“Chi è il soggetto che abita questa idea di casa? Come costruisce le forme del suo abitare?” (Iñaki Abalos, 2009) La casa, luogo architettonico per eccellenza, condiziona ed è condizionata dalla percezione spaziale, modulata secondo le nostre esigenze, in cui il corpo diventa misura dell’ambiente da vivere. Sono molte sono le condizioni che portano ad avere una diversa percezione dello spazio. Si parla di disabilità che possono essere sensoriali, motorie, psichiche ed ognuna comporta una percezione diversa dello spazio. Si cerca un’architettura inclusiva, sintetica e polipercettibile utilizzando il miglioramento della qualità dello spazio costruito come veicolo di uguaglianza sociale. Questo è il principio alla base del progetto di Takeshi Hosaka che realizza, per i suoi clienti non udenti, la casa “RoomRoom” con 100 piccole finestre per consentire ai genitori, che si relazionano con i propri figli solo attraverso il linguaggio dei segni, una comunicazione veloce e la possibilità di seguire tutti i loro movimenti. Un approccio protesico volto a valorizzare la capacità del soggetto. Questo è ciò che accade nella Maison à Bordeaux, di Rem Koolhaas, in cui il proprietario, costretto su una sedia a ruote, desidera una casa che esprima la complessità di una vita diversa, poiché ora “sarà la casa a definire il suo mondo”. (Domus, 1999) Non si tratta di una “messa a norma” ma di soluzioni necessarie che potrebbero entrare nella quotidianità di tutti noi, fino ad arricchire e rendere questo processo inclusivo. Ci si deve concentrare su un’utenza ampliata, inesplorata e da cui è possibile acquisire capacità che permettano di progettare in modo consapevole. Appare quindi chiaro quanto le nostre capacità cognitive siano condizionate dall’ambiente in cui viviamo, ma, allora, se variano le nostre capacità cognitive non dovrebbe variare anche l’ambiente in cui viviamo? Questo saggio vuole indagare una nuova conformazione dello spazio, “una casa per ciascuno”, che permetta di esaltare le abilità, ricordando che l’architettura è al servizio di chi la usa.
Per una nuova casa italiana. Atti del primo Convegno del Laboratorio di ricerca «Per una nuova casa italiana» / Pecilli, Chiara. - (2022), pp. 238-243. (Intervento presentato al convegno Per una nuoca casa italiana tenutosi a online).
Per una nuova casa italiana. Atti del primo Convegno del Laboratorio di ricerca «Per una nuova casa italiana»
Pecilli
2022
Abstract
“Chi è il soggetto che abita questa idea di casa? Come costruisce le forme del suo abitare?” (Iñaki Abalos, 2009) La casa, luogo architettonico per eccellenza, condiziona ed è condizionata dalla percezione spaziale, modulata secondo le nostre esigenze, in cui il corpo diventa misura dell’ambiente da vivere. Sono molte sono le condizioni che portano ad avere una diversa percezione dello spazio. Si parla di disabilità che possono essere sensoriali, motorie, psichiche ed ognuna comporta una percezione diversa dello spazio. Si cerca un’architettura inclusiva, sintetica e polipercettibile utilizzando il miglioramento della qualità dello spazio costruito come veicolo di uguaglianza sociale. Questo è il principio alla base del progetto di Takeshi Hosaka che realizza, per i suoi clienti non udenti, la casa “RoomRoom” con 100 piccole finestre per consentire ai genitori, che si relazionano con i propri figli solo attraverso il linguaggio dei segni, una comunicazione veloce e la possibilità di seguire tutti i loro movimenti. Un approccio protesico volto a valorizzare la capacità del soggetto. Questo è ciò che accade nella Maison à Bordeaux, di Rem Koolhaas, in cui il proprietario, costretto su una sedia a ruote, desidera una casa che esprima la complessità di una vita diversa, poiché ora “sarà la casa a definire il suo mondo”. (Domus, 1999) Non si tratta di una “messa a norma” ma di soluzioni necessarie che potrebbero entrare nella quotidianità di tutti noi, fino ad arricchire e rendere questo processo inclusivo. Ci si deve concentrare su un’utenza ampliata, inesplorata e da cui è possibile acquisire capacità che permettano di progettare in modo consapevole. Appare quindi chiaro quanto le nostre capacità cognitive siano condizionate dall’ambiente in cui viviamo, ma, allora, se variano le nostre capacità cognitive non dovrebbe variare anche l’ambiente in cui viviamo? Questo saggio vuole indagare una nuova conformazione dello spazio, “una casa per ciascuno”, che permetta di esaltare le abilità, ricordando che l’architettura è al servizio di chi la usa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.