What is defined as “sickness” is often the result of a negotiation involving relationships between groups, institutions and individuals who have different social roles and status. Medical anthropology and etnopsychiatry have underlined, among the other things, the links between the definition, the cure and diagnosis and the wider social order. The purpose of this paper is to analyze this negotiation and the contrasts around mental illness in the case of an Eritrean Pentecostal asylum seeker. Political asylum nowadays is strictly connected with the “story”, narrated by the asylum seeker, whose credibility is seen with suspicion by the commissions. Often psychiatric diagnoses, that prove the “trauma”, are used instead of these valuations. The analysis of this case should throw light on the complexity of migratory experiences, in opposition to the reductionism of psychiatric categories. This comes to light because the asylum seeker rejects the stigma of “traumatized/mental illness” caused by the use, also tactical, of these categories by the psychologist following his case. The analysis will be done on an individual case putting in evidence how the matter of the therapeutic meeting goes beyond the disease itself, and how the Pentecostal language comes to be used in order to reject the attribution of a mental problem.

Ciò che viene definito come “malattia” è spesso frutto di una negoziazione che coinvolge relazioni tra gruppi, istituzioni e singoli con diversi posizionamenti sociali. L’antropologia medica e l’etnopsichiatria hanno contribuito, tra le altre cose, ad evidenziare i collegamenti della definizione, la cura, e la diagnosi della malattia con il più ampio ordine sociale. Scopo di questo lavoro è di analizzare la negoziazione e i contrasti intorno alla malattia mentale nel caso di un richiedente asilo eritreo di fede pentecostale. L’asilo politico è oggi strettamente legato alla “storia” narrata dal richiedente, la cui credibilità è valutata con sospetto dalle commissioni. Spesso a questa valutazione si accompagnano le perizie psichiatriche che accertano i “traumi” subiti. L’analisi del caso vuole invece mettere in luce la complessità delle esperienze migratorie, in contrasto con il riduzionismo delle categorie psicoanalitiche, evidenziando il tentativo del richiedente di sottrarsi allo stigma del “traumatizzato/malato mentale” causato dall’uso, seppure tattico, di queste categorie da parte della psicologa che segue il suo caso. L’analisi sarà condotta su un caso individuale mettendo in luce come la posta in gioco nell’incontro terapeutico vada oltre la malattia stessa, e come il linguaggio pentecostale venga usato per rifiutare l’attribuzione di un disturbo mentale.

“I have not mental problems: I believe in Jesus Christ”. Malattia mentale, certificati e status di rifugiato: il caso di un richiedente asilo eritreo pentecostale / Costantini, O. - In: AM. - ISSN 1593-2737. - 37-38:(2015), pp. 357-374.

“I have not mental problems: I believe in Jesus Christ”. Malattia mentale, certificati e status di rifugiato: il caso di un richiedente asilo eritreo pentecostale.

Costantini O
2015

Abstract

What is defined as “sickness” is often the result of a negotiation involving relationships between groups, institutions and individuals who have different social roles and status. Medical anthropology and etnopsychiatry have underlined, among the other things, the links between the definition, the cure and diagnosis and the wider social order. The purpose of this paper is to analyze this negotiation and the contrasts around mental illness in the case of an Eritrean Pentecostal asylum seeker. Political asylum nowadays is strictly connected with the “story”, narrated by the asylum seeker, whose credibility is seen with suspicion by the commissions. Often psychiatric diagnoses, that prove the “trauma”, are used instead of these valuations. The analysis of this case should throw light on the complexity of migratory experiences, in opposition to the reductionism of psychiatric categories. This comes to light because the asylum seeker rejects the stigma of “traumatized/mental illness” caused by the use, also tactical, of these categories by the psychologist following his case. The analysis will be done on an individual case putting in evidence how the matter of the therapeutic meeting goes beyond the disease itself, and how the Pentecostal language comes to be used in order to reject the attribution of a mental problem.
2015
Ciò che viene definito come “malattia” è spesso frutto di una negoziazione che coinvolge relazioni tra gruppi, istituzioni e singoli con diversi posizionamenti sociali. L’antropologia medica e l’etnopsichiatria hanno contribuito, tra le altre cose, ad evidenziare i collegamenti della definizione, la cura, e la diagnosi della malattia con il più ampio ordine sociale. Scopo di questo lavoro è di analizzare la negoziazione e i contrasti intorno alla malattia mentale nel caso di un richiedente asilo eritreo di fede pentecostale. L’asilo politico è oggi strettamente legato alla “storia” narrata dal richiedente, la cui credibilità è valutata con sospetto dalle commissioni. Spesso a questa valutazione si accompagnano le perizie psichiatriche che accertano i “traumi” subiti. L’analisi del caso vuole invece mettere in luce la complessità delle esperienze migratorie, in contrasto con il riduzionismo delle categorie psicoanalitiche, evidenziando il tentativo del richiedente di sottrarsi allo stigma del “traumatizzato/malato mentale” causato dall’uso, seppure tattico, di queste categorie da parte della psicologa che segue il suo caso. L’analisi sarà condotta su un caso individuale mettendo in luce come la posta in gioco nell’incontro terapeutico vada oltre la malattia stessa, e come il linguaggio pentecostale venga usato per rifiutare l’attribuzione di un disturbo mentale.
rifugiati, Eritrea, trauma, pentecostalismo, dimensione sociale della malattia; Refugees, Eritrea, trauma, Pentecostalism, social space of the sickness; Réfugiés, Eritrea, traumatisme, pentecôtisme, espace social de la maladie
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
“I have not mental problems: I believe in Jesus Christ”. Malattia mentale, certificati e status di rifugiato: il caso di un richiedente asilo eritreo pentecostale / Costantini, O. - In: AM. - ISSN 1593-2737. - 37-38:(2015), pp. 357-374.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1652847
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact