A più di cinquant’anni dal D.M. n. 1444 del 2 aprile 1968 la “questione” standard urbanistici è ancora attuale, da un lato per la mancanza di un quadro normativo urbanistico generale che ne preveda una qualche riconsiderazione e, dall’altro, per alcune criticità che ne hanno accompagnato l’attuazione. Uno degli esiti urbanistici del D.M., tuttavia, permette alcune riflessioni forse ancora attuali. Qui in particolare riferendosi al Comune di Roma, l’evoluzione delle NTA del suo vecchio PRG (approvato nel 1965), aveva portato infatti, negli anni Settanta, al sovradimensionamento delle aree a standard in alcuni Piani di Zona (ex lege n. 167/1962), rispetto al minimo regionale valido in generale – in una stagione in cui appariva utile perseguire obiettivi urbanistici anche in questa direzione perché ritenuti rappresentativi dell’interesse generale –, con l’esito che oggi in alcuni di questi PdZ le “eccedenze” di standard sono destinate ad housing sociale. A partire dal caso romano il contributo ragiona sulla vantaggiosità di riconoscere al concetto di standard urbanistico ancora valore e ruolo rilevanti, secondo una caratterizzazione almeno preliminarmente solo quantitativa, prima che qualitativa. L'ipotesi generale è che la previsione di standard urbanistici in partenza funzionalmente determinati possa essere superata dalla previsione di aree pubbliche a standard urbanistico generico, o a quest’ultima essere affiancata; aree utilizzabili con flessibilità spazio-temporale in relazione alle molte “sfumature di bisogni” oggi presenti nelle città, comprendendovi anche la domanda abitativa sociale.
Lo standard quantitativo come risorsa urbanistica fungibile. Limiti e possibilità / Santangelo, Saverio; Riglietti, Dalila. - (2023). (Intervento presentato al convegno “Dare valore ai valori in urbanistica” - "Worthing values for urban planning" tenutosi a Brescia; Italy).
Lo standard quantitativo come risorsa urbanistica fungibile. Limiti e possibilità
Saverio Santangelo;Dalila Riglietti
2023
Abstract
A più di cinquant’anni dal D.M. n. 1444 del 2 aprile 1968 la “questione” standard urbanistici è ancora attuale, da un lato per la mancanza di un quadro normativo urbanistico generale che ne preveda una qualche riconsiderazione e, dall’altro, per alcune criticità che ne hanno accompagnato l’attuazione. Uno degli esiti urbanistici del D.M., tuttavia, permette alcune riflessioni forse ancora attuali. Qui in particolare riferendosi al Comune di Roma, l’evoluzione delle NTA del suo vecchio PRG (approvato nel 1965), aveva portato infatti, negli anni Settanta, al sovradimensionamento delle aree a standard in alcuni Piani di Zona (ex lege n. 167/1962), rispetto al minimo regionale valido in generale – in una stagione in cui appariva utile perseguire obiettivi urbanistici anche in questa direzione perché ritenuti rappresentativi dell’interesse generale –, con l’esito che oggi in alcuni di questi PdZ le “eccedenze” di standard sono destinate ad housing sociale. A partire dal caso romano il contributo ragiona sulla vantaggiosità di riconoscere al concetto di standard urbanistico ancora valore e ruolo rilevanti, secondo una caratterizzazione almeno preliminarmente solo quantitativa, prima che qualitativa. L'ipotesi generale è che la previsione di standard urbanistici in partenza funzionalmente determinati possa essere superata dalla previsione di aree pubbliche a standard urbanistico generico, o a quest’ultima essere affiancata; aree utilizzabili con flessibilità spazio-temporale in relazione alle molte “sfumature di bisogni” oggi presenti nelle città, comprendendovi anche la domanda abitativa sociale.File | Dimensione | Formato | |
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