Realizzato a cavallo fra Settecento e Ottocento su interessamento di papa Pio VI Braschi (1775-1799) e con la consulenza dell’architetto in capo della Congregazione del Buon Governo Virginio Bracci (1738-1815), il cosiddetto ponte a «Botte d’Italia» presso il comune umbro di Scheggia fu una delle poche «grandi operazioni, che riconoscer si possa dell’Umana intelligenza» condotte a termine nell’ultimo Ancien Régime. Ben presto però difetti costruttivi, legati tanto alla scarsa qualità dei materiali quanto a qualche im-precisione progettuale, imposero un repentino intervento di salvaguardia. Ciò sollevò alcune perplessità sui meriti del suo ideatore e promotore, l’impresario Giuseppe Fabbri (?-1813). Inoltre, una diffusa di-scordanza a livello locale rese ardua la comprensione delle reali necessità del manufatto. Fortunatamen-te, l’accorta gestione che del suo riattamento ne ebbe Pietro Bracci (1779-1839) – figlio di Virginio e suo successore nella mansione di architetto camerale – consentì di risolvere con successo la ristruttura-zione entro la seconda decade del XIX secolo. Il presente contributo si prefigge di trattare nel merito alcune questioni legate direttamente e indiret-tamente all’edificazione e consolidamento del ponte della Scheggia, completando il quadro delle notizie relative alla vicenda per tramite di nuove numerose testimonianze conservate presso l’archivio di Stato di Roma.
Precisazioni documentarie sul risarcimento ottocentesco «del Ponte a botte presso la Schieggia» / Benincampi, Iacopo; Gambuti, Emanuele. - In: BOLLETTINO DELLA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER L'UMBRIA. - ISSN 0300-4422. - CXVIII:1-2(2022), pp. 247-270.
Precisazioni documentarie sul risarcimento ottocentesco «del Ponte a botte presso la Schieggia»
Benincampi, Iacopo;Gambuti, Emanuele
2022
Abstract
Realizzato a cavallo fra Settecento e Ottocento su interessamento di papa Pio VI Braschi (1775-1799) e con la consulenza dell’architetto in capo della Congregazione del Buon Governo Virginio Bracci (1738-1815), il cosiddetto ponte a «Botte d’Italia» presso il comune umbro di Scheggia fu una delle poche «grandi operazioni, che riconoscer si possa dell’Umana intelligenza» condotte a termine nell’ultimo Ancien Régime. Ben presto però difetti costruttivi, legati tanto alla scarsa qualità dei materiali quanto a qualche im-precisione progettuale, imposero un repentino intervento di salvaguardia. Ciò sollevò alcune perplessità sui meriti del suo ideatore e promotore, l’impresario Giuseppe Fabbri (?-1813). Inoltre, una diffusa di-scordanza a livello locale rese ardua la comprensione delle reali necessità del manufatto. Fortunatamen-te, l’accorta gestione che del suo riattamento ne ebbe Pietro Bracci (1779-1839) – figlio di Virginio e suo successore nella mansione di architetto camerale – consentì di risolvere con successo la ristruttura-zione entro la seconda decade del XIX secolo. Il presente contributo si prefigge di trattare nel merito alcune questioni legate direttamente e indiret-tamente all’edificazione e consolidamento del ponte della Scheggia, completando il quadro delle notizie relative alla vicenda per tramite di nuove numerose testimonianze conservate presso l’archivio di Stato di Roma.File | Dimensione | Formato | |
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