Gli effetti catastrofici dell'Antropocene sono sempre più evidenti. Le manifestazioni di crisi non sono solo ambientali, ma anche economiche, sociali, politiche, etiche; che combinate con gli immaginari distopici del futuro, suggeriscono la necessità di un cambio di paradigma. A questo riguardo, i Commons sono visti come un'alternativa per una transizione verso un'economia post-capitalista. In questo contesto dell'Antropocene, il Design per l'innovazione sociale rimane inteso come un'azione "umanitaria", legata alla logica della mercificazione; motivo per cui alcuni chiedono di decolonizzare il Design dalle astrazioni occidentali. La ricerca si è concentrata sul rapporto tra Design e Commons, con un'attenzione al pensiero decoloniale. L'idea è quella di comprendere il ruolo del Design nel contribuire a spostare i paradigmi da un'economia di crescita estrattivista a un'economia delle risorse; un design legato alle situazioni invece che agli oggetti. L'indagine ha seguito un approccio di ricerca-azione che prevedeva di "abitare" le oasi di Chenini e Jemna in Tunisia, come Commons/Community Economies in crisi. È stato condotto un esperimento di design collaborativo utilizzando una linea di pensiero post-sviluppista/femminista, considerando i concetti di "Radical Imagination", "Epistemologies of the South" e "Situated Knowledge". Ne è emersa una prospettiva diversa per la ricerca progettuale, realmente radicata nel presente e capace di portare le comunità e i contesti coinvolti verso un futuro realizzabile.
(Reflextion) on design as/for common(s)/decolonial participatory experiences for post-capitalist resilient future(s) / Azouzi, Safouan. - (2022 Sep 23).
(Reflextion) on design as/for common(s)/decolonial participatory experiences for post-capitalist resilient future(s)
AZOUZI, SAFOUAN
23/09/2022
Abstract
Gli effetti catastrofici dell'Antropocene sono sempre più evidenti. Le manifestazioni di crisi non sono solo ambientali, ma anche economiche, sociali, politiche, etiche; che combinate con gli immaginari distopici del futuro, suggeriscono la necessità di un cambio di paradigma. A questo riguardo, i Commons sono visti come un'alternativa per una transizione verso un'economia post-capitalista. In questo contesto dell'Antropocene, il Design per l'innovazione sociale rimane inteso come un'azione "umanitaria", legata alla logica della mercificazione; motivo per cui alcuni chiedono di decolonizzare il Design dalle astrazioni occidentali. La ricerca si è concentrata sul rapporto tra Design e Commons, con un'attenzione al pensiero decoloniale. L'idea è quella di comprendere il ruolo del Design nel contribuire a spostare i paradigmi da un'economia di crescita estrattivista a un'economia delle risorse; un design legato alle situazioni invece che agli oggetti. L'indagine ha seguito un approccio di ricerca-azione che prevedeva di "abitare" le oasi di Chenini e Jemna in Tunisia, come Commons/Community Economies in crisi. È stato condotto un esperimento di design collaborativo utilizzando una linea di pensiero post-sviluppista/femminista, considerando i concetti di "Radical Imagination", "Epistemologies of the South" e "Situated Knowledge". Ne è emersa una prospettiva diversa per la ricerca progettuale, realmente radicata nel presente e capace di portare le comunità e i contesti coinvolti verso un futuro realizzabile.File | Dimensione | Formato | |
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