Lo scopo del mio intervento è quello di riflettere sulle modalità di rappresentazione spaziale nell’opera di Filippo Tuena Ultimo Parallelo (Rizzoli 2007), che narra la vicenda storica della spedizione al polo Sud di quattro esploratori inglesi, capeggiati da R. F Scott, nel 1912. Arrivati nel punto più estremo della Terra, Scott e i suoi compagni scoprono di aver perso il primato di conquistatori dell’Antartide perché preceduti di pochi giorni dai Norvegesi di Amundsen. Gli inglesi, sconfitti, moriranno sulla via di ritorno verso il campo base. Per indagare la dimensione reale e immaginaria di questi luoghi estremi, intendo prendere in esame tutti gli elementi testuali ed extratestuali che nell’opera rimandano alla spazialità (le mappe, la descrizione del paesaggio, le fotografie che ritraggono lo scenario polare), nella convinzione che lo spazio sia non solo il protagonista assoluto ma anche l’asse privilegiato da Tuena nell’articolazione della struttura del romanzo. L’Antartide viene raccontata nei suoi molteplici significati, spesso dicotomici: è la terra del desiderio e della conquista, ma è anche l’alterità per eccellenza, luogo di sconfitta, morte e non ritorno; è il «punto zero che inghiotte le misurazioni terrestri», lì dove il Tempo si ferma; è, infine, metafora del vuoto della pagina bianca (Maurice Blanchot, L’espace littéraire, 1955), un’occasione per Tuena di interrogarsi sul suo rapporto con la scrittura, il linguaggio, la parola
Il grande bianco: rappresentazioni e significati dello spazio in Ultimo Parallelo di Filippo Tuena / Gianni, Federica. - (2021). (Intervento presentato al convegno Letteratura e Scienze Atti delle sessioni parallele del XXIII Congresso dell’ADI (Associazione degli Italianisti) tenutosi a Pisa, 12-14 settembre 2019).
Il grande bianco: rappresentazioni e significati dello spazio in Ultimo Parallelo di Filippo Tuena
Federica Gianni
2021
Abstract
Lo scopo del mio intervento è quello di riflettere sulle modalità di rappresentazione spaziale nell’opera di Filippo Tuena Ultimo Parallelo (Rizzoli 2007), che narra la vicenda storica della spedizione al polo Sud di quattro esploratori inglesi, capeggiati da R. F Scott, nel 1912. Arrivati nel punto più estremo della Terra, Scott e i suoi compagni scoprono di aver perso il primato di conquistatori dell’Antartide perché preceduti di pochi giorni dai Norvegesi di Amundsen. Gli inglesi, sconfitti, moriranno sulla via di ritorno verso il campo base. Per indagare la dimensione reale e immaginaria di questi luoghi estremi, intendo prendere in esame tutti gli elementi testuali ed extratestuali che nell’opera rimandano alla spazialità (le mappe, la descrizione del paesaggio, le fotografie che ritraggono lo scenario polare), nella convinzione che lo spazio sia non solo il protagonista assoluto ma anche l’asse privilegiato da Tuena nell’articolazione della struttura del romanzo. L’Antartide viene raccontata nei suoi molteplici significati, spesso dicotomici: è la terra del desiderio e della conquista, ma è anche l’alterità per eccellenza, luogo di sconfitta, morte e non ritorno; è il «punto zero che inghiotte le misurazioni terrestri», lì dove il Tempo si ferma; è, infine, metafora del vuoto della pagina bianca (Maurice Blanchot, L’espace littéraire, 1955), un’occasione per Tuena di interrogarsi sul suo rapporto con la scrittura, il linguaggio, la parolaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.