La distinzione che potrebbe essere fatta oggi tra un uso “produttivo” ed un uso solamente “riproduttivo” delle nuove tecnologie sembra richiamare la situazione degli anni Venti del Novecento alla luce delle nuove tecniche di riproduzione messe allora a disposizione della ricerca. Le ricerche attuali che fanno ricorso alle tecnologie per la modellazione 3D, infatti, sembrano orientare le loro attenzioni prevalentemente sulle procedure dei software e sulla mera riproduzione di oggetti e manufatti, piuttosto che interrogarsi su un uso alternativo delle potenzialità offerte dai nuovi strumenti e sulla ideazione di nuovi tipi di rappresentazioni o di forme. L’attenzione che viene riposta sulla riproduzione di immagini che aspirano ad essere recepite come cloni dei referenti esistenti nella realtà percepita (a meno degli indizi tattili, olfattivi ed uditivi), fa sì che le componenti concettuali delle ricerche siano spesso sacrificate in nome della dimostrazione di una presunta scientificità insita nel “rigore procedurale”. Nella costante produzione e disseminazione di nuvole di punti, frutto delle scansioni con laser scanner, viene spesso da chiedersi se nella descrizione delle operazioni procedurali eseguite – tra quelle consentite da un software comunque in commercio – vi sia l’effettiva testimonianza di una ricerca eseguita con valore scientifico e di apporti innovativi che vadano oltre a quelli già dati dagli sviluppatori dei software ai quali si fa ricorso nella veste di utenti.
Uso produttivo e riproduttivo del 3D modeling / Quici, Fabio. - (2018), pp. 38-43. (Intervento presentato al convegno 3D Modeling & BIM. Nuove Frontiere tenutosi a Roma).
Uso produttivo e riproduttivo del 3D modeling
Quici Fabio
2018
Abstract
La distinzione che potrebbe essere fatta oggi tra un uso “produttivo” ed un uso solamente “riproduttivo” delle nuove tecnologie sembra richiamare la situazione degli anni Venti del Novecento alla luce delle nuove tecniche di riproduzione messe allora a disposizione della ricerca. Le ricerche attuali che fanno ricorso alle tecnologie per la modellazione 3D, infatti, sembrano orientare le loro attenzioni prevalentemente sulle procedure dei software e sulla mera riproduzione di oggetti e manufatti, piuttosto che interrogarsi su un uso alternativo delle potenzialità offerte dai nuovi strumenti e sulla ideazione di nuovi tipi di rappresentazioni o di forme. L’attenzione che viene riposta sulla riproduzione di immagini che aspirano ad essere recepite come cloni dei referenti esistenti nella realtà percepita (a meno degli indizi tattili, olfattivi ed uditivi), fa sì che le componenti concettuali delle ricerche siano spesso sacrificate in nome della dimostrazione di una presunta scientificità insita nel “rigore procedurale”. Nella costante produzione e disseminazione di nuvole di punti, frutto delle scansioni con laser scanner, viene spesso da chiedersi se nella descrizione delle operazioni procedurali eseguite – tra quelle consentite da un software comunque in commercio – vi sia l’effettiva testimonianza di una ricerca eseguita con valore scientifico e di apporti innovativi che vadano oltre a quelli già dati dagli sviluppatori dei software ai quali si fa ricorso nella veste di utenti.File | Dimensione | Formato | |
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