Dostoevskij, attraverso una narrativa che sembra mantenere i personaggi in un costante stato di precarietà e di oppressione, ha la rara capacità di trasmettere al lettore un senso di prigionia, il loro essere vincolati ad una legge morale volta al bene che esonera i potenti dalla colpa e a una lex posita che rischia di perseguitare i più deboli. Nella parte iniziale della prima epistola emerge l’incontrastato rigore riservato alle regole che va da quelle fisiologiche, «non è lieta la vecchiaia», a quelle convenzionali, costituite dalla relazionalità della società del tempo fino a quelle concordate, in modo intimistico e riservato, tra Makar e Varvara («abbassate la tendina, vuol dire… è ora di dormire»). Al concetto di regola, come convenzione sociale, fa da sfondo la legge della temporalità che detta e scandisce, in modo irreversibile, gli impegni, le consuetudini, i ricordi, le speranze e che, con il suo carattere deterministico, propone al lettore un individuo annichilito dalla sua stessa fissità, portato ad un impegno sovrumano, in una lotta che sembra richiamare la tematica dell’assurdo del mito di Sisifo: la vita appare una montagna inespugnabile, il percorso appesantito dal masso delle preoccupazioni e la salita sempre più ripida.
Legge e libertà in Dostoevskij. Brevi riflessioni a partire da Povera gente / Avitabile, Luisa. - In: NOMOS. - ISSN 2279-7238. - (2022).
Legge e libertà in Dostoevskij. Brevi riflessioni a partire da Povera gente
luisa avitabile
2022
Abstract
Dostoevskij, attraverso una narrativa che sembra mantenere i personaggi in un costante stato di precarietà e di oppressione, ha la rara capacità di trasmettere al lettore un senso di prigionia, il loro essere vincolati ad una legge morale volta al bene che esonera i potenti dalla colpa e a una lex posita che rischia di perseguitare i più deboli. Nella parte iniziale della prima epistola emerge l’incontrastato rigore riservato alle regole che va da quelle fisiologiche, «non è lieta la vecchiaia», a quelle convenzionali, costituite dalla relazionalità della società del tempo fino a quelle concordate, in modo intimistico e riservato, tra Makar e Varvara («abbassate la tendina, vuol dire… è ora di dormire»). Al concetto di regola, come convenzione sociale, fa da sfondo la legge della temporalità che detta e scandisce, in modo irreversibile, gli impegni, le consuetudini, i ricordi, le speranze e che, con il suo carattere deterministico, propone al lettore un individuo annichilito dalla sua stessa fissità, portato ad un impegno sovrumano, in una lotta che sembra richiamare la tematica dell’assurdo del mito di Sisifo: la vita appare una montagna inespugnabile, il percorso appesantito dal masso delle preoccupazioni e la salita sempre più ripida.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.