The question of the persecution of Jews by fascism has been at the centre of historiographical debate for years now. This paper focuses on the reaction and interpretation that one of Italy’s main cultural institutes between the two world wars gave to Italian fascism. The Institute of Roman Studies, which counted leading Italian scholars among its collaborators, quickly welcomed the new fascist line and associated it with the tradition and myth of Rome. The paper demonstrates how in its policies an idea of race took shape and came very close to the Roman-national racism of Nicola Pende and Giacomo Acerbo. The aim was to shape a «respectable» vision capable of finding an ideological synthesis that could dialogue with the Holy See and impose a form of racism that would no longer be moderate but less aligned with the German model. Accordingly, the paper demonstrates how the Institute of Roman Studies was both a place where diverse tensions were present, inherent in mass politics, produced by the consecration of politics and by the ideologisation of religion.

La questione della persecuzione ebraica operata dal fascismo è ormai da anni al centro del dibattito storiografico. L’articolo si sofferma sulla reazione, e l’interpretazione, che uno dei principali istituti culturali italiani tra le due guerre diede al razzismo fascista. L’Istituto di Studi Romani, che annoverava tra i suoi collaboratori i principali studiosi italiani, accolse prontamente il nuovo indirizzo fascista legandolo alla tradizione e al mito di Roma. Il contributo mostra come nelle sue iniziative prese forma un’idea di razza che si avvicinava moltissimo al razzismo nazional-romano di Nicola Pende e Giacomo Acerbo, con lo scopo di dar forma a una visione «rispettabile» che fosse capace di trovare una sintesi ideologica in grado di dialogare con la Santa Sede e di imporre un razzismo non più moderato ma meno schiacciato sul modello tedesco. In tal modo, l’autore mostra come l’Istituto di Studi Romani sia un luogo dov’è possibile registrare le diverse tensioni, insite nella politica di massa, prodotte dalla sacralizzazione della politica e dall’ideologizzazione della religione.

Mito della romanità e razzismo nazional-romano. Le leggi del 1938 e l’Istituto di Studi Romani / Aramini, Donatello. - In: ANNALI DI STORIA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE. - ISSN 1127-8250. - 2/2022(2022), pp. 327-362. [10.17396/105588]

Mito della romanità e razzismo nazional-romano. Le leggi del 1938 e l’Istituto di Studi Romani

Donatello Aramini
2022

Abstract

The question of the persecution of Jews by fascism has been at the centre of historiographical debate for years now. This paper focuses on the reaction and interpretation that one of Italy’s main cultural institutes between the two world wars gave to Italian fascism. The Institute of Roman Studies, which counted leading Italian scholars among its collaborators, quickly welcomed the new fascist line and associated it with the tradition and myth of Rome. The paper demonstrates how in its policies an idea of race took shape and came very close to the Roman-national racism of Nicola Pende and Giacomo Acerbo. The aim was to shape a «respectable» vision capable of finding an ideological synthesis that could dialogue with the Holy See and impose a form of racism that would no longer be moderate but less aligned with the German model. Accordingly, the paper demonstrates how the Institute of Roman Studies was both a place where diverse tensions were present, inherent in mass politics, produced by the consecration of politics and by the ideologisation of religion.
2022
La questione della persecuzione ebraica operata dal fascismo è ormai da anni al centro del dibattito storiografico. L’articolo si sofferma sulla reazione, e l’interpretazione, che uno dei principali istituti culturali italiani tra le due guerre diede al razzismo fascista. L’Istituto di Studi Romani, che annoverava tra i suoi collaboratori i principali studiosi italiani, accolse prontamente il nuovo indirizzo fascista legandolo alla tradizione e al mito di Roma. Il contributo mostra come nelle sue iniziative prese forma un’idea di razza che si avvicinava moltissimo al razzismo nazional-romano di Nicola Pende e Giacomo Acerbo, con lo scopo di dar forma a una visione «rispettabile» che fosse capace di trovare una sintesi ideologica in grado di dialogare con la Santa Sede e di imporre un razzismo non più moderato ma meno schiacciato sul modello tedesco. In tal modo, l’autore mostra come l’Istituto di Studi Romani sia un luogo dov’è possibile registrare le diverse tensioni, insite nella politica di massa, prodotte dalla sacralizzazione della politica e dall’ideologizzazione della religione.
Institute of roman studies; fascism; racial laws; persecution of jews; myth of romanity
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Mito della romanità e razzismo nazional-romano. Le leggi del 1938 e l’Istituto di Studi Romani / Aramini, Donatello. - In: ANNALI DI STORIA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE. - ISSN 1127-8250. - 2/2022(2022), pp. 327-362. [10.17396/105588]
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