Nell’anno delle celebrazioni per il bicentenario di Antonio Canova (1757-1822), l’associazione culturale Canova22 inaugura la nuova stagione artistica con la mostra PRATIVANWEES. Viaggi e riflessi, un evento in cui il dialogo tra le opere di Franz Prati e le sculture di Mara Van Wees, sfocia in un omaggio al genio di Possagno. La sede della mostra assume già di per sé un aspetto non marginale. Camminando lungo via Canova per raggiungere la galleria, si è accompagnati dalla stagliante presenza del San Giacomo, ancorato come una nave nel tessuto urbano del Tridente, che con la sua massa severa serra la vista a nord, aprendoci una visuale verso il tramonto filtrato dai platani svettanti dal Lungotevere in Augusta. Viene dunque quasi spontaneo varcare la soglia di Canova22, il cui accedervi equivale a un’effimera fuga spaziotemporale, all’entrare in una dimensione parallela, successiva. Ci si immerge totalmente in uno scrigno ignoto, distinto dalla vita senza sosta della città contemporanea – che lì a pochi metri scorre –, in cui tutto sembra avere un tempo diverso, che fluisce più lentamente. Uno spazio dinamico ma silente, dove lo sguardo si perde in una piccola realtà labirintica, che si risolve in un luogo unitario e ben definito: la fornace del Canova, illuminata dall’alto da un oculo centrale; un calidarium in una scala più umana, intimo e segreto.
PRATIVANWEES. Viaggi e riflessi: di Franz Prati e Mara Van Wees / Schiavo, Antonio. - (2022).
PRATIVANWEES. Viaggi e riflessi: di Franz Prati e Mara Van Wees
Antonio Schiavo
2022
Abstract
Nell’anno delle celebrazioni per il bicentenario di Antonio Canova (1757-1822), l’associazione culturale Canova22 inaugura la nuova stagione artistica con la mostra PRATIVANWEES. Viaggi e riflessi, un evento in cui il dialogo tra le opere di Franz Prati e le sculture di Mara Van Wees, sfocia in un omaggio al genio di Possagno. La sede della mostra assume già di per sé un aspetto non marginale. Camminando lungo via Canova per raggiungere la galleria, si è accompagnati dalla stagliante presenza del San Giacomo, ancorato come una nave nel tessuto urbano del Tridente, che con la sua massa severa serra la vista a nord, aprendoci una visuale verso il tramonto filtrato dai platani svettanti dal Lungotevere in Augusta. Viene dunque quasi spontaneo varcare la soglia di Canova22, il cui accedervi equivale a un’effimera fuga spaziotemporale, all’entrare in una dimensione parallela, successiva. Ci si immerge totalmente in uno scrigno ignoto, distinto dalla vita senza sosta della città contemporanea – che lì a pochi metri scorre –, in cui tutto sembra avere un tempo diverso, che fluisce più lentamente. Uno spazio dinamico ma silente, dove lo sguardo si perde in una piccola realtà labirintica, che si risolve in un luogo unitario e ben definito: la fornace del Canova, illuminata dall’alto da un oculo centrale; un calidarium in una scala più umana, intimo e segreto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.