A partire dagli anni Duemila, nel repertorio delle idee urbanistiche, ha preso piede la cosiddetta “urbanistica tattica”, o transitoria, un'iniziativa svolta su terreni non occupati e edifici vuoti che mira a coinvolgere la comunità circostante prima che il sito sia sviluppato (Diguet, Zeiger, Cocquière, 2020). Contrariamente alle più studiate occupazioni, queste iniziative acquisiscono il diritto legale tramite contratti con una precisa tempistica contrattuale, sovente stipulati con l’attore pubblico quale concessore dello spazio fisico per una attivazione culturale, per creare uno spazio di lavoro per imprenditori e artisti o per guidare la rivitalizzazione economica. Mentre le strategie top-down iniziano con una decisione politica e valutano nel tempo se gli obiettivi sono stati raggiunti, la pianificazione bottom-up inizia con un’analisi di tutti gli attori politici che saranno interessati da una decisione (Sabatier, 1986). Queste strategie si basano sulla capacità di costruire una networked governance (Bortel e Mullins 2009) dei progetti di rinnovamento e rigenerazione ; sulla dimensione fortemente negoziale e contrattata tra i diversi attori (Connelly et al. 2008); e sugli incastri tra variabili di struttura (i.e. modelli di capitalismo urbano, forme istituzionali, ecc.) e variabili di agency (Hay e Wincott 1998), nel corso di progetti e interventi temporanei. E’ una posizione controversa, ma parziale. Critici e studiosi contestano il ruolo dell'urbanistica temporanea e tattica nel creare cambiamenti sociali e la falsa natura dell'empowerment emancipatorio (Adisson 2017). In questo senso, i progetti culturali effimeri svaniscono mentre lo sviluppo economico rimarrebbe la priorità centrale (Hou 2020); l'immagine della creatività è messa a travestimento dello sviluppo neoliberale, che ricomincia non appena il progetto finisce (Ferreri 2015). Mentre queste osservazioni sembrano importanti, sembrano trascurare le trasformazioni dell’agency in questi esperimenti. Invece, un aspetto cruciale nelle analisi sull’urbanistica tattica nelle sue forme istituzionalizzate (e quindi nelle public policy) è relativo alla composizione delle arene locali, la rappresentazione dei diversi interessi, le narrative dei diversi attori, e la scelta dei processi negoziali nelle decisioni condivise. Appare utile concentrarsi sui meccanismi di costruzione del consenso all’interno dell’arena degli attori locali presenti nell’implementazione di politiche urbane transitorie, veicolate attraverso policy ideas (Schimdt 2008) radicate nei contesti istituzionali nei quali vengono promosse. Alcuni autori ritengono che tali arene rimangano delle architetture che funzionano per convenienza, secondo una logica strettamente strumentale: anzi è proprio questa la caratteristica più vantaggiosa dell’urbanistica tattica, mettere assieme diversi interessi, che però rimangono separati (Oswalt, Overmeyer, and Misselwitz 2013; Matoga 2019). Questo breve paper esamina natura e prossimità degli interessi degli attori nel caso dei Grands Voisins a Parigi e del Mitreo di Corviale a Roma con l’intento disuperare una lettura economicista degli effetti e strumentale studiati attraverso letteratura grigia, ricerche ad hoc, documenti istituzionali e l’ascolto di testimoni privilegiati.

Quale agency per gli esperimenti urbani? Sperimentalismo e tattiche nel Grands Voisins a Parigi e al Mitreo di Corviale a Roma / Cremaschi, M.; Lucciarini, S.. - In: SOCIOLOGIA URBANA E RURALE. - ISSN 0392-4939. - (2022).

Quale agency per gli esperimenti urbani? Sperimentalismo e tattiche nel Grands Voisins a Parigi e al Mitreo di Corviale a Roma

Lucciarini S.
2022

Abstract

A partire dagli anni Duemila, nel repertorio delle idee urbanistiche, ha preso piede la cosiddetta “urbanistica tattica”, o transitoria, un'iniziativa svolta su terreni non occupati e edifici vuoti che mira a coinvolgere la comunità circostante prima che il sito sia sviluppato (Diguet, Zeiger, Cocquière, 2020). Contrariamente alle più studiate occupazioni, queste iniziative acquisiscono il diritto legale tramite contratti con una precisa tempistica contrattuale, sovente stipulati con l’attore pubblico quale concessore dello spazio fisico per una attivazione culturale, per creare uno spazio di lavoro per imprenditori e artisti o per guidare la rivitalizzazione economica. Mentre le strategie top-down iniziano con una decisione politica e valutano nel tempo se gli obiettivi sono stati raggiunti, la pianificazione bottom-up inizia con un’analisi di tutti gli attori politici che saranno interessati da una decisione (Sabatier, 1986). Queste strategie si basano sulla capacità di costruire una networked governance (Bortel e Mullins 2009) dei progetti di rinnovamento e rigenerazione ; sulla dimensione fortemente negoziale e contrattata tra i diversi attori (Connelly et al. 2008); e sugli incastri tra variabili di struttura (i.e. modelli di capitalismo urbano, forme istituzionali, ecc.) e variabili di agency (Hay e Wincott 1998), nel corso di progetti e interventi temporanei. E’ una posizione controversa, ma parziale. Critici e studiosi contestano il ruolo dell'urbanistica temporanea e tattica nel creare cambiamenti sociali e la falsa natura dell'empowerment emancipatorio (Adisson 2017). In questo senso, i progetti culturali effimeri svaniscono mentre lo sviluppo economico rimarrebbe la priorità centrale (Hou 2020); l'immagine della creatività è messa a travestimento dello sviluppo neoliberale, che ricomincia non appena il progetto finisce (Ferreri 2015). Mentre queste osservazioni sembrano importanti, sembrano trascurare le trasformazioni dell’agency in questi esperimenti. Invece, un aspetto cruciale nelle analisi sull’urbanistica tattica nelle sue forme istituzionalizzate (e quindi nelle public policy) è relativo alla composizione delle arene locali, la rappresentazione dei diversi interessi, le narrative dei diversi attori, e la scelta dei processi negoziali nelle decisioni condivise. Appare utile concentrarsi sui meccanismi di costruzione del consenso all’interno dell’arena degli attori locali presenti nell’implementazione di politiche urbane transitorie, veicolate attraverso policy ideas (Schimdt 2008) radicate nei contesti istituzionali nei quali vengono promosse. Alcuni autori ritengono che tali arene rimangano delle architetture che funzionano per convenienza, secondo una logica strettamente strumentale: anzi è proprio questa la caratteristica più vantaggiosa dell’urbanistica tattica, mettere assieme diversi interessi, che però rimangono separati (Oswalt, Overmeyer, and Misselwitz 2013; Matoga 2019). Questo breve paper esamina natura e prossimità degli interessi degli attori nel caso dei Grands Voisins a Parigi e del Mitreo di Corviale a Roma con l’intento disuperare una lettura economicista degli effetti e strumentale studiati attraverso letteratura grigia, ricerche ad hoc, documenti istituzionali e l’ascolto di testimoni privilegiati.
2022
sperimentalismo, coproduzione, agency, temporaneità, politiche urbane
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Quale agency per gli esperimenti urbani? Sperimentalismo e tattiche nel Grands Voisins a Parigi e al Mitreo di Corviale a Roma / Cremaschi, M.; Lucciarini, S.. - In: SOCIOLOGIA URBANA E RURALE. - ISSN 0392-4939. - (2022).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1624422
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