Intento dell’autore sarebbe qui ampliare al massimo il concetto di lieu de mémoire mutuato da Pierre Nora per riferirlo anche alla memoria individuale degli studiosi (e nella fattispecie degli slavisti) della vecchia generazione. La tesi, banale fino al limite del lapalissiano, è insomma che, se ogni archivio può essere considerato “un luogo di memoria su uomini e donne della scienza e della cultura”, cambiando l’ordine dei fattori, si potrebbe considerare gli uomini e le donne di scienza e in genere gli studiosi e gli intellettuali (nel nostro caso esemplare un Maestro della slavistica italiana) come archivi e luoghi della memoria culturale. L’articolo, anche sulla base concreta di una video-intervista a Sante Graciotti, nato a Osimo nel 1923 (cfr. “Amare quello che si fa e fare quello che si ama”, https://www.youtube.com/watch?v=M7zBYE3YN2E), aspira pertanto a presentare un particolare caso di studio (la microstoria ed egostoria dello studioso) che, debitamente adattato alle diverse situazioni, potrebbe forse costituire un modello operativo per una possibile raccolta di quelli che si potrebbero chiamare “i luoghi personali della memoria” slavistica.
Imagines Agentes: The ‘Old Professor’ as Archive and Place of Memory, or Sante Graciotti and ‘Celeste Zofia’ / Marinelli, Luigi. - In: ROMÀNIA ORIENTALE. - ISSN 1121-4015. - 34:2021(2021), pp. 149-176.
Imagines Agentes: The ‘Old Professor’ as Archive and Place of Memory, or Sante Graciotti and ‘Celeste Zofia’
Luigi Marinelli
2021
Abstract
Intento dell’autore sarebbe qui ampliare al massimo il concetto di lieu de mémoire mutuato da Pierre Nora per riferirlo anche alla memoria individuale degli studiosi (e nella fattispecie degli slavisti) della vecchia generazione. La tesi, banale fino al limite del lapalissiano, è insomma che, se ogni archivio può essere considerato “un luogo di memoria su uomini e donne della scienza e della cultura”, cambiando l’ordine dei fattori, si potrebbe considerare gli uomini e le donne di scienza e in genere gli studiosi e gli intellettuali (nel nostro caso esemplare un Maestro della slavistica italiana) come archivi e luoghi della memoria culturale. L’articolo, anche sulla base concreta di una video-intervista a Sante Graciotti, nato a Osimo nel 1923 (cfr. “Amare quello che si fa e fare quello che si ama”, https://www.youtube.com/watch?v=M7zBYE3YN2E), aspira pertanto a presentare un particolare caso di studio (la microstoria ed egostoria dello studioso) che, debitamente adattato alle diverse situazioni, potrebbe forse costituire un modello operativo per una possibile raccolta di quelli che si potrebbero chiamare “i luoghi personali della memoria” slavistica.File | Dimensione | Formato | |
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