Secondo Francesco Orlando, la letteratura è la sede istituzionalizzata di una formazione di compromesso tra istanze emotive, ideologiche e assiologiche contrapposte. Il testo è capace di accogliere e valorizzare entrambi gli esponenti di una logica bipolare attraverso una costruzione ambigua e antinomica che, in chiave etico-giuridica, potrebbe offrire spazio sia alla voce della vittima che a quella del carnefice. Il fenomeno letterario ospita da sempre le ragioni e le prospettive dei criminali, degli improbi, degli antagonisti; ciononostante, come ha notato Walter Siti (2021), ultimamente tale attenzione si è tradotta in superficialità formale ed è scaduta in una trasparenza metaforica necessaria alla trasmissione dei temi ma dannosa nei confronti della tessitura figurale. I romanzi degli ultimi decenni dedicati alle figure moralmente e politicamente scorrette – basti pensare alla cosiddetta Trump era fiction, o a Harvey di Emma Cline (2020) – si sono limitati ad assumere i punti di vista dei “malvagi” senza restituire al male l’eloquenza, la capacità oratoria, il fascino puramente espressivo dei quali ha sempre disposto. Come testimoniano i grandi capolavori della letteratura occidentale, da Phèdre a Lolita, esiste infatti uno specifico “discorso del carnefice” con le proprie strategie retoriche e inclinazioni formali: la malvagità può essere interpretata anche come un fenomeno linguistico contraddistinto da un vocabolario figurale ora elocutivo, ora dispositivo, ora inventivo. Questo contributo intende indagare i caratteri peculiari di tale discorso del carnefice tramite un campione di testi proveniente dagli ultimi decenni del secolo scorso, evidenziando l’urgenza anche da parte della forma di farsi eticamente ambigua e politica – come voleva Adorno – quanto il contenuto, mediante pratiche figurali quali l’unreliable narrator o il narratore implicato (dispositio), associazioni, intersezioni ed esteriorizzazioni (inventio), partiture fonetiche e sintattiche (elocutio), etc.
Per una teoria del "discorso del villain". Forma e retorica dei cattivi sentimenti / Baratta, Aldo. - (2022), pp. 317-329. (Intervento presentato al convegno 978-88-5526-793-9 tenutosi a Milan, Italy).
Per una teoria del "discorso del villain". Forma e retorica dei cattivi sentimenti
Aldo Baratta
2022
Abstract
Secondo Francesco Orlando, la letteratura è la sede istituzionalizzata di una formazione di compromesso tra istanze emotive, ideologiche e assiologiche contrapposte. Il testo è capace di accogliere e valorizzare entrambi gli esponenti di una logica bipolare attraverso una costruzione ambigua e antinomica che, in chiave etico-giuridica, potrebbe offrire spazio sia alla voce della vittima che a quella del carnefice. Il fenomeno letterario ospita da sempre le ragioni e le prospettive dei criminali, degli improbi, degli antagonisti; ciononostante, come ha notato Walter Siti (2021), ultimamente tale attenzione si è tradotta in superficialità formale ed è scaduta in una trasparenza metaforica necessaria alla trasmissione dei temi ma dannosa nei confronti della tessitura figurale. I romanzi degli ultimi decenni dedicati alle figure moralmente e politicamente scorrette – basti pensare alla cosiddetta Trump era fiction, o a Harvey di Emma Cline (2020) – si sono limitati ad assumere i punti di vista dei “malvagi” senza restituire al male l’eloquenza, la capacità oratoria, il fascino puramente espressivo dei quali ha sempre disposto. Come testimoniano i grandi capolavori della letteratura occidentale, da Phèdre a Lolita, esiste infatti uno specifico “discorso del carnefice” con le proprie strategie retoriche e inclinazioni formali: la malvagità può essere interpretata anche come un fenomeno linguistico contraddistinto da un vocabolario figurale ora elocutivo, ora dispositivo, ora inventivo. Questo contributo intende indagare i caratteri peculiari di tale discorso del carnefice tramite un campione di testi proveniente dagli ultimi decenni del secolo scorso, evidenziando l’urgenza anche da parte della forma di farsi eticamente ambigua e politica – come voleva Adorno – quanto il contenuto, mediante pratiche figurali quali l’unreliable narrator o il narratore implicato (dispositio), associazioni, intersezioni ed esteriorizzazioni (inventio), partiture fonetiche e sintattiche (elocutio), etc.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.