This paper considers the role of Pentecostal Spirituality among contemporary Eritrean communities in Rome (Italy), taking as its case study the main Eritrean Pentecostal Church. The analysis centers upon a ritual of collective exorcism performed in the above mentioned church, which aims at casting out an evil spirit. This spirit blamed by Eritrean Refugees for their obsession with material problems, such as unemployment and safe housing, as well as with obstacles to their border crossing. Eritrean Refugees became stuck in Italy because of the so-called “Dublin System”, which did not allow them to move to Northern-European countries, where they had initially planned to realize the life pattern imagined before the departure and during the journey. The paper explores the peculiar position occupied by the contemporary Eritrean Diaspora: while disconnected from the political horizons of Eritrean revolutionary nationalism, they struggle to fit into global horizons of values and expectations because of their marginal structural position. Suspended between these two worlds, their condition evokes a “crisis of the presence”, irremediably linked to issues of agentivity: on the one hand, a cultural horizon – Eritrean revolutionary nationalism – within which action is oriented towards objectives they do not share anymore; on the other hand, new pattern of expectations in which the objectives are shared but at the same time are out of reach, due to their position within the global order, which “structures” their capacity to act through laws, borders and power relationships. In this sense, Pentecostal exorcism is here understood as a form of symbolic redemption, whose effectiveness should be analyzed in the context of an existential crisis. The analysis is set against a theoretical backdrop provided by authors such as Lanternari, de Martino, John and Jean Comaroff, Ardener, Mbembe.

Questo lavoro analizza i molteplici aspetti di un esorcismo collettivo in una chiesa pentecostale di rifugiati Eritrei a Roma, in cui viene evocato un demone che li costringerebbe a pensare ossessivamente alla mancanza di lavoro, di sicurezze abitative e della possibilità di attraversare i confini. I rifugiati Eritrei, a causa del cosiddetto Sistema Dublino, si ritrovavano in Italia senza possibilità di raggiungere i paesi del Nord, dove poter realizzare un modello di vita immaginato prima della partenza e durante il viaggio. Il lavoro esplora la condizione storica degli Eritrei che, abbandonato il nazionalismo rivoluzionario eritreo, provano ad agganciarsi ad un nuovo orizzonte di aspettative, senza potervisi completamente radicare a causa della posizione nella struttura sociale. Sospesi tra questi due orizzonti, la loro condizione appare come una “crisi della presenza” legata all’agire: da un lato, un orizzonte culturale, il nazionalismo rivoluzionario eritreo, in cui l’agire è orientato ad obiettivi che non si condividono più, mentre in diaspora si aderisce ad un modello di aspettative – basato sull’accesso ai consumi, il successo personale, un determinato concetto di diritto – del quale si condividono gli obiettivi tuttavia impossibili da raggiungere con il proprio agire, perché di mezzo vi è la struttura sociale, con i suoi rapporti di potere, le sue delimitazione dell’azione e soprattutto con la sua forte diseguaglianza nella distribuzione delle possibilità di accesso al reddito. In questo senso l’esorcismo pentecostale viene interpretato come un meccanismo di risoluzione simbolica di questa particolare crisi. L’analisi si inserirà in una cornice teorica che fa dialogare autori di scuole ed epoche diverse, quali Lanternari, de Martino, J. e Je. Comaroff, Mbembe

Esorcizzare la sospensione. LA gestione religiosa della condizione migratoria in una chiesa pentecostale eritrea a Roma / Costantini, O. - In: L'UOMO. - ISSN 1125-5862. - 2:(2018), pp. 7-34.

Esorcizzare la sospensione. LA gestione religiosa della condizione migratoria in una chiesa pentecostale eritrea a Roma

Costantini O
2018

Abstract

This paper considers the role of Pentecostal Spirituality among contemporary Eritrean communities in Rome (Italy), taking as its case study the main Eritrean Pentecostal Church. The analysis centers upon a ritual of collective exorcism performed in the above mentioned church, which aims at casting out an evil spirit. This spirit blamed by Eritrean Refugees for their obsession with material problems, such as unemployment and safe housing, as well as with obstacles to their border crossing. Eritrean Refugees became stuck in Italy because of the so-called “Dublin System”, which did not allow them to move to Northern-European countries, where they had initially planned to realize the life pattern imagined before the departure and during the journey. The paper explores the peculiar position occupied by the contemporary Eritrean Diaspora: while disconnected from the political horizons of Eritrean revolutionary nationalism, they struggle to fit into global horizons of values and expectations because of their marginal structural position. Suspended between these two worlds, their condition evokes a “crisis of the presence”, irremediably linked to issues of agentivity: on the one hand, a cultural horizon – Eritrean revolutionary nationalism – within which action is oriented towards objectives they do not share anymore; on the other hand, new pattern of expectations in which the objectives are shared but at the same time are out of reach, due to their position within the global order, which “structures” their capacity to act through laws, borders and power relationships. In this sense, Pentecostal exorcism is here understood as a form of symbolic redemption, whose effectiveness should be analyzed in the context of an existential crisis. The analysis is set against a theoretical backdrop provided by authors such as Lanternari, de Martino, John and Jean Comaroff, Ardener, Mbembe.
2018
Questo lavoro analizza i molteplici aspetti di un esorcismo collettivo in una chiesa pentecostale di rifugiati Eritrei a Roma, in cui viene evocato un demone che li costringerebbe a pensare ossessivamente alla mancanza di lavoro, di sicurezze abitative e della possibilità di attraversare i confini. I rifugiati Eritrei, a causa del cosiddetto Sistema Dublino, si ritrovavano in Italia senza possibilità di raggiungere i paesi del Nord, dove poter realizzare un modello di vita immaginato prima della partenza e durante il viaggio. Il lavoro esplora la condizione storica degli Eritrei che, abbandonato il nazionalismo rivoluzionario eritreo, provano ad agganciarsi ad un nuovo orizzonte di aspettative, senza potervisi completamente radicare a causa della posizione nella struttura sociale. Sospesi tra questi due orizzonti, la loro condizione appare come una “crisi della presenza” legata all’agire: da un lato, un orizzonte culturale, il nazionalismo rivoluzionario eritreo, in cui l’agire è orientato ad obiettivi che non si condividono più, mentre in diaspora si aderisce ad un modello di aspettative – basato sull’accesso ai consumi, il successo personale, un determinato concetto di diritto – del quale si condividono gli obiettivi tuttavia impossibili da raggiungere con il proprio agire, perché di mezzo vi è la struttura sociale, con i suoi rapporti di potere, le sue delimitazione dell’azione e soprattutto con la sua forte diseguaglianza nella distribuzione delle possibilità di accesso al reddito. In questo senso l’esorcismo pentecostale viene interpretato come un meccanismo di risoluzione simbolica di questa particolare crisi. L’analisi si inserirà in una cornice teorica che fa dialogare autori di scuole ed epoche diverse, quali Lanternari, de Martino, J. e Je. Comaroff, Mbembe
Eritrea; migrazione; aspettative
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Esorcizzare la sospensione. LA gestione religiosa della condizione migratoria in una chiesa pentecostale eritrea a Roma / Costantini, O. - In: L'UOMO. - ISSN 1125-5862. - 2:(2018), pp. 7-34.
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