The paper deals with the diachronic development of the infinitive in Romanesco. Primarily, the authors collect and discuss data regarding the syllabic apocope in forms such as 'cantà' “to sing”, which is a well-known feature of the dialect of Rome. The information gathered allows to clarify the origin and spread of the phenomenon. The second part of the essay focuses on the stress shifts shown by some verbs coming from the 3rd Latin class (e.g. 'mettésse' “to put himself”, 'metté' “to put”, etc.: these forms are common from the late seventeenth century onwards). The analysis leads to discuss other interesting aspects: the origin and correct synchronic interpretation of 'cantàllo' “to sing it”, 'parlàtte' “to talk to you”, etc. (infinitive + clitic); the development of the phonosyntactic doubling after oxytonic polysyllables in Rome; the fact that the treatises written by Mosè da Rieti (fifteenth century) can be regarded as a Giudeo-Romanesco source; the spread of the syllabic apocope in the infinitive forms in the whole Italoromania.

L’articolo affronta una serie di questioni fonetiche relative alla diacronia dell’infinito in romanesco. Gli autori ricostruiscono anzitutto la storia documentaria dell’apocope sillabica ('cantà' “cantare”), nota caratteristica della varietà capitolina, e sulla base dei dati raccolti offrono una spiegazione dell’insorgenza e della progressiva affermazione del tratto. Oggetto d’indagine sono, successivamente, gli esempi e l’origine dell’accentazione rizoatona negli infiniti di III classe latina ('mettésse' “mettersi”, 'metté' “mettere” e affini, forme proprie del romanesco di seconda fase). L’analisi dei due fenomeni getta luce su numerosi altri aspetti ad essi collegati: tra questi, ad esempio, l’origine e la corretta interpretazione sincronica della geminazione nelle forme romanesche 'cantàllo' “cantarlo”, 'parlàtte' “parlarti”, ecc.; lo sviluppo del raddoppiamento fonosintattico dopo polisillabo ossitono nell’Urbe; l’attribuzione al giudeo-romanesco dei trattati in volgare di Mosè da Rieti (XV secolo); la diffusione dell’apocope sillabica all’infinito nel resto dell’Italoromania.

Note sulla diacronia dell’infinito in romanesco / Faraoni, Vincenzo; Cristelli, Stefano. - In: REVUE DE LINGUISTIQUE ROMANE. - ISSN 0035-1458. - 86:(2022), pp. 95-138.

Note sulla diacronia dell’infinito in romanesco

Vincenzo Faraoni
Primo
;
2022

Abstract

The paper deals with the diachronic development of the infinitive in Romanesco. Primarily, the authors collect and discuss data regarding the syllabic apocope in forms such as 'cantà' “to sing”, which is a well-known feature of the dialect of Rome. The information gathered allows to clarify the origin and spread of the phenomenon. The second part of the essay focuses on the stress shifts shown by some verbs coming from the 3rd Latin class (e.g. 'mettésse' “to put himself”, 'metté' “to put”, etc.: these forms are common from the late seventeenth century onwards). The analysis leads to discuss other interesting aspects: the origin and correct synchronic interpretation of 'cantàllo' “to sing it”, 'parlàtte' “to talk to you”, etc. (infinitive + clitic); the development of the phonosyntactic doubling after oxytonic polysyllables in Rome; the fact that the treatises written by Mosè da Rieti (fifteenth century) can be regarded as a Giudeo-Romanesco source; the spread of the syllabic apocope in the infinitive forms in the whole Italoromania.
2022
L’articolo affronta una serie di questioni fonetiche relative alla diacronia dell’infinito in romanesco. Gli autori ricostruiscono anzitutto la storia documentaria dell’apocope sillabica ('cantà' “cantare”), nota caratteristica della varietà capitolina, e sulla base dei dati raccolti offrono una spiegazione dell’insorgenza e della progressiva affermazione del tratto. Oggetto d’indagine sono, successivamente, gli esempi e l’origine dell’accentazione rizoatona negli infiniti di III classe latina ('mettésse' “mettersi”, 'metté' “mettere” e affini, forme proprie del romanesco di seconda fase). L’analisi dei due fenomeni getta luce su numerosi altri aspetti ad essi collegati: tra questi, ad esempio, l’origine e la corretta interpretazione sincronica della geminazione nelle forme romanesche 'cantàllo' “cantarlo”, 'parlàtte' “parlarti”, ecc.; lo sviluppo del raddoppiamento fonosintattico dopo polisillabo ossitono nell’Urbe; l’attribuzione al giudeo-romanesco dei trattati in volgare di Mosè da Rieti (XV secolo); la diffusione dell’apocope sillabica all’infinito nel resto dell’Italoromania.
romanesco; infinito; infinito con enclisi; apocope sillabica; riaccentazioni; raddoppiamento fonosintattico; giudeo-romanesco
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Note sulla diacronia dell’infinito in romanesco / Faraoni, Vincenzo; Cristelli, Stefano. - In: REVUE DE LINGUISTIQUE ROMANE. - ISSN 0035-1458. - 86:(2022), pp. 95-138.
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1637017
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact