I dati Istat mostrano che al 2020 Il 56% degli italiani vive in città, con numeri in crescita nell’ultimo decennio (Milano 6,5% Roma 9%). Molti fattori, tra cui il decremento demografico, nuove forme di abitare collettivo e l’alta mobilità, hanno mutato la richiesta rivolta ai progettisti: non più una casa a tutti, ma spazi di qualità per ciascuno. Questo contributo si promette di ripensare l’abitare partendo dal suo requisito minimo: il vuoto della casa. L’analisi verte su due qualità, già cardine della sperimentazione moderna, tuttora carenti nell’alloggio urbano: lo spazio libero e la luce. Partendo da sperimentazioni artistiche che hanno messo in crisi la residenza urbana dall’interno, ad esempio le Cells di Absalon, si propone un nuovo standard come fulcro della futura casa italiana: un ambiente vuoto con volume di 80 m3 e doppio affaccio. Un indirizzo progettuale non diverso, nello spirito, dagli schemi dei Manuali INA Casa, con cui si suggerivano relazioni spaziali adattabili alle diverse esigenze della penisola. Un raum loosiano modulabile in base alle contingenze anche attraverso meccanismi di autoprogettazione, ampliando dall’oggetto allo spazio le pratiche suggerite da Enzo Mari. Schemi spaziali, dunque, generalizzabili ma non generici. Questa proposta, inoltre, mira a problematizzare la residenza classica come ambiente gerarchico, capace di imporre implicitamente azioni e ruoli, soprattutto alle donne. Lo spazio libero, al contrario, amplificando le possibilità di uso, richiede una negoziazione continua degli ambienti e per questo contribuisce alla messa in discussione di prassi tanto consolidate quanto dannose, all’interno delle abitazioni e come strutture sociali. Questo lavoro vuole, così, rimettere al centro della progettazione della residenza italiana una proposizione spaziale minima, il cui contenuto sia volutamente aperto ed interpretabile, con un committente astratto ma non ideale, e la cui metrica rispetti un canone tanto semplice quanto inderogabile.

80 m3 di vuoto. La proposizione spaziale minima dell’abitare contemporaneo / Marchese, Edoardo. - (2022), pp. 142-147. (Intervento presentato al convegno Per una nuova casa italiana tenutosi a Pisa).

80 m3 di vuoto. La proposizione spaziale minima dell’abitare contemporaneo

Edoardo Marchese
Primo
2022

Abstract

I dati Istat mostrano che al 2020 Il 56% degli italiani vive in città, con numeri in crescita nell’ultimo decennio (Milano 6,5% Roma 9%). Molti fattori, tra cui il decremento demografico, nuove forme di abitare collettivo e l’alta mobilità, hanno mutato la richiesta rivolta ai progettisti: non più una casa a tutti, ma spazi di qualità per ciascuno. Questo contributo si promette di ripensare l’abitare partendo dal suo requisito minimo: il vuoto della casa. L’analisi verte su due qualità, già cardine della sperimentazione moderna, tuttora carenti nell’alloggio urbano: lo spazio libero e la luce. Partendo da sperimentazioni artistiche che hanno messo in crisi la residenza urbana dall’interno, ad esempio le Cells di Absalon, si propone un nuovo standard come fulcro della futura casa italiana: un ambiente vuoto con volume di 80 m3 e doppio affaccio. Un indirizzo progettuale non diverso, nello spirito, dagli schemi dei Manuali INA Casa, con cui si suggerivano relazioni spaziali adattabili alle diverse esigenze della penisola. Un raum loosiano modulabile in base alle contingenze anche attraverso meccanismi di autoprogettazione, ampliando dall’oggetto allo spazio le pratiche suggerite da Enzo Mari. Schemi spaziali, dunque, generalizzabili ma non generici. Questa proposta, inoltre, mira a problematizzare la residenza classica come ambiente gerarchico, capace di imporre implicitamente azioni e ruoli, soprattutto alle donne. Lo spazio libero, al contrario, amplificando le possibilità di uso, richiede una negoziazione continua degli ambienti e per questo contribuisce alla messa in discussione di prassi tanto consolidate quanto dannose, all’interno delle abitazioni e come strutture sociali. Questo lavoro vuole, così, rimettere al centro della progettazione della residenza italiana una proposizione spaziale minima, il cui contenuto sia volutamente aperto ed interpretabile, con un committente astratto ma non ideale, e la cui metrica rispetti un canone tanto semplice quanto inderogabile.
2022
Per una nuova casa italiana
residenza; covid-19; spazio vuoto; Absalon; Enzo Mari; autocostruzione; ibridazione spaziale
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
80 m3 di vuoto. La proposizione spaziale minima dell’abitare contemporaneo / Marchese, Edoardo. - (2022), pp. 142-147. (Intervento presentato al convegno Per una nuova casa italiana tenutosi a Pisa).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1652939
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