Nel momento in cui si concepiva un’Italia unitaria con la conquista di Roma del 1870, negli stessi anni si consolidava un profondo dibattito sul restauro, proveniente dalle concezioni filologiche di Camillo Boito, frutto della congiunzione tra le esperienze europee di Eugene Viollet-Le-Duc e quelle di John Ruskin, che avranno la loro sintesi con il IV Congresso Nazionale degli Ingegneri e Architetti tenutosi a Roma nel 1883, ritenuto da Carlo Ceschi il fondamento della prima carta del restauro in Italia. La nascita degli Uffici Regionali per la Conservazione dei Monumenti come anche le Commissioni Conservatrici Provinciali avevano peraltro agevolato il recupero di molti edifici, soprattutto nel meridione d’Italia, in funzione del processo di identità comunitaria e municipalista, che il Governo nazionale imponeva dopo l’ammissione del Regno delle Due Sicilie e dello Stato Pontificio. In questo contesto, il recupero della Cattedrale di Nardò si trovò al centro di un accesa e annosa diatriba fra continuità e innovazione, che vide fra i principali protagonisti Giacomo Boni, un giovane e quasi anonimo Pier Olinto Armanini, allievo e collaboratore di Camillo Boito, di Giuseppe Sacconi nonché di Luca Beltrami ed un giovane ingegnere locale, il barone Antonio Tafuri di Melignano. L’intervento fu uno dei più importanti di tutta l’Italia, ed il processo evolutivo del progetto fecero un esempio per gli interventi futuri.

GIACOMO BONI E ANTONIO TAFURI PER IL PROGETTO DEL “RESTAURO” OTTOCENTESCO NELLA CATTEDRALE DI NARDÒ / DE PASCALIS, Donato Giancarlo. - In: CONFRONTI. - ISSN 2279-7920. - 13-14:(2022).

GIACOMO BONI E ANTONIO TAFURI PER IL PROGETTO DEL “RESTAURO” OTTOCENTESCO NELLA CATTEDRALE DI NARDÒ.

De Pascalis Donato Giancarlo
2022

Abstract

Nel momento in cui si concepiva un’Italia unitaria con la conquista di Roma del 1870, negli stessi anni si consolidava un profondo dibattito sul restauro, proveniente dalle concezioni filologiche di Camillo Boito, frutto della congiunzione tra le esperienze europee di Eugene Viollet-Le-Duc e quelle di John Ruskin, che avranno la loro sintesi con il IV Congresso Nazionale degli Ingegneri e Architetti tenutosi a Roma nel 1883, ritenuto da Carlo Ceschi il fondamento della prima carta del restauro in Italia. La nascita degli Uffici Regionali per la Conservazione dei Monumenti come anche le Commissioni Conservatrici Provinciali avevano peraltro agevolato il recupero di molti edifici, soprattutto nel meridione d’Italia, in funzione del processo di identità comunitaria e municipalista, che il Governo nazionale imponeva dopo l’ammissione del Regno delle Due Sicilie e dello Stato Pontificio. In questo contesto, il recupero della Cattedrale di Nardò si trovò al centro di un accesa e annosa diatriba fra continuità e innovazione, che vide fra i principali protagonisti Giacomo Boni, un giovane e quasi anonimo Pier Olinto Armanini, allievo e collaboratore di Camillo Boito, di Giuseppe Sacconi nonché di Luca Beltrami ed un giovane ingegnere locale, il barone Antonio Tafuri di Melignano. L’intervento fu uno dei più importanti di tutta l’Italia, ed il processo evolutivo del progetto fecero un esempio per gli interventi futuri.
2022
restauro ottocento - Giacomo Boni - Antonio Tafuri - ripristino - Salento - Terra d'Otranto - Cattedrale di Nardò - Nardò
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
GIACOMO BONI E ANTONIO TAFURI PER IL PROGETTO DEL “RESTAURO” OTTOCENTESCO NELLA CATTEDRALE DI NARDÒ / DE PASCALIS, Donato Giancarlo. - In: CONFRONTI. - ISSN 2279-7920. - 13-14:(2022).
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