Il rischio è un problema che esiste da sempre. Basterebbe leggere le pagine di romanzi come I promessi sposi, Oliver Twist o Il profumo per farsi un’idea dei pericoli ai quali gli uomini erano assoggettati. Pericoli di ogni tipo, da quello della criminalità a quello dell’igiene e dell’alimentazione. Con l’avvento della società post-industriale il problema del rischio ha cambiato aspetto e, con esso, quello specifico del rischio alimentare. Eppure, nella società postmoderna (Lyotard, 1979) o, se si preferisce, in quella che altri studiosi hanno chiamato modernità radicale (Giddens, 1990) o modernità riflessiva (Beck, 1986) o tarda modernità o, ancora, surmodernità (Augé, 1992), l’alimentazione – etimologicamente intesa - sembrerebbe attirare un interesse secondario. La parola alimentazione viene da alimento, termine che proviene dal latino alere, cioè nutrire. La semplice ingestione di cibo mirata al proprio sostentamento e all’autoconservazione è soltanto una delle possibili opzioni che si celano dietro l’atto del mangiare. Certamente fondamentale, ma non unica. Il prezzo che l’occidente della modernità radicale paga all’ambizione di libertà degli individui si riverbera su un enorme ventaglio di possibilità espressive, tra le quali il mangiare (Fabris, 2003). Ma questa libertà espressiva, con la conseguente affermazione della propria soggettività, ha un costo, e questo costo ha un nome: rischio. Ecco, è da qui che si potrebbe partire: dalla messa a fuoco del nodo concettuale che lega società, rischio e alimentazione. La prospettiva che adottata nel saggio è quella che vede il problema del rischio alimentare incardinato in un più ampio contesto, del quale il rischio alimentare stesso non è che uno degli inevitabili prodotti. Per chiarire questa prospettiva, sarà dunque necessario spiegare perché, a partire dalla seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso, si sia cominciato a parlare di società del rischio, quali siano le teorie sociologiche che cercano di dare conto delle dimensioni concettuali della società del rischio e come queste possano essere applicate al problema della percezione del rischio alimentare e, più in generale, delle condotte alimentari.
Società rischio e alimentazione / Nobile, Stefano. - STAMPA. - (2007), pp. 127-157.
Società rischio e alimentazione
NOBILE, STEFANO
2007
Abstract
Il rischio è un problema che esiste da sempre. Basterebbe leggere le pagine di romanzi come I promessi sposi, Oliver Twist o Il profumo per farsi un’idea dei pericoli ai quali gli uomini erano assoggettati. Pericoli di ogni tipo, da quello della criminalità a quello dell’igiene e dell’alimentazione. Con l’avvento della società post-industriale il problema del rischio ha cambiato aspetto e, con esso, quello specifico del rischio alimentare. Eppure, nella società postmoderna (Lyotard, 1979) o, se si preferisce, in quella che altri studiosi hanno chiamato modernità radicale (Giddens, 1990) o modernità riflessiva (Beck, 1986) o tarda modernità o, ancora, surmodernità (Augé, 1992), l’alimentazione – etimologicamente intesa - sembrerebbe attirare un interesse secondario. La parola alimentazione viene da alimento, termine che proviene dal latino alere, cioè nutrire. La semplice ingestione di cibo mirata al proprio sostentamento e all’autoconservazione è soltanto una delle possibili opzioni che si celano dietro l’atto del mangiare. Certamente fondamentale, ma non unica. Il prezzo che l’occidente della modernità radicale paga all’ambizione di libertà degli individui si riverbera su un enorme ventaglio di possibilità espressive, tra le quali il mangiare (Fabris, 2003). Ma questa libertà espressiva, con la conseguente affermazione della propria soggettività, ha un costo, e questo costo ha un nome: rischio. Ecco, è da qui che si potrebbe partire: dalla messa a fuoco del nodo concettuale che lega società, rischio e alimentazione. La prospettiva che adottata nel saggio è quella che vede il problema del rischio alimentare incardinato in un più ampio contesto, del quale il rischio alimentare stesso non è che uno degli inevitabili prodotti. Per chiarire questa prospettiva, sarà dunque necessario spiegare perché, a partire dalla seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso, si sia cominciato a parlare di società del rischio, quali siano le teorie sociologiche che cercano di dare conto delle dimensioni concettuali della società del rischio e come queste possano essere applicate al problema della percezione del rischio alimentare e, più in generale, delle condotte alimentari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.