Introverso, compatto, a-tettonico. È con queste parole-chiave che si può sinteticamente descrivere il Musée cantonal des Beaux-Arts realizzato a Losanna, in Svizzera, su progetto di Fabrizio Barozzi e Alberto Veiga. Per via della sua configurazione esterna così enfaticamente compatta e dell’introversione totale dello spazio architettonico interno, l’edificio di Barozzi e Veiga sembra non voler ricercare relazioni esplicite col panorama urbano e ferroviario in cui s’inserisce. La memoria del luogo è tuttavia evocata dalla scelta espressiva più eclatante operata dai progettisti, ovvero dare forma al nuovo museo mediante l’innesto di due volumi: la porzione di uno degli edifici esistenti presenti sul sito, un ex deposito di vagoni che si attesta direttamente sui binari, s’incastra così all’interno di un imponente parallelepipedo di oltre 145 metri di lunghezza, largo 21,5 e alto 22. Al Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna i raffinati codici espressivi che, ormai da quasi vent’anni, caratterizzano la produzione di Barozzi e Veiga incontrano il rigore costruttivo proprio dell’industria delle costruzioni elvetica. Il risultato si appalesa in un dettaglio talmente studiato in fase di progetto e curato nell’esecuzione da far risultare l’edificio, nel suo complesso, a tratti immateriale e a-tettonico: un’apparente negazione della costruzione ottenuta, paradossalmente, proprio attraverso la sua ricercatezza.
Museo cantonale di Belle Arti / Cantonal Museum of Fine Arts. La cifra espressiva di uno spazio introverso. The expressive code of an introverted space / Bologna, Alberto. - In: L'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI. - ISSN 0579-4900. - 488, novembre-dicembre 2022(2022), pp. 108-115.
Museo cantonale di Belle Arti / Cantonal Museum of Fine Arts. La cifra espressiva di uno spazio introverso. The expressive code of an introverted space
Alberto Bologna
2022
Abstract
Introverso, compatto, a-tettonico. È con queste parole-chiave che si può sinteticamente descrivere il Musée cantonal des Beaux-Arts realizzato a Losanna, in Svizzera, su progetto di Fabrizio Barozzi e Alberto Veiga. Per via della sua configurazione esterna così enfaticamente compatta e dell’introversione totale dello spazio architettonico interno, l’edificio di Barozzi e Veiga sembra non voler ricercare relazioni esplicite col panorama urbano e ferroviario in cui s’inserisce. La memoria del luogo è tuttavia evocata dalla scelta espressiva più eclatante operata dai progettisti, ovvero dare forma al nuovo museo mediante l’innesto di due volumi: la porzione di uno degli edifici esistenti presenti sul sito, un ex deposito di vagoni che si attesta direttamente sui binari, s’incastra così all’interno di un imponente parallelepipedo di oltre 145 metri di lunghezza, largo 21,5 e alto 22. Al Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna i raffinati codici espressivi che, ormai da quasi vent’anni, caratterizzano la produzione di Barozzi e Veiga incontrano il rigore costruttivo proprio dell’industria delle costruzioni elvetica. Il risultato si appalesa in un dettaglio talmente studiato in fase di progetto e curato nell’esecuzione da far risultare l’edificio, nel suo complesso, a tratti immateriale e a-tettonico: un’apparente negazione della costruzione ottenuta, paradossalmente, proprio attraverso la sua ricercatezza.File | Dimensione | Formato | |
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