La presente ricerca propone un dialogo (diretto e indiretto) tra le dottrine di Fichte e Reinhold a partire dal 1799 fino al 1805, intervallo di tempo in cui si assiste alla definitiva interruzione dei rapporti filosofici e personali tra i due, con lo scopo di mettere in evidenza come il realismo razionale di Reinhold continui a giocare un ruolo importante nella rielabolazione fichtiana della dottrina della scienza (in particolare in WL 1804-II e WL 1805). Il fil rouge della ricerca è l'analisi delle due dottrine in relazione al principio del sapere filosofico e alla delimitazione insieme teoretica e pratica della conoscenza, delimitazione che ho deciso di designare con il termine fine nella sua duplice denotazione di limite e scopo. La tesi si divide in due parti. La prima parte è storica e prende le mosse dall’Atheismusstreit del 1799 (capitolo primo): Forberg e Fichte, a seguito della pubblicazione di due saggi sull’ottavo numero del «Philosophisches Journal» (1798) furono accusati di ateismo e Fichte fu allontanato dalla cattedra jenese che occupava dal 1794. L’Atheismusstreit per Reinhold, che due anni prima aveva accolto quasi senza riserve la fichtiana dottrina della scienza, costituisce l’occasione per rimettere in questione il punto di vista trascendentale. Reinhold, in linea con le critiche mosse a Fichte da Jacobi nel "Sendschreiben an Fichte" – a cui è dedicato un paragrafo – negli scritti con i quali interviene nella disputa sull’ateismo ("Ueber die Paradoxien der neusten Philosophie" e "Sendschreiben an J. K. Lavater und J. G. Fichte über den Glauben an Gott") orienta la sua ricerca verso quella che la critica ha rinominato "Zwischenposition", una posizione di mezzo, per l’appunto, tra la speculazione par excellence à la Fichte e la particolare “Unphilosophie” jacobiana. Il 1799 è anche l’anno della prima apparizione alla fiera di San Michele dell’opera di Bardili, il "Grundriss der ersten Logik", che verrà poi pubblicata nell’anno successivo. Questo scritto rappresenta la “causa scatenante” dell’ufficiale divorzio filosofico tra Reinhold e Fichte. L’aperta polemica tra i due infatti scaturì dalle differenti interpretazioni della proposta bardiliana di una nuova logica-ontologia che fosse oggettiva e che avesse come principio razionale la legge d’identità fra pensiero ed essere.La trattazione del "Grundriss" di Bardili è funzionale alla messa in rilievo dei nuclei concettuali ripresi nello sviluppo, per nulla pedissequo e acritico, del realismo da Reinhold nei sei quaderni dei "Beyträge zur leichtern Übersicht des Zustandes der Philosophie beym Anfange des 19. Jahrhunderts". L’adesione reinholdiana al realismo è accompagnata da un atteggiamento fortemente critico nei confronti della filosofia trascendentale, considerata una filosofia del tutto astratta e metodologicamente fallace perché elaborata a partire dalla soggettività del filosofo, una Philodoxie, una filosofia dell’apparenza (Scheinlehre), alla quale Reinhold contrappone una Erscheinungslehre, una dottrina della manifestazione di Dio che prevede lo studio della realtà a partire dall’applicazione (Anwendung) del pensiero originario (il bardiliano Denken als Denken che Reinhold identifica con l’Urwahres, vero originario). La seconda parte della tesi è di natura teoretico-pratica e costituisce il cuore dell’indagine: in essa vengono evidenziati i concetti fondamentali della filosofia di Fichte a partire dal 1800 fino al 1805, attraverso una specifica metodologia di indagine che, con Fichte e oltre Fichte, ho chiamato “storico-genetica”. Tale metodologia viene resa esplicita in un paragrafo di snodo tra prima e seconda parte (trait d’union – istruttoria sulla metodologia d’indagine) e viene attuata con lo scopo di rintracciare gli elementi del realismo razionale – nella prima parte accennati e nella seconda ripresi e, ove necessario, ulteriormente approfonditi – che hanno avuto una decisiva influenza sulla riflessione fichtiana negli anni in questione. In breve, i nodi concettuali alla base della prima philosophia fichtiana vengono intrecciati con quelli del realismo razionale di Reinhold, creando, ove possibile, un dialogo diretto e, ove non esplicito, un confronto indiretto. Nel primo capitolo (sul principio del sapere) viene istituito un confronto tra l’Urwahres di Reinhold e l’assoluto di Fichte e tra idealismo e realismo, prendendo in considerazione le critiche fichtiane verso la filosofia di Reinhold e Bardili e quella di Schelling. Nel secondo capitolo di questa parte (sulla fine del sapere) viene analizzata la natura fenomenologica che assume il sapere in entrambe le prospettive, attraverso l'approfondimento della Bildlehre fichtiana e dell'"analisi" filosofica del realismo reinholdiano. Lo scopo è chiarire che, con strumenti e metodologie differenti, le prospettive di Reinhold e Fichte non ammettono la possibilità di “racchiudere” l’essere originario in un mero concetto. L’ultimo capitolo (sul fine del sapere) si concentra sul primato del carattere pratico della filosofia. Qui viene approfondito il rapporto tra filosofia e vita, al fine di chiarire qual è il ruolo del “filosofo di mestiere” (Reinhold) o Wissenchaftslehrer (Fichte) nel suo tentativo di rispondere alle domande della coscienza comune. In questa cornice viene affrontato il tema della fede (Glaube) all’interno della conoscenza filosofica, questione che attraversa il lavoro sin dall’inizio. Viene inoltre chiarito il significato della libertà intesa come libertà reale, pratica, e quindi non pienamente oggettivabile nel sapere in cui diventa un concetto astratto, “impersonale”. Confrontando le riflessioni che Reinhold espone nei "Beyträge" con il Sollen della dottrina trascendentale, viene infine messo in luce come per entrambi gli autori lo scopo della filosofia si identifichi con un agire libero. Con il supporto della letteratura critica disponibile, viene all’occorrenza volto lo sguardo a momenti precedenti e/o successivi agli anni di riferimento della ricerca, con l’intento di evidenziare la continuità delle riflessioni filosofiche di entrambi gli autori, nonostante la presenza di alcune variazioni terminologiche e la possibilità di rintracciare “fasi” all’interno del loro pensiero.

Principio e fine del sapere. Fichte e il realismo razionale di Reinhold (1799-1805) / Tarli, Simone. - (2022 Aug 31).

Principio e fine del sapere. Fichte e il realismo razionale di Reinhold (1799-1805)

TARLI, SIMONE
31/08/2022

Abstract

La presente ricerca propone un dialogo (diretto e indiretto) tra le dottrine di Fichte e Reinhold a partire dal 1799 fino al 1805, intervallo di tempo in cui si assiste alla definitiva interruzione dei rapporti filosofici e personali tra i due, con lo scopo di mettere in evidenza come il realismo razionale di Reinhold continui a giocare un ruolo importante nella rielabolazione fichtiana della dottrina della scienza (in particolare in WL 1804-II e WL 1805). Il fil rouge della ricerca è l'analisi delle due dottrine in relazione al principio del sapere filosofico e alla delimitazione insieme teoretica e pratica della conoscenza, delimitazione che ho deciso di designare con il termine fine nella sua duplice denotazione di limite e scopo. La tesi si divide in due parti. La prima parte è storica e prende le mosse dall’Atheismusstreit del 1799 (capitolo primo): Forberg e Fichte, a seguito della pubblicazione di due saggi sull’ottavo numero del «Philosophisches Journal» (1798) furono accusati di ateismo e Fichte fu allontanato dalla cattedra jenese che occupava dal 1794. L’Atheismusstreit per Reinhold, che due anni prima aveva accolto quasi senza riserve la fichtiana dottrina della scienza, costituisce l’occasione per rimettere in questione il punto di vista trascendentale. Reinhold, in linea con le critiche mosse a Fichte da Jacobi nel "Sendschreiben an Fichte" – a cui è dedicato un paragrafo – negli scritti con i quali interviene nella disputa sull’ateismo ("Ueber die Paradoxien der neusten Philosophie" e "Sendschreiben an J. K. Lavater und J. G. Fichte über den Glauben an Gott") orienta la sua ricerca verso quella che la critica ha rinominato "Zwischenposition", una posizione di mezzo, per l’appunto, tra la speculazione par excellence à la Fichte e la particolare “Unphilosophie” jacobiana. Il 1799 è anche l’anno della prima apparizione alla fiera di San Michele dell’opera di Bardili, il "Grundriss der ersten Logik", che verrà poi pubblicata nell’anno successivo. Questo scritto rappresenta la “causa scatenante” dell’ufficiale divorzio filosofico tra Reinhold e Fichte. L’aperta polemica tra i due infatti scaturì dalle differenti interpretazioni della proposta bardiliana di una nuova logica-ontologia che fosse oggettiva e che avesse come principio razionale la legge d’identità fra pensiero ed essere.La trattazione del "Grundriss" di Bardili è funzionale alla messa in rilievo dei nuclei concettuali ripresi nello sviluppo, per nulla pedissequo e acritico, del realismo da Reinhold nei sei quaderni dei "Beyträge zur leichtern Übersicht des Zustandes der Philosophie beym Anfange des 19. Jahrhunderts". L’adesione reinholdiana al realismo è accompagnata da un atteggiamento fortemente critico nei confronti della filosofia trascendentale, considerata una filosofia del tutto astratta e metodologicamente fallace perché elaborata a partire dalla soggettività del filosofo, una Philodoxie, una filosofia dell’apparenza (Scheinlehre), alla quale Reinhold contrappone una Erscheinungslehre, una dottrina della manifestazione di Dio che prevede lo studio della realtà a partire dall’applicazione (Anwendung) del pensiero originario (il bardiliano Denken als Denken che Reinhold identifica con l’Urwahres, vero originario). La seconda parte della tesi è di natura teoretico-pratica e costituisce il cuore dell’indagine: in essa vengono evidenziati i concetti fondamentali della filosofia di Fichte a partire dal 1800 fino al 1805, attraverso una specifica metodologia di indagine che, con Fichte e oltre Fichte, ho chiamato “storico-genetica”. Tale metodologia viene resa esplicita in un paragrafo di snodo tra prima e seconda parte (trait d’union – istruttoria sulla metodologia d’indagine) e viene attuata con lo scopo di rintracciare gli elementi del realismo razionale – nella prima parte accennati e nella seconda ripresi e, ove necessario, ulteriormente approfonditi – che hanno avuto una decisiva influenza sulla riflessione fichtiana negli anni in questione. In breve, i nodi concettuali alla base della prima philosophia fichtiana vengono intrecciati con quelli del realismo razionale di Reinhold, creando, ove possibile, un dialogo diretto e, ove non esplicito, un confronto indiretto. Nel primo capitolo (sul principio del sapere) viene istituito un confronto tra l’Urwahres di Reinhold e l’assoluto di Fichte e tra idealismo e realismo, prendendo in considerazione le critiche fichtiane verso la filosofia di Reinhold e Bardili e quella di Schelling. Nel secondo capitolo di questa parte (sulla fine del sapere) viene analizzata la natura fenomenologica che assume il sapere in entrambe le prospettive, attraverso l'approfondimento della Bildlehre fichtiana e dell'"analisi" filosofica del realismo reinholdiano. Lo scopo è chiarire che, con strumenti e metodologie differenti, le prospettive di Reinhold e Fichte non ammettono la possibilità di “racchiudere” l’essere originario in un mero concetto. L’ultimo capitolo (sul fine del sapere) si concentra sul primato del carattere pratico della filosofia. Qui viene approfondito il rapporto tra filosofia e vita, al fine di chiarire qual è il ruolo del “filosofo di mestiere” (Reinhold) o Wissenchaftslehrer (Fichte) nel suo tentativo di rispondere alle domande della coscienza comune. In questa cornice viene affrontato il tema della fede (Glaube) all’interno della conoscenza filosofica, questione che attraversa il lavoro sin dall’inizio. Viene inoltre chiarito il significato della libertà intesa come libertà reale, pratica, e quindi non pienamente oggettivabile nel sapere in cui diventa un concetto astratto, “impersonale”. Confrontando le riflessioni che Reinhold espone nei "Beyträge" con il Sollen della dottrina trascendentale, viene infine messo in luce come per entrambi gli autori lo scopo della filosofia si identifichi con un agire libero. Con il supporto della letteratura critica disponibile, viene all’occorrenza volto lo sguardo a momenti precedenti e/o successivi agli anni di riferimento della ricerca, con l’intento di evidenziare la continuità delle riflessioni filosofiche di entrambi gli autori, nonostante la presenza di alcune variazioni terminologiche e la possibilità di rintracciare “fasi” all’interno del loro pensiero.
31-ago-2022
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Note: Simone Tarli_Principio e fine del sapere. Fichte e il realismo razionale di Reinhold (1799-1805)
Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1651213
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