Il Sud del mondo – minacciato dal rischio concreto di una catastrofe ecologica - rende sempre meno eludibile l’interrogativo su quale possa essere il contributo del progetto di architettura per uno sviluppo sostenibile. L’Africa subsahariana in particolare, se da una parte deve fare i conti con le conseguenze del colonialismo passato e presente, e con i suoi tanti problemi endemici (povertà diffusa, crisi sanitaria, conflitti interni, desertificazione e abbandono delle aree rurali), emergenze che fino a poco tempo fa sembravano quanto di più lontano dal mondo occidentale, dall’altra parte ci offre un diverso modello di crescita, supportato da una fortissima capacità di resilienza delle popolazioni. Su questa base Diébédo Francis Kéré, vincitore nel 2022 del Pritzker Prize, ha impostato il proprio metodo progettuale e l’azione sul campo. Il suo pensiero e le sue architetture sono intrisi di un realismo visionario, fondato sulle aspettative delle comunità e sui legami che le uniscono ai territori. Quella di Kéré è una grande lezione centrata sull’essenzialità dell’abitare e del costruire, intesi entrambi come atti originari, universali e collettivi dell’uomo. Come lui, molti architetti - non solo africani - stanno offrendo alle giovani generazioni un esempio di come sia possibile realizzare, con mezzi ridotti, costruzioni adeguate ai contesti per un futuro eco-sostenibile, trasmettendo non solo un sapere tecnico ma un forte senso etico. Queste architetture sono accomunate da materiali e tecniche frutto di intelligenti aggiornamenti delle tradizioni costruttive; opere capaci di generare un linguaggio condiviso, altamente performativo ma anche espressivo, mediante l’uso di coperture stratificate, muri potenti, involucri leggeri, torri eoliche, sistemi naturali di ventilazione e raffrescamento. Attraverso due progetti per piccole architetture comunitarie in Africa – occasione di sperimentazione che ha assunto anche un valore didattico - il gruppo di ricerca LAPIS – Laboratorio sull’Abitare. Progetto Indagine Sperimentazione, attivo presso Sapienza, ha provato a misurarsi con questo nuovo realismo minimale.
Esperienze per l’Africa subsahariana. Essenzialità architettonica e costruttiva / Argenti, Maria; Menghini, ANNA BRUNA. - (2022), pp. 581-584. (Intervento presentato al convegno IX Forum ProArch, Società Scientifica nazionale dei docenti di Progettazione Architettonica, SSD ICAR 14, 15 e 16. Università degli Studi di Cagliari, Università degli Studi di Sassari tenutosi a Cagliari).
Esperienze per l’Africa subsahariana. Essenzialità architettonica e costruttiva
Maria Argenti
;Anna Bruna Menghini
2022
Abstract
Il Sud del mondo – minacciato dal rischio concreto di una catastrofe ecologica - rende sempre meno eludibile l’interrogativo su quale possa essere il contributo del progetto di architettura per uno sviluppo sostenibile. L’Africa subsahariana in particolare, se da una parte deve fare i conti con le conseguenze del colonialismo passato e presente, e con i suoi tanti problemi endemici (povertà diffusa, crisi sanitaria, conflitti interni, desertificazione e abbandono delle aree rurali), emergenze che fino a poco tempo fa sembravano quanto di più lontano dal mondo occidentale, dall’altra parte ci offre un diverso modello di crescita, supportato da una fortissima capacità di resilienza delle popolazioni. Su questa base Diébédo Francis Kéré, vincitore nel 2022 del Pritzker Prize, ha impostato il proprio metodo progettuale e l’azione sul campo. Il suo pensiero e le sue architetture sono intrisi di un realismo visionario, fondato sulle aspettative delle comunità e sui legami che le uniscono ai territori. Quella di Kéré è una grande lezione centrata sull’essenzialità dell’abitare e del costruire, intesi entrambi come atti originari, universali e collettivi dell’uomo. Come lui, molti architetti - non solo africani - stanno offrendo alle giovani generazioni un esempio di come sia possibile realizzare, con mezzi ridotti, costruzioni adeguate ai contesti per un futuro eco-sostenibile, trasmettendo non solo un sapere tecnico ma un forte senso etico. Queste architetture sono accomunate da materiali e tecniche frutto di intelligenti aggiornamenti delle tradizioni costruttive; opere capaci di generare un linguaggio condiviso, altamente performativo ma anche espressivo, mediante l’uso di coperture stratificate, muri potenti, involucri leggeri, torri eoliche, sistemi naturali di ventilazione e raffrescamento. Attraverso due progetti per piccole architetture comunitarie in Africa – occasione di sperimentazione che ha assunto anche un valore didattico - il gruppo di ricerca LAPIS – Laboratorio sull’Abitare. Progetto Indagine Sperimentazione, attivo presso Sapienza, ha provato a misurarsi con questo nuovo realismo minimale.File | Dimensione | Formato | |
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