L'inatteso ritrovamento in una saletta del primo piano della rocca di Scandiano - nel corso di regolari saggi di scopritura effettuati indistintamente nei diversi ambienti della Rocca - di pitture murali con paesaggi e vedute di città in lontananza, con frammenti di antichità, eseguite a tempera nella serie di lunette sulle quattro pareti, collegate tra loro da un sottostante fascione di vegetali con fiori e frutti, ha permesso di ricondurre la decorazione alla produzione pittorica di Nicolò dell'Abate. Le indagini condotte da Diego Cuoghi avevano già portato, nel 1994, grazie all'intreccio di antiche testimonianze documentarie, accurati rilievi architettonici e intelligente raccolta di indizi, a formulare l'ipotesi di identificazione in questo ambiente cinquecentesco, variamente manomesso, del cosiddetto Camerino del Paradiso Il restauro, eseguito dall’impresa Faberestauro e diretto dai restauratori dell'Opificio delle Pietre Dure, con il supporto del laboratorio scientifico dell’istituto, ha confermato la correttezza di quella proposta, riaccendendo il quesito ancora denso di interrogativi sulla vicenda conservativa della decorazione pittorica, sulla dinamica e sui tempi di spoliazione di quel raffinato ambiente di cultura umanistica.
La “sala del paradiso” nella rocca dei Boiardo a Scandiano (Re): la riscoperta di frammenti dimenticati / Felici, Alberto; Lanfranchi, Mariarosa; Luppichini, Stefania; Mazza, Angelo; Penoni, Sara; Todaro, Cristiana. - In: OPD RESTAURO. - ISSN 1120-2513. - (2006).
La “sala del paradiso” nella rocca dei Boiardo a Scandiano (Re): la riscoperta di frammenti dimenticati
Cristiana Todaro
2006
Abstract
L'inatteso ritrovamento in una saletta del primo piano della rocca di Scandiano - nel corso di regolari saggi di scopritura effettuati indistintamente nei diversi ambienti della Rocca - di pitture murali con paesaggi e vedute di città in lontananza, con frammenti di antichità, eseguite a tempera nella serie di lunette sulle quattro pareti, collegate tra loro da un sottostante fascione di vegetali con fiori e frutti, ha permesso di ricondurre la decorazione alla produzione pittorica di Nicolò dell'Abate. Le indagini condotte da Diego Cuoghi avevano già portato, nel 1994, grazie all'intreccio di antiche testimonianze documentarie, accurati rilievi architettonici e intelligente raccolta di indizi, a formulare l'ipotesi di identificazione in questo ambiente cinquecentesco, variamente manomesso, del cosiddetto Camerino del Paradiso Il restauro, eseguito dall’impresa Faberestauro e diretto dai restauratori dell'Opificio delle Pietre Dure, con il supporto del laboratorio scientifico dell’istituto, ha confermato la correttezza di quella proposta, riaccendendo il quesito ancora denso di interrogativi sulla vicenda conservativa della decorazione pittorica, sulla dinamica e sui tempi di spoliazione di quel raffinato ambiente di cultura umanistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.