Il termine generico demenza indica un declino delle capacità cognitive sufficientemente grave da interferire, in modo significativo, sulle attività della vita quotidiana della persona che ne è affetta e risulta, in ultima istanza, in una perdita totale o parziale dell’indipendenza. L’aumento dell’aspettativa di vita e il conseguente progressivo invecchiamento della popolazione a livello mondiale hanno determinato un drammatico aumento dei tassi di prevalenza della demenza nelle fasce di età superiori ai 65 anni. Considerate le implicazioni economiche dell’imminente espansione della demenza, conseguente anche all’invecchiamento della generazione del boom demografico degli anni ’60, è evidente come gli sforzi della ricerca si siano sempre più concentrati nell’individuazione di biomasrcatori di quei processi patologici che caratterizzano la malattia. Le evidenze scientifiche dimostrano che, sebbene il declino clinico si manifesti gradualmente, la demenza rappresenta lo stadio finale e il risultato di modificazioni patologiche che si sviluppano decadi prima dell’occorrenza dei sintomi. In tal senso, riuscire a identificare i marcatori biologici propri di tali modificazioni risulta determinante per l’individuazione di una eventuale cura. Studi incoraggianti dimostrano come l’interazione tra fattori genetici, biologici e ambientali determini, nelle decadi più recenti, effetti significativi sia sullo sviluppo della demenza che sulla resilienza del cervello ai processi degenerativi che la sottendono. L’evoluzione del concetto di demenza, una più precisa caratterizzazione dei diversi stadi della malattia e la comprensione della relazione tra l’evoluzione nel tempo dei biomarcatori e i sintomi clinici risultano quindi determinanti per un eventuale progresso nella prevenzione primaria e secondaria della demenza.
Interventi non farmacologici nei pazienti affetti da demenza. Il training cognitivo e la stimolazione multimodale / Piras, Fabrizio; Natalizi, Federica. - In: LA NEUROLOGIA ITALIANA. - 2(2022), pp. 22-27.
Interventi non farmacologici nei pazienti affetti da demenza. Il training cognitivo e la stimolazione multimodale
Federica Natalizi
2022
Abstract
Il termine generico demenza indica un declino delle capacità cognitive sufficientemente grave da interferire, in modo significativo, sulle attività della vita quotidiana della persona che ne è affetta e risulta, in ultima istanza, in una perdita totale o parziale dell’indipendenza. L’aumento dell’aspettativa di vita e il conseguente progressivo invecchiamento della popolazione a livello mondiale hanno determinato un drammatico aumento dei tassi di prevalenza della demenza nelle fasce di età superiori ai 65 anni. Considerate le implicazioni economiche dell’imminente espansione della demenza, conseguente anche all’invecchiamento della generazione del boom demografico degli anni ’60, è evidente come gli sforzi della ricerca si siano sempre più concentrati nell’individuazione di biomasrcatori di quei processi patologici che caratterizzano la malattia. Le evidenze scientifiche dimostrano che, sebbene il declino clinico si manifesti gradualmente, la demenza rappresenta lo stadio finale e il risultato di modificazioni patologiche che si sviluppano decadi prima dell’occorrenza dei sintomi. In tal senso, riuscire a identificare i marcatori biologici propri di tali modificazioni risulta determinante per l’individuazione di una eventuale cura. Studi incoraggianti dimostrano come l’interazione tra fattori genetici, biologici e ambientali determini, nelle decadi più recenti, effetti significativi sia sullo sviluppo della demenza che sulla resilienza del cervello ai processi degenerativi che la sottendono. L’evoluzione del concetto di demenza, una più precisa caratterizzazione dei diversi stadi della malattia e la comprensione della relazione tra l’evoluzione nel tempo dei biomarcatori e i sintomi clinici risultano quindi determinanti per un eventuale progresso nella prevenzione primaria e secondaria della demenza.File | Dimensione | Formato | |
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