L’habitat che l’uomo si è plasmato a sua immagine e somiglianza ha assunto, nel corso dei secoli, un assetto complesso, articolato e stratificato. In questa frazione temporale, che tra le epoche geologiche va sotto il nome di antropocene, la nostra impronta sull’ecosistema globale ha un peso rilevantissimo sia per quanto riguarda gli aspetti immateriali sia in termini di caratterizzazione morfologica. Viviamo in uno spazio che è frutto dell’inclinazione dell’homo faber a costruire, la cui forma determina, condiziona, asseconda, consente, lo svolgersi della nostra vita, così come si è evoluta. Questa forma naturalmente è tante forme, è in continuo divenire ed è caratterizzata dalla sovrapposizione e ibridazione di componenti naturali date o manipolate e materiali artificiali diversi, sedimentati nel tempo. È il paesaggio, e la città ne è parte integrante. Riprendendo una locuzione che ci propone Aristotele (Politica), è il “ritratto della terra abitata”, la cui configurazione fisica è la rappresentazione plastica del nostro essere sulla terra. Per inciso, per le riflessioni che seguono, può essere di una qualche utilità ricordare che circaduemilacinquecento anni dopo, la Convenzione Europea del Paesaggio2 contiene una definizione molto simile, alla quale si aggiunge il filtro della percezione, che come vedremo, assume una rilevanza assai significativa. Come uomini non possiamo trascurare il problema della forma con il quale ci rapportiamo ogni istante. Come architetti siamo chiamati a interessarcene, intervenendo con cognizione e consapevolezza sullo spazio dell’abitare per conservare forme che riteniamo adeguate, reimmettere vecchie forme all’interno di nuovi cicli di vita, modificare forme sbagliate, non più al passo con i tempi, non più funzionali in termini prestazionali simbolici o culturali. In teoria saremmo abilitati anche a metterne in campo di nuove, ma questo è sempre più raro e, per quanto mi riguarda, è comunque un aspetto della modificazione dell’esistente.
La forma e la città / Toppetti, Fabrizio. - In: U+D URBANFORM AND DESIGN. - ISSN 2612-3754. - 16:(2021), pp. 116-121.
La forma e la città
Fabrizio Toppetti
2021
Abstract
L’habitat che l’uomo si è plasmato a sua immagine e somiglianza ha assunto, nel corso dei secoli, un assetto complesso, articolato e stratificato. In questa frazione temporale, che tra le epoche geologiche va sotto il nome di antropocene, la nostra impronta sull’ecosistema globale ha un peso rilevantissimo sia per quanto riguarda gli aspetti immateriali sia in termini di caratterizzazione morfologica. Viviamo in uno spazio che è frutto dell’inclinazione dell’homo faber a costruire, la cui forma determina, condiziona, asseconda, consente, lo svolgersi della nostra vita, così come si è evoluta. Questa forma naturalmente è tante forme, è in continuo divenire ed è caratterizzata dalla sovrapposizione e ibridazione di componenti naturali date o manipolate e materiali artificiali diversi, sedimentati nel tempo. È il paesaggio, e la città ne è parte integrante. Riprendendo una locuzione che ci propone Aristotele (Politica), è il “ritratto della terra abitata”, la cui configurazione fisica è la rappresentazione plastica del nostro essere sulla terra. Per inciso, per le riflessioni che seguono, può essere di una qualche utilità ricordare che circaduemilacinquecento anni dopo, la Convenzione Europea del Paesaggio2 contiene una definizione molto simile, alla quale si aggiunge il filtro della percezione, che come vedremo, assume una rilevanza assai significativa. Come uomini non possiamo trascurare il problema della forma con il quale ci rapportiamo ogni istante. Come architetti siamo chiamati a interessarcene, intervenendo con cognizione e consapevolezza sullo spazio dell’abitare per conservare forme che riteniamo adeguate, reimmettere vecchie forme all’interno di nuovi cicli di vita, modificare forme sbagliate, non più al passo con i tempi, non più funzionali in termini prestazionali simbolici o culturali. In teoria saremmo abilitati anche a metterne in campo di nuove, ma questo è sempre più raro e, per quanto mi riguarda, è comunque un aspetto della modificazione dell’esistente.File | Dimensione | Formato | |
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