L’epilogo doloroso di Civita ci consegna un paesaggio impoverito, trafitto dalla cupidigia del profitto, ridotto a cadavere da un turismo predatorio. Le membra del borgo giacciono imbellettate, indifese, senza vita. La morte, inscritta nella strutturale fragilità di questa terra e così a lungo rimandata, si offre oggi come uno spettacolo da consumare voracemente. Tutto diventa simulacro. Il patrimonio perde le sue funzioni sociali. Il valore civico dei monumenti viene negato in favore del loro potenziale economico. Quella cultura trasformata in merce evoca la storia, ma ne tradisce l’essenza perché finisce col congelarne il divenire e la capacità riproduttiva. Si tratta di un vulnus mortale perché pregiudica in maniera irreversibile la stessa idea di città che diventa mera terra di conquista e colonizzazione capi- talistica. Una colonizzazione che si afferma, come ci ricorda Harvey, attraverso dinamiche di cristallizzazione spaziale del capitale accumulato che viene reinserito all’interno di nuovi cicli di valorizzazione. Ma per quanto tempo ancora?. In questa cornice può l'arte svolgere un ruolo riparatore? Può contribuire ad alimentare nuovi immaginari sullo sviluppo dei nostri territori?
Di canarini e luna park abbandonati. O del perché un festival a Civita di Bagnoregio / Attili, Giovanni. - (2022), pp. 7-15.
Di canarini e luna park abbandonati. O del perché un festival a Civita di Bagnoregio
Giovanni Attili
2022
Abstract
L’epilogo doloroso di Civita ci consegna un paesaggio impoverito, trafitto dalla cupidigia del profitto, ridotto a cadavere da un turismo predatorio. Le membra del borgo giacciono imbellettate, indifese, senza vita. La morte, inscritta nella strutturale fragilità di questa terra e così a lungo rimandata, si offre oggi come uno spettacolo da consumare voracemente. Tutto diventa simulacro. Il patrimonio perde le sue funzioni sociali. Il valore civico dei monumenti viene negato in favore del loro potenziale economico. Quella cultura trasformata in merce evoca la storia, ma ne tradisce l’essenza perché finisce col congelarne il divenire e la capacità riproduttiva. Si tratta di un vulnus mortale perché pregiudica in maniera irreversibile la stessa idea di città che diventa mera terra di conquista e colonizzazione capi- talistica. Una colonizzazione che si afferma, come ci ricorda Harvey, attraverso dinamiche di cristallizzazione spaziale del capitale accumulato che viene reinserito all’interno di nuovi cicli di valorizzazione. Ma per quanto tempo ancora?. In questa cornice può l'arte svolgere un ruolo riparatore? Può contribuire ad alimentare nuovi immaginari sullo sviluppo dei nostri territori?File | Dimensione | Formato | |
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