Negli anni sono stati pubblicati numerosi studi scientifici sulle conseguenze del fumo sulla salute, mentre sono pochi quelli che analizzano l’impatto ambientale del tabacco, come il consumo d’acqua, la deforestazione, l’inquinamento da pesticidi e i rifiuti. Il tabacco deve essere considerato come una minaccia importante nella lotta al cambiamento climatico. L’obiettivo di questa revisione è portare all’attenzione del mondo scientifico un argomento di grande attualità e poco considerato. La ricerca è stata effettuata sulle banche dati Pubmed, Scopus e Web of Science, tramite una stringa contenente parole chiave riguardanti cambiamento climatico e fumo di sigaretta/e-cigarette/prodotti a tabacco riscaldato (HTPs). Sono stati considerati tutti i tipi di studio, senza filtro sulla lingua o sul periodo temporale. La ricerca ha prodotto 1584 articoli che, dopo l’eliminazione dei doppioni e degli articoli non pertinenti tramite la valutazione di titolo e abstract, ha portato a valutare 17 full-text, cui si sono aggiunti altri 5 full-text a seguito di ricerche esterne alla stringa. Dopo la lettura dei full-text si è giunti ad una selezione finale di 15 articoli inclusi nella revisione sistematica. Dall’analisi preliminare degli studi è emersa una sostanziale disomogeneità nei dati riportati e una difficoltà nel reperire dati quantitativi, in particolar modo in riferimento ai HTPs e alle e-cigarette, che non fossero forniti da Big Tobacco. Nello specifico Philip Morris International e British American Tobacco riferiscono di aver ridotto le loro emissioni rispettivamente del 24% (2010-2015) e 47% (2000-2019), senza tuttavia riportare i dati su cui si basano queste valutazioni. Nonostante ciò, ad oggi si stima che l’industria del tabacco produca ogni anno 16 milioni di tonnellate di CO2 e il 5% delle emissioni mondiali di gas serra. Ogni anno vengono abbattuti 600 milioni di alberi per produrre sigarette. Considerando solo i rifiuti post-consumo, i filtri buttati sono passati da 175.000 a 766.000 tonnellate dal 2015 al 2020, mentre il packaging produce 2 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, più di quelli derivanti dalle bottiglie di plastica (1,8 milioni di tonnellate all’anno). I dati raccolti finora, già preoccupanti, rappresentano una probabile sottostima del problema, implicando la necessità di ulteriori studi scientifici sul tema, anche ai fini di una corretta valutazione dell’impatto ambientale dell’industria del tabacco, che è nota per operazioni di greenwashing. Come il tabagismo viene considerato un’emergenza sanitaria, dovremmo considerare le conseguenze della produzione di tabacco un’emergenza ambientale.
CAMBIAMENTO CLIMATICO E TABACCO: UNA REVISIONE SISTEMATICA DELL’IMPATTO AMBIENTALE DELLA PIÙ GRANDE DIPENDENZA AL MONDO / Antinozzi, M.; Ferrari, C.; Donato, M. A.; Mondera, F.; Cattaruzza, M. S.. - (2022). (Intervento presentato al convegno LA SANITÀ PUBBLICA NEL POST COVID OCCASIONI DI RILANCIO PER UNA PREVENZIONE INTEGRATA tenutosi a Lecce).
CAMBIAMENTO CLIMATICO E TABACCO: UNA REVISIONE SISTEMATICA DELL’IMPATTO AMBIENTALE DELLA PIÙ GRANDE DIPENDENZA AL MONDO
Antinozzi M.;Ferrari C.;Donato M. A.;Mondera F.;Cattaruzza M. S.
2022
Abstract
Negli anni sono stati pubblicati numerosi studi scientifici sulle conseguenze del fumo sulla salute, mentre sono pochi quelli che analizzano l’impatto ambientale del tabacco, come il consumo d’acqua, la deforestazione, l’inquinamento da pesticidi e i rifiuti. Il tabacco deve essere considerato come una minaccia importante nella lotta al cambiamento climatico. L’obiettivo di questa revisione è portare all’attenzione del mondo scientifico un argomento di grande attualità e poco considerato. La ricerca è stata effettuata sulle banche dati Pubmed, Scopus e Web of Science, tramite una stringa contenente parole chiave riguardanti cambiamento climatico e fumo di sigaretta/e-cigarette/prodotti a tabacco riscaldato (HTPs). Sono stati considerati tutti i tipi di studio, senza filtro sulla lingua o sul periodo temporale. La ricerca ha prodotto 1584 articoli che, dopo l’eliminazione dei doppioni e degli articoli non pertinenti tramite la valutazione di titolo e abstract, ha portato a valutare 17 full-text, cui si sono aggiunti altri 5 full-text a seguito di ricerche esterne alla stringa. Dopo la lettura dei full-text si è giunti ad una selezione finale di 15 articoli inclusi nella revisione sistematica. Dall’analisi preliminare degli studi è emersa una sostanziale disomogeneità nei dati riportati e una difficoltà nel reperire dati quantitativi, in particolar modo in riferimento ai HTPs e alle e-cigarette, che non fossero forniti da Big Tobacco. Nello specifico Philip Morris International e British American Tobacco riferiscono di aver ridotto le loro emissioni rispettivamente del 24% (2010-2015) e 47% (2000-2019), senza tuttavia riportare i dati su cui si basano queste valutazioni. Nonostante ciò, ad oggi si stima che l’industria del tabacco produca ogni anno 16 milioni di tonnellate di CO2 e il 5% delle emissioni mondiali di gas serra. Ogni anno vengono abbattuti 600 milioni di alberi per produrre sigarette. Considerando solo i rifiuti post-consumo, i filtri buttati sono passati da 175.000 a 766.000 tonnellate dal 2015 al 2020, mentre il packaging produce 2 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, più di quelli derivanti dalle bottiglie di plastica (1,8 milioni di tonnellate all’anno). I dati raccolti finora, già preoccupanti, rappresentano una probabile sottostima del problema, implicando la necessità di ulteriori studi scientifici sul tema, anche ai fini di una corretta valutazione dell’impatto ambientale dell’industria del tabacco, che è nota per operazioni di greenwashing. Come il tabagismo viene considerato un’emergenza sanitaria, dovremmo considerare le conseguenze della produzione di tabacco un’emergenza ambientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.