioni degli abitanti locali sono stati indagati i processi di simbolizzazione dello spazio, le aziioni quotidiane, le ‘cose’ che parlano di noi (Miller 2014), le abitudini e le rappresentazioni. Infine le foto dei defunti che sempre di più vengono enfatizzate all’interno di questi dispositivi votivi, soprattutto se la morte è avvenuta prematuramente e in situazioni tragiche, oltre che ricostruire legami di parentela e di prossimità, di ‘vicinanza’ nel quartiere, tracciano un collegamento con il fenomeno dei murales che attualmente ha destato un acceso dibattito mediatico, in particolare a proposito di alcuni volti di giovani defunti rappresentati nello spazio pubblico, come nel caso di Ugo Russo e del murale in piazza della Parrocchiella. Un caso di studio che viene approfondito nel corso dei tre anni di ricerca. Quanto emerge da questa osservazione minuziosa è un quadro ricco di dettagli in cui la dimensione del sacro permea la vita quotidiana; in cui i processi di gentrificazione (Glass 1964) s’intrecciano con i culti del passato per riattualizzarsi in nuove forme espressive.

Edicole votive a Napoli tra memorie contese e pratiche dell'abitare / Pantellaro, MARIA CRISTINA. - (2023 Jan 30).

Edicole votive a Napoli tra memorie contese e pratiche dell'abitare

PANTELLARO, MARIA CRISTINA
30/01/2023

Abstract

Il progetto di ricerca ha come oggetto di studio le edicole votive dei Quartieri Spagnoli a Napoli. Colme di fiori, di santi, di targhe commemorative e di preghiere, di oggetti e talvolta ossuari, in esse vengono esibite le foto dei defunti, le storie di vita, le genealogie di famiglie, il rapporto intimo, e reso pubblico, con la religione. Rappresentano una testimonianza del legame con i morti, del cordoglio, l’affezione, la memoria, la cura e la devozione degli abitanti dei vicoli presso cui sono situate. Ciò che emerge è una idea dell’uso dello spazio, informale e autogestito, personale e condiviso, sovrapposto a quello orientato dalle regole urbanistiche, in cui la creatività e il potere rigenerativo del presente, insieme al legame con i culti del passato, produce spazi «disemici» (Herzfeld 1997) in tensione fra le autorappresentazioni ufficiali offerte dai poteri istituzionali (politiche) e le forme vernacolari (poetiche). La diffusione delle edicole votive ha avuto luogo a partire dal 1770 per iniziativa di Padre Rocco per risolvere il problema dell’illuminazione (Ville Sur-Yllon 1897). Ancora oggi, i custodi delle edicole, quelle famiglie che da generazioni si tramandano questo compito, si preoccupano che vengano illuminate nelle ore notturne. La dimensione del sacro si intreccia con quella urbana e attraverso i «modi di fare» (De Certeau 1980) degli abitanti locali si producono nuove forme di uso dello spazio. Ciò che è stato indagato è il modo in cui questi spazi comuni, fortemente connotati da identità familiari e che accolgono anche testimonianze di Grazia Ricevuta e foto dei defunti del vicinato, vengono modificati e riqualificati, e il rapporto tra il «fare» degli abitanti e le politiche urbane, tra tattiche e strategie. E se questo modo produce conflitti, divieti e rettifiche, se genera nuove pratiche collettive e di solidarietà. L’approccio metodologico ha previsto l’osservazione minuziosa del corredo votivo e delle pratiche rappresentate in 316 edicole che ha consentito la realizzazione di un censimento svolto attraverso Google My Maps, e successivamente trasposto in GIS. Sono stati elaborati parametri per consentire la costruzione di una catalogazione basata sul modello delle schede per i beni demoetnoantropologici, che contemplassero, oltre alle informazioni relative allo stato di conservazione e all’anno di fondazione, l’elenco iconografico dei santi presenti in ciascuna, gli oggetti, la ricostruzione di alcune storie di vita dei defunti, e in alcuni casi peculiari, la trascrizione di alcune testimonianze che raccolgono pratiche di cura, memorie, legami. A partire proprio dagli oggetti e dalle modalità estetiche e ‘compositive’, e attraverso le narrazioni degli abitanti locali sono stati indagati i processi di simbolizzazione dello spazio, le aziioni quotidiane, le ‘cose’ che parlano di noi (Miller 2014), le abitudini e le rappresentazioni. Infine le foto dei defunti che sempre di più vengono enfatizzate all’interno di questi dispositivi votivi, soprattutto se la morte è avvenuta prematuramente e in situazioni tragiche, oltre che ricostruire legami di parentela e di prossimità, di ‘vicinanza’ nel quartiere, tracciano un collegamento con il fenomeno dei murales che attualmente ha destato un acceso dibattito mediatico, in particolare a proposito di alcuni volti di giovani defunti rappresentati nello spazio pubblico, come nel caso di Ugo Russo e del murale in piazza della Parrocchiella. Un caso di studio che viene approfondito nel corso dei tre anni di ricerca. Quanto emerge da questa osservazione minuziosa è un quadro ricco di dettagli in cui la dimensione del sacro permea la vita quotidiana; in cui i processi di gentrificazione (Glass 1964) s’intrecciano con i culti del passato per riattualizzarsi in nuove forme espressive.
30-gen-2023
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Note: Una ricerca etnografica sulle edicole votive dei Quartieri Spagnoli di Napoli
Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1674331
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