Where should we look for models that approach architecture as an inclusive process? The answer arrives from the Southern hemisphere, and today more than ever from Africa, which demonstrates a mediation between nature, sustainability and needs. This text reflects current architectural culture in Africa and, in so doing, looks at examples in which pertinence and sustainable creativity suggest a different model of growth.

Arriva sempre un tempo per fermarsi, per osservare, ascoltare e ri-progettare in profondità il futuro. Vale per ogni disciplina, e dunque per ogni aspetto delle nostre esistenze. Se ci si sofferma ad esaminare l’architettura prodotta nel ricco e avanzato Occidente, si rimane spesso delusi dalla mancanza di una visione olistica, e dal paradigma imperante del qui ed ora, concentrato sulla sovrabbondanza del superfluo e sulla scarsità del necessario. A prevalere è una produzione autoreferenziale, “narcisista”, incentrata sul malsano binomio accumulo-scarto. L’architettura, quale prodotto dell’attività dell’uomo, finisce così col rispecchiare le distorsioni di un vivere sempre più commisurato alle esigenze del singolo, a discapito della collettività. E quando attraverso la progettazione si tenta di promuovere nuove logiche sociali, si sperimentano le difficoltà derivate da un approccio basato sull’interesse e sul profitto. Attraverso un processo di osservazione e ascolto delle esigenze e delle aspirazioni comunitarie, appare indispensabile individuare, anche in architettura, nuovi modelli, espressione di un metodo, più che di una regola, per dare risposte etico-estetiche, “spazio” agli ideali. Dove ricercare dunque modelli in cui l’architettura sia intesa come un processo a carattere inclusivo? La risposta arriva dal Sud del mondo, oggi più che mai dall’Africa. I segnali sono inequivocabili: nel 2022 il più alto riconoscimento nel campo (Pritzker Architecture Prize) è stato conferito al progettista burkinabé Diébédo Francis Kéré, la prossima Biennale di Architettura di Venezia sarà curata dalla scrittrice-architetto ghanese Lesley Lokko. In entrambi i casi ad essere apprezzata è la capacità di interpretare le necessità contingenti delle comunità, secondo un’attenta mediazione tra natura, sostenibilità e bisogni. Analogamente, si riconosce l’impegno a definire l’attuale cultura architettonica africana entro i limiti di un’ibridazione tra memoria e linguaggio della contemporaneità. In una visione progressista dell’Africa subsahariana, il contributo intende riflettere sul ruolo che può avere l’architettura nei processi di sviluppo, culturali, economici e sociali dei contesti rurali e urbani del continente. Saranno evidenziati quegli esempi che connotano pertinenza e creatività sostenibili, vale a dire per la capacità di prefigurare e adottare un diverso modello di crescita, fondato più sulla qualità delle relazioni che sulla quantità dell’interscambio commerciale che generano. Il carattere resiliente di intere comunità valorizza esperienze e modalità che si diversificano per risorse, necessità e contesti, dunque anche per tecniche costruttive e scelte architettoniche. Si pensi ai progetti di scuole, ospedali, case per le donne, centri comunitari, spazi pubblici che vengono reinterpretati per assumere ruoli e significati oltre la funzione specifica.

Comunità resilienti. Il ruolo dell’architettura nei processi di sviluppo dell’Africa subsahariana / Argenti, Maria; Menghini, Anna Bruna; Sarno, Francesca. - In: AFRICA E MEDITERRANEO. - ISSN 1121-8495. - 97(2023), pp. 74-81.

Comunità resilienti. Il ruolo dell’architettura nei processi di sviluppo dell’Africa subsahariana

Argenti, Maria
;
Menghini, Anna Bruna
;
Sarno, Francesca
2023

Abstract

Where should we look for models that approach architecture as an inclusive process? The answer arrives from the Southern hemisphere, and today more than ever from Africa, which demonstrates a mediation between nature, sustainability and needs. This text reflects current architectural culture in Africa and, in so doing, looks at examples in which pertinence and sustainable creativity suggest a different model of growth.
2023
Arriva sempre un tempo per fermarsi, per osservare, ascoltare e ri-progettare in profondità il futuro. Vale per ogni disciplina, e dunque per ogni aspetto delle nostre esistenze. Se ci si sofferma ad esaminare l’architettura prodotta nel ricco e avanzato Occidente, si rimane spesso delusi dalla mancanza di una visione olistica, e dal paradigma imperante del qui ed ora, concentrato sulla sovrabbondanza del superfluo e sulla scarsità del necessario. A prevalere è una produzione autoreferenziale, “narcisista”, incentrata sul malsano binomio accumulo-scarto. L’architettura, quale prodotto dell’attività dell’uomo, finisce così col rispecchiare le distorsioni di un vivere sempre più commisurato alle esigenze del singolo, a discapito della collettività. E quando attraverso la progettazione si tenta di promuovere nuove logiche sociali, si sperimentano le difficoltà derivate da un approccio basato sull’interesse e sul profitto. Attraverso un processo di osservazione e ascolto delle esigenze e delle aspirazioni comunitarie, appare indispensabile individuare, anche in architettura, nuovi modelli, espressione di un metodo, più che di una regola, per dare risposte etico-estetiche, “spazio” agli ideali. Dove ricercare dunque modelli in cui l’architettura sia intesa come un processo a carattere inclusivo? La risposta arriva dal Sud del mondo, oggi più che mai dall’Africa. I segnali sono inequivocabili: nel 2022 il più alto riconoscimento nel campo (Pritzker Architecture Prize) è stato conferito al progettista burkinabé Diébédo Francis Kéré, la prossima Biennale di Architettura di Venezia sarà curata dalla scrittrice-architetto ghanese Lesley Lokko. In entrambi i casi ad essere apprezzata è la capacità di interpretare le necessità contingenti delle comunità, secondo un’attenta mediazione tra natura, sostenibilità e bisogni. Analogamente, si riconosce l’impegno a definire l’attuale cultura architettonica africana entro i limiti di un’ibridazione tra memoria e linguaggio della contemporaneità. In una visione progressista dell’Africa subsahariana, il contributo intende riflettere sul ruolo che può avere l’architettura nei processi di sviluppo, culturali, economici e sociali dei contesti rurali e urbani del continente. Saranno evidenziati quegli esempi che connotano pertinenza e creatività sostenibili, vale a dire per la capacità di prefigurare e adottare un diverso modello di crescita, fondato più sulla qualità delle relazioni che sulla quantità dell’interscambio commerciale che generano. Il carattere resiliente di intere comunità valorizza esperienze e modalità che si diversificano per risorse, necessità e contesti, dunque anche per tecniche costruttive e scelte architettoniche. Si pensi ai progetti di scuole, ospedali, case per le donne, centri comunitari, spazi pubblici che vengono reinterpretati per assumere ruoli e significati oltre la funzione specifica.
african architecture; urban space; slum; rural villages; community
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Comunità resilienti. Il ruolo dell’architettura nei processi di sviluppo dell’Africa subsahariana / Argenti, Maria; Menghini, Anna Bruna; Sarno, Francesca. - In: AFRICA E MEDITERRANEO. - ISSN 1121-8495. - 97(2023), pp. 74-81.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1672710
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