L’articolo analizza criticamente il processo attraverso il quale, in Italia, concezioni differenti della psicologia abbiano prodotto nel corso del XX Secolo, sue diverse funzioni applicative nella società italiana. Viene messo in luce come, specialmente a Roma, la disciplina psicologica abbia subito all’interno dell’università diverse trasformazioni a seconda del contesto politico-culturale dominante. In particolare, viene sottolineato come da una prima matrice naturalistica di derivazione positivista, la psicologia abbia conosciuto una propria crisi, a partire dalla seconda metà degli anni Venti, con l’assumere un approccio applicativo utile all’ordine totalitario del regime fascista. Viene dunque analizzata la discontinuità che la cultura marxista delle scienze umane ha prodotto nella rinascita nel dopoguerra della psicologia la quale, parallelamente alle trasformazioni economico-sociali di quel periodo, ha saputo trovare nell’università uno spazio nuovo a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta. Nella nostra ricostruzione, questa ripresa venne infatti sostenuta dalla discontinuità operata da Ernesto Valentini nel creare all’Università di Roma nel 1963, accanto a quello già esistente della Facoltà di Medicina e Chirurgia, un secondo Istituto di Psicologia nella Facoltà di Magistero presso cui, nel 1971, nacque in parallelo a quello inaugurato all’Università di Padova, il primo Corso di laurea in Psicologia. L’ipotesi discontinuista sostenuta nelle conclusioni è ulteriormente confermata dagli accesi dibattiti registrati tra gli anni Settanta e Ottanta che daranno luogo alla riforma quinquennale degli studi psicologici della seconda metà degli anni Ottanta
Storia e critica del contesto socio-politico e scientificoculturale della istituzione del Corso di laurea in Psicologia all’Università di Roma. Marxismo e scienze psicologiche negli anni Sessanta e Settanta / Lombardo, Giovanni Pietro Vladimiro; Romano, Andrea. - In: GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA. - ISSN 0390-5349. - (2022).
Storia e critica del contesto socio-politico e scientificoculturale della istituzione del Corso di laurea in Psicologia all’Università di Roma. Marxismo e scienze psicologiche negli anni Sessanta e Settanta
Giovanni Pietro Lombardo
Primo
;Andrea RomanoSecondo
2022
Abstract
L’articolo analizza criticamente il processo attraverso il quale, in Italia, concezioni differenti della psicologia abbiano prodotto nel corso del XX Secolo, sue diverse funzioni applicative nella società italiana. Viene messo in luce come, specialmente a Roma, la disciplina psicologica abbia subito all’interno dell’università diverse trasformazioni a seconda del contesto politico-culturale dominante. In particolare, viene sottolineato come da una prima matrice naturalistica di derivazione positivista, la psicologia abbia conosciuto una propria crisi, a partire dalla seconda metà degli anni Venti, con l’assumere un approccio applicativo utile all’ordine totalitario del regime fascista. Viene dunque analizzata la discontinuità che la cultura marxista delle scienze umane ha prodotto nella rinascita nel dopoguerra della psicologia la quale, parallelamente alle trasformazioni economico-sociali di quel periodo, ha saputo trovare nell’università uno spazio nuovo a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta. Nella nostra ricostruzione, questa ripresa venne infatti sostenuta dalla discontinuità operata da Ernesto Valentini nel creare all’Università di Roma nel 1963, accanto a quello già esistente della Facoltà di Medicina e Chirurgia, un secondo Istituto di Psicologia nella Facoltà di Magistero presso cui, nel 1971, nacque in parallelo a quello inaugurato all’Università di Padova, il primo Corso di laurea in Psicologia. L’ipotesi discontinuista sostenuta nelle conclusioni è ulteriormente confermata dagli accesi dibattiti registrati tra gli anni Settanta e Ottanta che daranno luogo alla riforma quinquennale degli studi psicologici della seconda metà degli anni OttantaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.