The controversy on the energy matter is emblematic of two phenomena: in contemporary democracies, we find plans of emptying some of the democratic institutions, clashing with attempts of re-appropriation of spaces of democracy from below: on the one hand, the deficit of social and cultural legitimacy suffered by political institutions, on the other hand, the design of "confiscation of democracy" in which the policy maker tries to counteract prior instances of deliberative participation advanced by the public opinion. Virtually ignored by mainstream media, the debate on nuclear power has been in the middle of a dense network of conversations from below, which eventually affect public opinion. The success of the referendum on the nuclear issue enshrines the internet as an alternative political engine and, at the same time, a tool of "self-summoning" for the citizens, beyond the traditional forms of political mediation and communication media. By comparing data on old and new media, it's shown how networked conversations have ended up conditioning the media agenda and affecting the public opinion by the conveying of values and interests once alien to the interpretive framework in which the case was politically orchestrated. The still unresolved issue concerns the affinities and semantic break between old and new movements in terms of communication strategies used to achieve consensus and to overturn the status quo. It remains to understand how the media platforms will transform themselves to meet the challenge of energy emitted by these social forms of civic engagement.

Negli ultimi decenni il postmodernismo è stato associato al declino della dimensione comune dell’esistenza sociale e al ripiegamento nel privato. Tuttavia di fronte alle derive della postdemocrazia (Crouch 2004) e alla crisi del finanzcapitalismo (Gallino 2011) osserviamo segnali di rinnovato impegno sociale, che spesso provengono da soggettività e movimenti estranei alla scena tradizionale della democrazia rappresentativa. Queste forme di mobilitazione testimoniano l’emergere di pratiche di impegno civico orizzontali e partecipative, che trovano nell’esperienza dei social network un modello di organizzazione discorsiva oltre che un vero e proprio ethos culturale. Per quanto riguarda il nostro paese, abbiamo preso in esame l’impegno antinuclearista culminato nel successo della consultazione referendaria del 12-13 giugno 20111. Lo abbiamo considerato alla stregua di uno di quei casi di «politica insorgente» (Castells 2009) che prendono corpo quando un insieme di soggetti cominciano a impegnarsi attivamente per il cambiamento di un sistema politico in cui non si riconoscono. A nostro avviso, la mobilitazione referendaria ha raccolto e dato forma a una latente domanda di cambiamento sociale, che non riguarda solo il merito dei contenuti (nel caso specifico, l’opzione contro il nucleare e a favore di modelli di democrazia e cittadinanza energetica, che si basano sul principio della pro- duzione decentrata e partecipativa) ma si manifesta anche nelle forme comunicative con cui essi sono stati costruiti, promossi e fatti valere nel discorso pubblico. Le controversie energetiche esprimono un conflitto sempre più evidente nelle democrazie contemporanee, che vede contrapposti progetti di svuotamento degli istituti democratici e tentativi di riappropriazione dal basso di spazi di democrazia. Nel secondo paragrafo si tematizza il carattere culturale (e non solo materiale) delle alternative energetiche. Delineiamo due contrastanti frame sull’energia (modello di produzione centralizzata e modello di autogenerazione distribuita), riconducibili a due diverse sensibilità e pratiche comunicative (broadcasting e grassroots). Il movimento contro il nucleare è analizzato come espressione simbolica (quasi la metafora influente) di un certo modo di intendere e praticare tanto la comunicazione quanto la stessa cittadinanza politica. Il terzo paragrafo è frutto di un’analisi delle normative con cui si è cercato di rilanciare negli ultimi anni il progetto nu- cleare in Italia. Vi si mette in luce un conflitto tra tecnologie governamentali, che abbiamo definito di «confisca», e nuove pratiche di impegno sociale. Le prime cercano di sottoporre a strozzature tecnocratiche i flussi di discussione e deliberazione pubblica, le seconde lottano per conquistare spazi di comunica- zione che spezzino l’avvitamento discorsivo della politica intorno a se stessa. Il quarto paragrafo si sofferma sulla comunicazione dell’impegno antinuclearista. Da una parte, documentiamo la sua intensa attivazione nella «sfera pubblica in rete» (Benkler 2006), dall’altra ricostruiamo come esso è stato rappresentato dalle principali testate giornalistiche nazionali («Corriere della Sera» e «La Repubblica») nella settimana che ha preceduto il voto, evidenziando sia le principali dissonanze rispetto alla mobilitazione online, sia il modo in cui il racconto giornalistico si è amplificato nei social media, alimentando pratiche di autocomunicazione di massa.

Prove di democrazia energetica. La comunicazione in movimento / Gavrila, Mihaela; Borrelli, Davide.; Siciliano, Sarah. - In: RASSEGNA ITALIANA DI SOCIOLOGIA. - ISSN 0486-0349. - 4:(2013), pp. 625-648. [10.1423/76022]

Prove di democrazia energetica. La comunicazione in movimento

Gavrila, Mihaela
;
2013

Abstract

The controversy on the energy matter is emblematic of two phenomena: in contemporary democracies, we find plans of emptying some of the democratic institutions, clashing with attempts of re-appropriation of spaces of democracy from below: on the one hand, the deficit of social and cultural legitimacy suffered by political institutions, on the other hand, the design of "confiscation of democracy" in which the policy maker tries to counteract prior instances of deliberative participation advanced by the public opinion. Virtually ignored by mainstream media, the debate on nuclear power has been in the middle of a dense network of conversations from below, which eventually affect public opinion. The success of the referendum on the nuclear issue enshrines the internet as an alternative political engine and, at the same time, a tool of "self-summoning" for the citizens, beyond the traditional forms of political mediation and communication media. By comparing data on old and new media, it's shown how networked conversations have ended up conditioning the media agenda and affecting the public opinion by the conveying of values and interests once alien to the interpretive framework in which the case was politically orchestrated. The still unresolved issue concerns the affinities and semantic break between old and new movements in terms of communication strategies used to achieve consensus and to overturn the status quo. It remains to understand how the media platforms will transform themselves to meet the challenge of energy emitted by these social forms of civic engagement.
2013
Negli ultimi decenni il postmodernismo è stato associato al declino della dimensione comune dell’esistenza sociale e al ripiegamento nel privato. Tuttavia di fronte alle derive della postdemocrazia (Crouch 2004) e alla crisi del finanzcapitalismo (Gallino 2011) osserviamo segnali di rinnovato impegno sociale, che spesso provengono da soggettività e movimenti estranei alla scena tradizionale della democrazia rappresentativa. Queste forme di mobilitazione testimoniano l’emergere di pratiche di impegno civico orizzontali e partecipative, che trovano nell’esperienza dei social network un modello di organizzazione discorsiva oltre che un vero e proprio ethos culturale. Per quanto riguarda il nostro paese, abbiamo preso in esame l’impegno antinuclearista culminato nel successo della consultazione referendaria del 12-13 giugno 20111. Lo abbiamo considerato alla stregua di uno di quei casi di «politica insorgente» (Castells 2009) che prendono corpo quando un insieme di soggetti cominciano a impegnarsi attivamente per il cambiamento di un sistema politico in cui non si riconoscono. A nostro avviso, la mobilitazione referendaria ha raccolto e dato forma a una latente domanda di cambiamento sociale, che non riguarda solo il merito dei contenuti (nel caso specifico, l’opzione contro il nucleare e a favore di modelli di democrazia e cittadinanza energetica, che si basano sul principio della pro- duzione decentrata e partecipativa) ma si manifesta anche nelle forme comunicative con cui essi sono stati costruiti, promossi e fatti valere nel discorso pubblico. Le controversie energetiche esprimono un conflitto sempre più evidente nelle democrazie contemporanee, che vede contrapposti progetti di svuotamento degli istituti democratici e tentativi di riappropriazione dal basso di spazi di democrazia. Nel secondo paragrafo si tematizza il carattere culturale (e non solo materiale) delle alternative energetiche. Delineiamo due contrastanti frame sull’energia (modello di produzione centralizzata e modello di autogenerazione distribuita), riconducibili a due diverse sensibilità e pratiche comunicative (broadcasting e grassroots). Il movimento contro il nucleare è analizzato come espressione simbolica (quasi la metafora influente) di un certo modo di intendere e praticare tanto la comunicazione quanto la stessa cittadinanza politica. Il terzo paragrafo è frutto di un’analisi delle normative con cui si è cercato di rilanciare negli ultimi anni il progetto nu- cleare in Italia. Vi si mette in luce un conflitto tra tecnologie governamentali, che abbiamo definito di «confisca», e nuove pratiche di impegno sociale. Le prime cercano di sottoporre a strozzature tecnocratiche i flussi di discussione e deliberazione pubblica, le seconde lottano per conquistare spazi di comunica- zione che spezzino l’avvitamento discorsivo della politica intorno a se stessa. Il quarto paragrafo si sofferma sulla comunicazione dell’impegno antinuclearista. Da una parte, documentiamo la sua intensa attivazione nella «sfera pubblica in rete» (Benkler 2006), dall’altra ricostruiamo come esso è stato rappresentato dalle principali testate giornalistiche nazionali («Corriere della Sera» e «La Repubblica») nella settimana che ha preceduto il voto, evidenziando sia le principali dissonanze rispetto alla mobilitazione online, sia il modo in cui il racconto giornalistico si è amplificato nei social media, alimentando pratiche di autocomunicazione di massa.
Civic Engagement; Environmental Communication; Nuclear Power; Social Movements; Public Opinion.
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Prove di democrazia energetica. La comunicazione in movimento / Gavrila, Mihaela; Borrelli, Davide.; Siciliano, Sarah. - In: RASSEGNA ITALIANA DI SOCIOLOGIA. - ISSN 0486-0349. - 4:(2013), pp. 625-648. [10.1423/76022]
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1663384
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus 0
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact