Il Palazzo Pretorio dove ha sede a Firenze il Museo Nazionale del Bargello è uno dei più antichi monumenti pubblici della città, essendo stato costruito quasi mezzo secolo prima del Palazzo della Signoria. Progettato, secondo le notizie riportate dal Vasari, da Lapo Tedesco, maestro di Arnolfo di Cambio, e successivamente aggiornato e ingentilito da Neri di Fioravante e Benci di Cione con l'aggiunta di merli e di eleganti finestre gotiche, l'edificio fu soggetto ad eventi e calamità naturali che influirono in varia misura sul suo aspetto. Tuttavia, i danni e le manomissioni più pesanti avvennero durante il governo dei Medici, che trasformarono il palazzo in penitenziario, fino a che alla metà dell'Ottocento le prigioni furono trasferite e si recuperò - non senza interpretarlo - l'aspetto medievale dell'edificio, destinandolo a sede di museo. I lavori di restauro, che durarono con interruzioni dal 1857 al 1865, sotto la direzione dell'architetto Francesco Mazzei, ebbero come obiettivo il ripristino della primitiva volumetria degli ambienti mediante l'abbattimento di tramezzi e infrastrutture erette per sfruttare in maniera intensiva gli spazi delle prigioni. Ma la presenza di pitture murali sulle pareti divisorie pose il problema di salvare almeno le più significative testimonianze pittoriche del palazzo. Per una valutazione dei frammenti di pitture da recuperare furono interpellati alcuni pittori dell'Accademia di Belle Arti (Marini, Servolini, Pollastrini), che si limitarono a segnalare, fra gli altri, una “Madonna in trono”, verosimilmente l'affresco giottesco di cui si tratta in questo contributo. La pittura fu verosimilmente trasportata dalla sede originaria in quella fase, tramite un intervento di stacco a massello, e collocata nella posizione attuale. Il contributo ripercorre la storia conservativa dell’opera, strettamente connessa a quella del palazzo, e ne narra le peculiarità tecniche, oltre che descrivere l’intervento di restauro eseguito nel corso dell’anno 2001.
Il restauro di un affresco giottesco nel museo del Bargello. Precisazioni ed ipotesi in margine all’intervento / Luppichini, Stefania; Penoni, Sara; Todaro, Cristiana; Grazia Vaccari, M.. - In: OPD RESTAURO. - ISSN 1120-2513. - (2002).
Il restauro di un affresco giottesco nel museo del Bargello. Precisazioni ed ipotesi in margine all’intervento
Cristiana Todaro;
2002
Abstract
Il Palazzo Pretorio dove ha sede a Firenze il Museo Nazionale del Bargello è uno dei più antichi monumenti pubblici della città, essendo stato costruito quasi mezzo secolo prima del Palazzo della Signoria. Progettato, secondo le notizie riportate dal Vasari, da Lapo Tedesco, maestro di Arnolfo di Cambio, e successivamente aggiornato e ingentilito da Neri di Fioravante e Benci di Cione con l'aggiunta di merli e di eleganti finestre gotiche, l'edificio fu soggetto ad eventi e calamità naturali che influirono in varia misura sul suo aspetto. Tuttavia, i danni e le manomissioni più pesanti avvennero durante il governo dei Medici, che trasformarono il palazzo in penitenziario, fino a che alla metà dell'Ottocento le prigioni furono trasferite e si recuperò - non senza interpretarlo - l'aspetto medievale dell'edificio, destinandolo a sede di museo. I lavori di restauro, che durarono con interruzioni dal 1857 al 1865, sotto la direzione dell'architetto Francesco Mazzei, ebbero come obiettivo il ripristino della primitiva volumetria degli ambienti mediante l'abbattimento di tramezzi e infrastrutture erette per sfruttare in maniera intensiva gli spazi delle prigioni. Ma la presenza di pitture murali sulle pareti divisorie pose il problema di salvare almeno le più significative testimonianze pittoriche del palazzo. Per una valutazione dei frammenti di pitture da recuperare furono interpellati alcuni pittori dell'Accademia di Belle Arti (Marini, Servolini, Pollastrini), che si limitarono a segnalare, fra gli altri, una “Madonna in trono”, verosimilmente l'affresco giottesco di cui si tratta in questo contributo. La pittura fu verosimilmente trasportata dalla sede originaria in quella fase, tramite un intervento di stacco a massello, e collocata nella posizione attuale. Il contributo ripercorre la storia conservativa dell’opera, strettamente connessa a quella del palazzo, e ne narra le peculiarità tecniche, oltre che descrivere l’intervento di restauro eseguito nel corso dell’anno 2001.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.