I “Bat-libri”, secondo la spiritosa definizione proposta da J-P. Gumbert qualche anno fa al posto delle più diffuse (ma più banali) “libri pieghevoli / folded books / livres plicatifs” con cui sono noti alla letteratura scientifica, costituiscono un tassello particolarissimo nella storia del libro manoscritto occidentale. Si tratta infatti di prodotti di alto artigianato, talvolta lussuosi nella decorazione e nelle finiture, studiati apposta per concentrare la maggior quantità di testo nel minor spazio possibile ricorrendo a soluzioni di ingegnosa finezza quali la piegatura ripetuta delle carte, con un allestimento della pagina che consente la lettura del testo in progressione senza dover spiegare per intero i fogli, che sono tenuti poi insieme da una legatura a pinza. Nonostante si tratti di manufatti impegnativi sia nell’allestimento sia, presumibilmente, nei costi, libri di questo tipo venivano prodotti per scopi pratici spesso legati alla professione dell’utilizzatore, in modo da costituire una sorta di biblioteca estremamente portatile e in genere altamente specializzata nel contenuto e nelle finalità: ad esempio tra i medici inglesi del ’400 era relativamente diffuso un modello pieghevole di almanacco o calendario perpetuo, di dimensioni decisamente tascabili e talora di fattura assai elegante, che serviva ad individuare i giorni del mese nei quali più efficacemente somministrare medicamenti o compiere interventi. Uno tra i più antichi esemplari finora noti, risalente alla fine del secolo XIII, è il codice Borg. lat. 355 posseduto dalla Biblioteca Apostolica Vaticana: nel panorama dei “Bat-libri” si tratta di un unicum, perché oltre ad avere una consistenza nettamente superiore rispetto agli altri (pur essendo con ogni probabilità mutilo) è il solo ad avere un contenuto giuridico. Il codice, infatti, venne allestito per Bartolomeo de Iordanis, giudice e notaio di Ferentino, la cui carriera alla fine del ’200 si svolse prevalentemente all’estero, nelle Isole britanniche, con ruoli politico-diplomatici e amministrativi anche se di livello non particolarmente elevato. Si propone in questa sede da un lato uno studio sul manufatto in sé e in particolare sul suo allestimento, indagandone anche l’origine (finora non del tutto precisata), dall’altro un’indagine sui contenuti, la natura, lo scopo dei testi selezionati per essere inclusi nella raccolta destinata ad accompagnare Bartolomeo durante le sue lunghe missioni, al fine di ricostruirne meglio la cultura, la preparazione e soprattutto le esigenze di studio e di lavoro.
«Omnia mea mecum porto». I libri di Bartolomeo de Iordano, notaio e giudice alla fine del Duecento / Mantegna, Cristina; Santoni, Francesca. - 6(2022), pp. 25-55. (Intervento presentato al convegno Giustizia, istituzioni e notai tra i secoli XII e XVII in una prospettiva europea. In ricordo di Dino Puncuh tenutosi a on-line).
«Omnia mea mecum porto». I libri di Bartolomeo de Iordano, notaio e giudice alla fine del Duecento
Mantegna, Cristina;Santoni, Francesca
2022
Abstract
I “Bat-libri”, secondo la spiritosa definizione proposta da J-P. Gumbert qualche anno fa al posto delle più diffuse (ma più banali) “libri pieghevoli / folded books / livres plicatifs” con cui sono noti alla letteratura scientifica, costituiscono un tassello particolarissimo nella storia del libro manoscritto occidentale. Si tratta infatti di prodotti di alto artigianato, talvolta lussuosi nella decorazione e nelle finiture, studiati apposta per concentrare la maggior quantità di testo nel minor spazio possibile ricorrendo a soluzioni di ingegnosa finezza quali la piegatura ripetuta delle carte, con un allestimento della pagina che consente la lettura del testo in progressione senza dover spiegare per intero i fogli, che sono tenuti poi insieme da una legatura a pinza. Nonostante si tratti di manufatti impegnativi sia nell’allestimento sia, presumibilmente, nei costi, libri di questo tipo venivano prodotti per scopi pratici spesso legati alla professione dell’utilizzatore, in modo da costituire una sorta di biblioteca estremamente portatile e in genere altamente specializzata nel contenuto e nelle finalità: ad esempio tra i medici inglesi del ’400 era relativamente diffuso un modello pieghevole di almanacco o calendario perpetuo, di dimensioni decisamente tascabili e talora di fattura assai elegante, che serviva ad individuare i giorni del mese nei quali più efficacemente somministrare medicamenti o compiere interventi. Uno tra i più antichi esemplari finora noti, risalente alla fine del secolo XIII, è il codice Borg. lat. 355 posseduto dalla Biblioteca Apostolica Vaticana: nel panorama dei “Bat-libri” si tratta di un unicum, perché oltre ad avere una consistenza nettamente superiore rispetto agli altri (pur essendo con ogni probabilità mutilo) è il solo ad avere un contenuto giuridico. Il codice, infatti, venne allestito per Bartolomeo de Iordanis, giudice e notaio di Ferentino, la cui carriera alla fine del ’200 si svolse prevalentemente all’estero, nelle Isole britanniche, con ruoli politico-diplomatici e amministrativi anche se di livello non particolarmente elevato. Si propone in questa sede da un lato uno studio sul manufatto in sé e in particolare sul suo allestimento, indagandone anche l’origine (finora non del tutto precisata), dall’altro un’indagine sui contenuti, la natura, lo scopo dei testi selezionati per essere inclusi nella raccolta destinata ad accompagnare Bartolomeo durante le sue lunghe missioni, al fine di ricostruirne meglio la cultura, la preparazione e soprattutto le esigenze di studio e di lavoro.File | Dimensione | Formato | |
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