La memoria del programma di eutanasia nazista Aktion T4, che tra il 1940 e il 1945, tra le sue diverse fasi, portò all’omicidio di circa 300.000 “vite indegne di essere vissute”, è forse ancora oggi la più problematica tra le memorie dei crimini nazisti e quella la cui elaborazione è più difficile, per la società tedesca. Basandomi sull’indagine che sto portando avanti per la mia ricerca dottorale, attraverso interviste a famiglie tedesche che hanno avuto un parente internato e ucciso in una delle cliniche del programma, ho osservato come a imbattersi in quello che esse stesse definiscono “segreto di famiglia” sia stata la generazione dei nipoti o pronipoti delle vittime, che hanno tentato di lottare contro i silenzi delle generazioni precedenti, le omissioni e talvolta anche contro la volontà di cancellare il ricordo dei parenti uccisi, per ricostruire la storia nascosta della propria famiglia. Se in alcuni casi infatti, non sono state conservate fotografie delle vittime o ne è stato cancellato il volto, in altri esse sono state addirittura ricordate con nomi diversi. La trasmissione della memoria dell’uccisione dei portatori di handicap fisici e mentali ha messo in moto dinamiche tali che rendono questo caso specifico molto diverso rispetto alla trasmissione di eredità traumatiche relative ad altri crimini nazisti. Le famiglie di queste vittime si definiscono infatti, al tempo stesso, parte di due gruppi opposti: se l’essere tedeschi li investe di quella colpa collettiva, “metafisica”, di cui parlava Karl Jaspers, l’aver avuto una vittima tra i propri famigliari gli permette di potersi schierare al fianco delle vittime del Nazismo e quasi li solleva dal peso della responsabilità tedesca. Nel mio articolo, riflettendo su questi temi, illustrerò parte dei dati raccolti fino ad ora cercando di analizzare come e con quali caratteristiche questa memoria famigliare è stata tramandata, alterata, cancellata e quello in cui il trauma ha agito nei passaggi generazionali: l’ "eredità silenziosa" che ogni generazione ha ricevuto dalla precedente, nella quale il "non detto" è stato uno strumento utile e necessario per elaborare il dolore.
Segreti di famiglia. Memoria ed eredità famigliare del programma di eutanasia nazista / Silvestri, Erika. - In: ROOTS§ROUTES. - ISSN 2039-5426. - 38:Memorie di Famiglia(2022).
Segreti di famiglia. Memoria ed eredità famigliare del programma di eutanasia nazista
Erika Silvestri
2022
Abstract
La memoria del programma di eutanasia nazista Aktion T4, che tra il 1940 e il 1945, tra le sue diverse fasi, portò all’omicidio di circa 300.000 “vite indegne di essere vissute”, è forse ancora oggi la più problematica tra le memorie dei crimini nazisti e quella la cui elaborazione è più difficile, per la società tedesca. Basandomi sull’indagine che sto portando avanti per la mia ricerca dottorale, attraverso interviste a famiglie tedesche che hanno avuto un parente internato e ucciso in una delle cliniche del programma, ho osservato come a imbattersi in quello che esse stesse definiscono “segreto di famiglia” sia stata la generazione dei nipoti o pronipoti delle vittime, che hanno tentato di lottare contro i silenzi delle generazioni precedenti, le omissioni e talvolta anche contro la volontà di cancellare il ricordo dei parenti uccisi, per ricostruire la storia nascosta della propria famiglia. Se in alcuni casi infatti, non sono state conservate fotografie delle vittime o ne è stato cancellato il volto, in altri esse sono state addirittura ricordate con nomi diversi. La trasmissione della memoria dell’uccisione dei portatori di handicap fisici e mentali ha messo in moto dinamiche tali che rendono questo caso specifico molto diverso rispetto alla trasmissione di eredità traumatiche relative ad altri crimini nazisti. Le famiglie di queste vittime si definiscono infatti, al tempo stesso, parte di due gruppi opposti: se l’essere tedeschi li investe di quella colpa collettiva, “metafisica”, di cui parlava Karl Jaspers, l’aver avuto una vittima tra i propri famigliari gli permette di potersi schierare al fianco delle vittime del Nazismo e quasi li solleva dal peso della responsabilità tedesca. Nel mio articolo, riflettendo su questi temi, illustrerò parte dei dati raccolti fino ad ora cercando di analizzare come e con quali caratteristiche questa memoria famigliare è stata tramandata, alterata, cancellata e quello in cui il trauma ha agito nei passaggi generazionali: l’ "eredità silenziosa" che ogni generazione ha ricevuto dalla precedente, nella quale il "non detto" è stato uno strumento utile e necessario per elaborare il dolore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.